Capitolo 26

1.4K 86 6
                                    

Quando apro gli occhi mi tiro subito in piedi e vedo Peter. Ha un sorriso molto sadico in viso, ma anche dolce, nei miei confronti ovviamente. Vedendo questa scena mi compare un sorriso malsano sul volto. È in questi momenti che si vede proprio che siamo fratelli.
< Come ti senti? > mi chiede lui piegando la testa lievemente a destra.
Io alzo gli occhi verso di lui con uno sguardo pieno di malvagità e volenteroso di vedere sangue:< Alla grande > dico con tonalità bassa:< Voglio vedere sangue ovunque anche su di me. Sentire urla. Vedere colli spezzati, cuori strappati e frecce che trafiggono la carne umana. Tutto questo fatto da me, naturalmente > faccio un sorriso sadico.
Non sento più nemmeno un'emozione buona. E sapete una cosa, mi sento molto meglio e più leggera soprattutto. Non me ne importa davvero di niente e di nessuno, a parte di mio fratello, ma come ha detto lui faceva parte dell'incantesimo. O magari non posso farne a meno. Visto che già le nostre menti sono legate, magari anche noi come persone lo siamo.
< Rivoglio la magia > gli dico io con decisione:< Dammela >
< Eccola qua > fa un gesto con la mano destra, sembra stia disegnando un semicerchio in aria e immediatamente mi sento invasa da una scarica elettrica che si sparpaglia per tutto il corpo. Testo i miei poteri facendo apparire nella mia mano una palla di fuoco con successo. Quanto mi sono mancati.
< E adesso? > non sono stupida. So esattamente che mi ha fatto questo per darmi una parte nel suo "gioco". A quanto pare devo fare una cosa molto brutta. Oh beh pazienza. Quando mi avrà ridato le emozioni buone mi aiuterà con i sensi di colpa. Adesso sinceramente non mi interessa niente di quello che farò o faccio.
< Ora vieni con me >
Annuisco e mi avvicino a Peter. Lui va dietro di me e mi prende per i fianchi. Iniziamo ad alzarmi dal pavimento e voliamo fuori. Non mi abituerò mai al volo, ma con mio fratello non ho nulla da temere, ad ogni modo sono immortale quindi non posso morire spiaccicata al suolo.
Atterriamo in un punto dell'isola in cui non ero mai stata. È un luogo di addestramento a quanto pare, ci sono molte armi, corde e manichini per addestrarsi. Non hanno paura che qualcuno possa prendere tutte quelle armi? E magari ribellarsi?
"Prova a toccarle"
Guardo Peter che mi sorride sfidandomi.
Ok le tocco. Subito mi ritraggo perché dalla freccia che ho sfiorato, nemmeno toccato, è partita una scarica elettrica. Ahia che male.
< Complimenti per il sistema anti saccheggio > dico molto ironica. Mi fa davvero male. Secondo me un altro al mio posto sarebbe già morto, letteralmente.
< Nessuno può toccare queste armi senza il mio permesso. Sono precauzioni > dice Peter con ovvietà.
Tanto questo non serve a niente, tutti hanno paura di lui, ci manca solo che invece di Neverland la chiamassero Peterland. Perché è questa la realtà, lui ha il controllo di tutto e tutti, d'altronde ha anche un grande potere, quello di incutere paura solo pronunciando il suo nome.
< Che ci facciamo qui? > chiedo con una punta di fastidio. Per me perdiamo tempo.
< Facile. Ti alleni > mi risponde con un ghigno.
< Cosa? > rimango scioccata < Sono già pronta, so fare tutto > ribatto scettica. Roba da non credere.
< No, non sai tutto, per esempio non sai battermi >
< Ma questa è una cosa diversa, tu sei imbattibile > affermo con fatica. È difficile da mandar giù questa cosa.
< Lo so, ma non ti devi battere con me, voglio solo mostrarti una mossa per bloccare l'avversario >
A questo punto mi compare un sorriso sul volto molto malvagio. Una nuova mossa, non potrei desiderare di meglio da mio fratello.

Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora