38. Stay strong

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Mi osservai a lungo allo specchio prima di convincermi che andasse tutto bene. Era come se una vocina dentro di me mi ripeteva in continuazione che niente era cambiato, che ero sempre la stessa persona di sempre, che nessuno, nemmeno Logan, avrebbe potuto cambiarmi in qualche maniera. Ed io ci volevo credere a quella dannata vocina, volevo confermare ogni sua minima parola e fingere che niente di quello che era accaduto avesse avuto realmente importanza per me.

Ma poi, all'improvviso, mi scontravo bruscamente con la realtà dei fatti e prendevo coscienza di come stavano realmente le cose. Nonostante lo desiderassi ardentemente, non avevo il controllo delle mie emozioni e neppure dei miei sentimenti. Non riuscivo a cancellare quel sottile ma intenso filo che mi connetteva a Logan, era impossibile. Ad essere sincera, avevo quasi paura di reciderlo. Sapere che quel legame esisteva ancora, nonostante io lo negassi, era una specie di garanzia, una strada sicura che mi avrebbe in qualche modo ricondotto al mio lato umano, se mai avessi deciso di volerlo risvegliare.

Fissai la mia immagine riflessa sulla superficie appannata dello specchio per qualche altro istante. Dai miei occhi trapelava il tormento interiore che stavo vanamente cercando di domare, ma senza ottenere il minimo successo.

«È tutto okay, Maya?» domandò esitante la voce di mio padre, mentre bussava lievi colpi alla porta del bagno, che stavo occupando già da un bel po'.

Brian era un atro tassello di quel puzzle contorto che non riuscivo a completare. Avevo cercato di mantenere le distanze da lui, perché non volevo rischiare di soffrire di nuovo, non volevo dare il potere al mio lato umano di distruggermi. Eppure, era successo esattamente il contrario di ciò che avevo progettato ed io non mi sentivo affatto pronta per affrontare la situazione che si era creata, che avevo creato a furia di prendere continuamente la decisione sbagliata.

Che cosa dovevo fare? Farlo entrare e mostrargli le mie debolezze oppure cacciarlo, come avevo cacciato chiunque avesse cercato di avvicinarsi di nuovo a me?

«Maya... mi stai facendo preoccupare. Stai bene?» insistette lui, nella speranza che io cedessi.

Soffiai all'insù, scacciando un ciuffo biondiccio di capelli dal mio viso stanco. Diedi le spalle allo specchio e aprii la porta del bagno, trovandomi davanti la sagoma massiccia di mio padre che mi fissava con aria estremamente preoccupata.

«Maya...» sussurrò lui, scorgendo il turbinio di emozioni che celavano i miei occhi, circondati da strisce violacee che testimoniavano la mia totale mancanza di sonno.

Io mi limitai a scuotere la testa energicamente, liberando i miei capelli dalla disordinata crocchia che li teneva legati fino a qualche istante prima.

Lui non attese che io parlassi o che facessi qualche altro gesto che palesasse il mio stato d'animo del momento. Si protese verso di me e mi avvolse in un abbraccio.

Una piccola parte di me voleva cacciarlo, sentiva il bisogno di non mostrarsi debole o vulnerabile davanti a lui, ma forte ed intoccabile. La stessa parte di me che non voleva avere bisogno degli altri, che sosteneva di stare bene da sola, che diffidava istintivamente di tutto e di tutti.

Ma un'altra consistente parte di me voleva farsi abbracciare da Brian, sentiva il bisogno di attaccarsi a tutti quei legami che tanto temeva la sua parte antagonista.

E nonostante quste due parti opposte coesistessero dentro di me e si facessero costantemente la guerra per prevalere, io cedetti a quella umana, a quella che desiderava il contatto con le altre persone, che ne necessitava per sopravvivere.

«Tranquilla MayMay, andrà tutto bene. Ogni cosa si risolverà, non devi temere... Non sei sola, ci sono io con te» mi sussurrò lui all'orecchio mentre mi accarezzava i capelli nel tentativo di tranquillizzarmi.

E mentre realizzai di averlo appena fatto entrare e di avergli permesso di conoscere che cosa mi stesse tormentando con tanta insistenza, decisi di credere alle sue parole. Decisi di credere che tutto si sarebbe sistemato, prima o poi, e che ne sarei uscita più forte di prima. Perché le esperienze servono anche a questo, a fortificarti.

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