Storm.

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Pochi minuti più tardi la mamma di Louis si fermò davanti all'insegna di un ristorante italiano che ricordò a Louis i momenti in cui i suoi genitori lo portavano da bambino quando dovevano dirgli qualcosa di importante.
-Perché mi hai portato qui?- disse seccato Louis uscendo dalla macchina e sbattendo la portiera per chiuderla.
-È il tuo ristorante preferito...- iniziò sua madre.
-In realtà no, cioè amo il cibo e tutto, ma lo detesto. È il ristorante in cui mi portavate tu e papà quando ero bambino per dirmi qualcosa di importante solitamente cose brutte, tra parentesi- disse Louis forse un po' troppo irritato. Sapeva di non dover comportarsi così severamente con sua madre ma al momento questo era l'unico tono di voce che proveniva dalla sua bocca.
-Entriamo e ti spiego, papà è già..-
-Oh sì papà, il grandioso papà- roteò gli occhi -c'è anche Lottie?- chiese il moro.
Lottie era la sorella minore di Louis, aveva solo un paio di anni in meno di lui ma lui continuava a considerarla ancora una bambina e non perché fosse realmente così o si comportasse così ma perché sentiva di doverla proteggere un po' come si fa con i bambini.
-Sì, è andata a prenderla a scuola papà prima- rispose sua madre. -Vieni, entriamo- le sorrise a Louis.
I due entrarono dentro nel piccolo ristorante e l'odore di pasta e pizza arrivò immediatamente a Louis che se un attimo prima non voleva neanche metterci piedi lì dentro, ora stava rivalutando la cosa. Sua mamma lo portò in un tavolo in un angolo del ristorante dove vide subito sua sorella Lottie, bella come al solito e estremamente fragile, e suo padre che era sicuramente il contrario, grosso e muscoloso.
-Louis, Johannah, vi stavamo aspettando- sorrise suo padre.
-Bhe potevate anche non farlo ma grazie per il pensiero- rispose ironicamente Louis facendo ridere sua sorella.
Almeno una cosa buona, pensò.
Louis si sedette accanto alla sorella e difronte a sua madre così da non dover toccare o guardare negli occhi quell'uomo che per diciannove anni si finse suo padre.
-Vi starete chiedendo perché siamo qui e perché così all'improvviso..- iniziò Johannah -il fatto è che come ben saprete, io e vostro padre non andiamo più d'accordo ed ecco dopo tanti anni di matrimonio abbiamo deciso di prenderci una pausa- concluse.
"Prenderci una pausa" ma chi volevano prendere per il culo, pensò Louis.
-Quindi non vivrete più insieme?- chiese sua sorella.
-Ecco piccola.. è proprio così che andrà- rispose suo padre.
-Finalmente ti sei resa conto che papà ti tradisc..- iniziò il moro.
-Louis!- lo rimproverò sua madre.
-Cosa? È da anni che va avanti questa messa in scena e sono fottutamente stanco di tutto questo, ammettetelo per una buona volta! Non abbiamo più tredici anni e non ci dovete più nascondere le cose!- urlò Louis verso i suoi genitori.
-Non è il moment..- intervenne il padre.
-Brutto stronzo di merda non dirmi cosa non o è in questo momento perché sei solo un coglione che torna a casa ubriaco ogni giorno pensando di avere ancora sedici anni ma ehi, non li hai anzi hai una famiglia, dei figli, e al posto di fare il teenager con gli ormoni sballati potresti ben fare il genitore per una buona volta!- continuò ad urlare -e adesso se volete scusarmi, non voglio passare neanche un minuto in più a giocare alla famiglia felice e potete scordarvi che io torni a casa questa sera perché non voglio più metterci piede- disse e si alzò per uscire dal ristorante.
Una volta uscito corse il più velocemente possibile per una meta incognita con l'ira ancora dentro di se.

                                       - - -
-Pensi che il Liverpool vincerà anche questa partita?- chiese Noah a Harry.
-E io cosa ne so? Lo sai che non seguo molto il calcio.-
-Oggi siamo scazzati Styles? Oh aspetta lo sei da ormai la nascita- ridacchiò l'amico insieme al riccio.
Harry era seduto comodamente sul divano di casa sua insieme a Noah, il suo vero amico, a guardare la partita di calcio del Liverpool (squadra preferita di Noah) bevendo un paio di birre.
-Che fai domani sera?- gli chiese Noah.
-Stavo pensando di andare a una festa organizzata da Mikaelson, lo conosci?-
-Oh sì, wow, dicono che quel ragazzo organizzi feste da sballo.- disse Noah quasi con gli occhi a cuoricino.
-Già e sarebbe un peccato non andarci.- disse Harry.
Qualche minuto più tardi, il campanello della casa di Harry suonò e lui gratificato per non voler neanche sopportare un minuto in più a guardare delle persone che rincorrevano un pallone prendendosi a calci e insultandosi, si alzò per andare ad aprire.
Chi poteva essere? Si domandò.
Di certo quando aprì la porta non poteva mica immaginarsi una figura del genere davanti a se.

Ops. (by Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora