5. "Coso"

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Aprii l'armadio della mia stanza, dove avevo infilato disordinatamente i vestiti che mi ero portata da casa. Come ci si veste per una festa organizzata nel bel mezzo del nulla? L'avevo detto che non ero per niente preparata per affrontare quello che mi aspettava.

Analizzai ogni indumento almeno due volte prima di decidere finalmente cosa indossare. Optai per un paio di jeans skinny con degli strappi sulle ginocchia, una canottiera nera aderente con degli strass, che risaltava il mio fisico asciutto, e un paio di vans consumate dello stesso colore a cui ero particolarmente affezionata.

Quando finii di vestirmi, raggiunsi il piccolo bagno affiancato alla mia camera da letto. Mi guardai allo specchio e sobbalzai involontariamente. Stare lontano da Belle avrebbe implicato il fatto che dovevo truccarmi da sola. Non è che non mi piacesse, è solo che Belle era decisamente più brava di me in questo.

Sbuffai svogliatamente e agguantai la trousse di trucchi che mi ero portata da casa e iniziai a truccarmi. Non mi piaceva sfoggiare trucchi esagerati da star di Hollywood. Mi piaceva semplicemente calcare i miei occhi chiari con della matita nera e valorizzarne la forma con mascara ed eyliner.

Nell'esatto momento in cui posai il mascara, suonò il campanello di casa di Brian. Recuperai la pochette nera dalla camera e scesi velocemente le scale, raggiungendo il salotto.

«Dove stai andando così di corsa?» domandò Brian alle mie spalle, facendomi sobbalzare per lo spavento.

«Primo: non provare più a farmi morire di infarto. Ci sono almeno altre cento cose che voglio fare prima di morire. Secondo: fuori. Non aspettarmi, farò tardi» lo liquidai mentre raggiungevo la porta di casa. Chelsey stava continuando a suonare il campanello, come se suonarlo per tredici volte di fila facesse magicamente comparire un maggiordomo sulla soglia ad accoglierla. 

«Ciao Brian, tutto bene? Maya ed io stiamo andando alla festa al lago» gracchiò con entusiasmo Chelsey non appena aprii la porta, facendola entrare nel soggiorno.    

«Oh, ciao Chelsey! Vedo che hai conosciuto mia figlia... Certo, nessun problema, andate pure ma non fare troppo tardi Maya e stai attenta.»

Mi voltai di scatto verso Brian e lo fulminai con gli occhi. «Non ci provare nemmeno Brian, non sei credibile nei panni del genitore preoccupato. Ci si vede» gli dissi con indifferenza, mentre trascinavo Chelsey con me.

Mi sbattei la porta di casa alle spalle e la guardai con impazienza. «Andiamo?» le domandai, desiderosa di scordare momentaneamente il fatto che avrei dovuto trascorrere ben tre mesi in questo posto dimenticato da tutti.

Chelsey mi rivolse un'occhiataccia. «Perché gli hai risposto così? Infondo, non ti ha detto nulla che non direbbero anche i miei genitori.»

Ruotai gli occhi, scocciata. «Il mio rapporto con Brian non è affar tuo, Chelsey. Ora possiamo andare?»

Lei mi guardò con tristezza, come se avesse capito che cercavo di nascondere tutto il male che mi aveva fatto Brian in passato sfoggiando una versione di Maya che apparentemente non poteva più essere ferita.

«Certo... Seguimi, il lago è da questa parte» mi disse timidamente. Aveva capito che Brian era un argomento tabù per me e apprezzai il fatto che decise di non parlarne più per il breve tragitto che che facemmo per raggiungere questo mistico lago.

«Eccoci qui» urlò Chelsey senza preoccuparsi di nascondere l'entusiasmo.

Il lago era poco distante da casa di Brian, per fortuna. Quella giornata avevo camminato anche troppo per i miei gusti.

Se rimasi colpita dalla natura che mi accolse quando scesi dall'autobus, non potei fare a meno di restare abbagliata dinnanzi al panorama che si stagliava dinnanzi a me quando raggiungemmo il luogo dove si teneva la festa. Il lago effettivamente era piccolo, ma era circondato da una piccola radura con alberi di un verde brillante, cespugli fioriti e massi enormi, da cui ci si poteva tuffare.

Sulla spiaggetta erano stati posizionati dei tavoli in legno che ospitavano svariate bottiglie di alcolici, bevande analcoliche e cestini di patatine e snack. La maggior parte degli invitati era disposta attorno ad essi a bere da bicchieri in plastica rossi e a fumare sigarette.

«Wow, è decisamente meglio di come lo immaginavo...»   

Chelsey ridacchiò, divertita. «Ammettilo, da dove vieni tu feste in posti come questo te li sogni la notte» commentò facendomi l'occhiolino.

«Detesto doverlo ammettere, ma hai rag...»   

Qualcuno mi urtò con forza, facendomi cadere come un sacco di patate sulla ghiaia. E per rendere ancora più imbarazzante la mia figuraccia, mi rovesciò addosso il contenuto del bicchiere che teneva in mano prima di urtarmi.

Un gruppetto di ragazze poco distante che aveva assistito alla scena ridacchiò sguaiatamente, burlandosi di me.

«Che cazzo!» urlai, imprecando.

Il mio aggressore si inginocchiò accanto a me e mi guardò dispiaciuto. «Oh, scusami tanto... Non ti avevo proprio vista. Vieni, ti offro da bere per farmi perdonare» mi disse con gentilezza, mentre mi porgeva la mano per aiutarmi ad alzarmi.

Io gli rivolsi un'occhiata velenosa e schiaffeggiai la sua mano, preferendo rialzarmi da sola.

«Caspita, bel modo di accogliere le persone da queste parti. Grazie, ma sono perfettamente in grado di prendermi da bere da sola» gracidai acida. Ma chi diavolo si credeva di essere questo?

«Eddai, non fare così... Non l'ho fatto apposta. Non avrei mai voluto rovinarti i vestiti, anche se devo ammettere che preferisco di gran lunga così la tua canottiera» mi disse maliziosamente facendomi l'occhiolino.

«Lo vuoi un consiglio, Coso? Se queste sono le tue migliori tecniche per rimorchiare, temo che ti convenga diventare prete. Avrai sicuramente più fortuna» commentai.

Gli diedi le spalle e mi diressi verso il tavolo con le bevande alcoliche.  Avevo bisogno di ingurgitare qualcosa di forte per dimenticarmi dell'idiota che avevo appena incontrato.     

«Aspetta! Non ti ho mai visto da queste parti... Io sono Logan, e tu?»

Sbuffai sonoramente. Che altro voleva questo idiota da me? «Senti, questo drink gradirei berlo anziché indossarlo. Quindi, se non ti dispiace, teniamo le distanze.»

Chelsey mi raggiunse e si versò una birra. «Maya non preoccuparti, non si è accorto quasi nessuno di quello che è successo poco fa» disse per rassicurarmi.

«Quindi tu sei la famosa Maya Hamilton, finalmente ho il piacere di fare la tua conoscenza» mi disse Logan, porgendomi la sua mano.

Io gli sorrisi falsamente e gli strinsi la mano con tutta la forza che avevo.

«Pensa, nessuno mi aveva mai parlato di te, invece. E sai una cosa, Coso? Non mi stupisce affatto» gracchiai, acida.

Prima di voltarmi per raggiungere Chelsey, che si era allontanata di poco per salutare alcune sue amiche, gli rovesciai di proposito il contenuto del mio bicchiere di plastica sul suo giacchetto di jeans. Gesto che lo colse di sorpresa.

«Ora siamo pari, Coso» gli dissi prima di voltarmi.

«Oh, non credo proprio ragazza di città» mi rispose lui con tono di sfida.

Ma io non ci diedi peso e raggiunsi Chelsey.

***
Angolo autrice:
ciao ragazzi e bentornati!
Vi sta piacendo la mia storia? Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere.
Finalmente anche voi avete conosciuto Logan. Cosa pensate del suo personaggio?
Prossimamente avrete modo di conoscerlo meglio.
Al prossimo capitolo!

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