20. Shared solitude

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Mi rigirai tra le lenzuola stropicciate del mio letto senza riuscire a prendere sonno. Era passato qualche giorno dalla lite tra Shawn e me e da allora non avevo più messo piede fuori casa. Praticamente, ero diventata un tutt'uno con il mio letto.

Chelsey era passata a farmi visita un paio di volte, ma avevo lasciato detto a Brian di non accogliere nessuno che mi stesse cercando. Volevo starmene per i fatti miei, avevo combinato già abbastanza casini fin troppo ravvicinati, anche per i miei standard.

Ad essere sincera, mi aspettavo almeno che Logan si facesse vivo. Dopo tutto quello che gli avevo raccontato sul mio conto, pensavo che un minimo gli interessasse. Non so di preciso cosa mi aspettassi da lui, però riusciva a capirmi senza fatica e parlare con lui stava diventando quasi piacevole, nonostante io odiassi aprirmi con gli altri.

Ma come potevo anche solo pensare che si facesse vivo dopo quello che era successo?

Lo avevo cacciato malamente dopo la lite senza neppure preoccuparmi del fatto che avessi compromesso il suo rapporto con Shawn. Ero stata davvero una stronza con lui, quindi non meritavo niente da parte sua se non indifferenza e silenzio.

Mi rigirai per l'ennesima volta sul materasso, tirando verso di me le lenzuola con forza. Sospirai pesantemente, stufa di tutta questa solitudine che mi tormentava con insistenza.

Mi alzai dal letto per raggiungere la cucina e bere un bicchiere di acqua, quando un lieve rumore attirò la mia attenzione. Qualcosa di piccolo aveva colpito la finestra della mia camera.

Non ci diedi troppa importanza, così mi incamminai nuovamente verso la porta della stanza. Probabilmente, era soltanto un ramo che aveva sbattutto contro la mia finestra per il lieve venticello che soffiava quella sera.

Accerchiai con le mani il pomello della porta, quando sentii di nuovo quel rumore ma appena più forte del precedente.

Mi fiondai verso la finestra e mi affacciai fuori, per assicurarmi che fosse tutto a posto. Fissai lo sguardo sui lunghi e pesanti rami dell'albero che si affacciava, completamente statici ed immobili.

Da dove diavolo proveniva questo rumore?

«Ehi, ragazza di città!» bofonchiò una voce in lontananza, attirando la mia attenzione.

«Coso! Che diavolo ci fai sotto casa mia alle tre della mattina?» sussurrai cercando di farmi sentire.

Logan ridacchiò e fece qualche passo per avvicinarsi. Le sue spalle erano ricoperte dalla sua solita giacchetta di jeans, proprio quella che mi aveva prestato quando mi aveva trovato durante quel misterioso attacco di panico.

«Avevo voglia di vederti.»

«Non muoverti, arrivo» gli risposi, sentendomi improvvisamente ed inspiegabilmente meglio.

Percorsi velocemente le scale, facendo attenzione a non fare rumore, e mi fiondai fuori. Logan era fermo esattamente dove l'avevo visto pochi istanti prima dalla finestra, non si era spostato di un millimetro.

Mi avvicinai a lui e non potei fare a meno di sorridere. Ero convinta che non sarebbe venuto, ero convinta che mi avrebbe lasciato spazio, come io gli avevo chiesto, anche se non era veramente quello che desideravo.

«Ti è venuta voglia di vedermi alle tre del  mattino?» domandai con aria compiaciuta.

Logan incastrò i suoi occhi chiari nei miei, facendomi mancare il respiro per qualche momento passeggero.

«Cosa c'è di così strano? Avevo voglia di vederti, ecco perché sono qui. Non mi interessa che ore siano.»  

«Logan... Mi dispiace per come sono andate le cose, non avevo intenzione di creare questo casino.» 

Logan fece un passo verso di me e mi accarezzò la guancia con delicatezza. C'era qualcosa di diverso in lui.

«Non ti devi scusare di niente, piccola. Quello che mi interessa è sapere come stai. Ero preoccupato.»

«Ho passato momenti migliori, ma starò bene. Non preoccuparti...»

«Stavi dormendo?»

Io scossi la testa con forza, cacciando i miei capelli in tutte le direzioni.

«Non riesco a dormire...»

Logan si avvicinò ulteriormente a me e mi cinse i fianchi, aggrappandosi a me come se fossi l'unica ancora che gli permettesse di restare con i piedi per terra.

«Neppure io riesco a dormire, se vuoi possiamo provare assieme a non dormire.»

Non c'era malizia nelle sue parole. C'era soltanto desiderio di condividere la sua solitudine e il suo dolore con me, che probabilmente sarei stata capace di accoglierlo e comprenderlo.

«Speravo che me lo chiedessi» gli confessai, senza timore che lui si burlasse di me.

Afferrai la sua mano e lo trascinai dentro casa di Brian, assicurandomi che non facesse il minimo rumore. Quando raggiungemmo la mia stanza, mi chiusi la porta alle spalle e girai la chiave nella serratura.

Logan mi cinse di nuovo i fianchi e mi costrinse a girarmi verso di lui. «La mia proposta non aveva doppi fini, ragazza di città.»

Io mi divincolai, interrompendo quel contatto fisico molto lieve ma dannatamente intenso. «Neppure io avevo in mente doppi fini, Coso» sussurrai.

Gli diedi le spalle e mi gettai sul materasso, ricoprendo il mio corpo con le lenzuola stropicciate.

Logan mi raggiunse poco dopo e mi si sdraiò di fianco. La sua mano iniziò ad accarezzare la mia guancia, come se avesse avvertito il forte bisogno che sentiva il mio corpo di farsi toccare da lui.

Era buio, eppure ero convinta che i nostri sguardi si stessero inconsapevolmente cercando.

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