32. Insieme

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Sbattei gli occhi ripetutamente, realizzando che mi trovavo sul divano della baita dei nonni di Logan. Allungai un braccio ma non sentii Logan accanto a me, così decisi di alzarmi per cercarlo. Recuperai da terra la sua maglietta e la mia biancheria intima, che indossai velocemente.

«Ti sta bene la mia maglietta» soffiò lui alle mie spalle, costringendomi a voltarmi nella sua direzione.

Lui indossava soltanto i boxer, il suo petto sodo scintillava quasi, illuminato dalla luce del sole che filtrava dalle finestre circostanti. Non potei fare a meno di sorridere, era così bello.

«Sta sicuramente meglio a me» commentai, prendendolo in giro.

Logan mi sorrise di rimando. «Sto preparando del caffè, ne vuoi un po'?»

Lo raggiunsi nella piccola cucina, lasciandomi il salotto alle spalle. «Molto volentieri, ma senza zucchero. Sono già abbastanza dolce di mio» scherzai, facendolo sorridere di nuovo.

Mi piaceva vederlo sorridere e mi piaceva ancora di più pensare che fossi io la ragione di tutti quei sorrisi che mi stava regalando. Mi facevano sentire importante.

Logan posò le tazzine che teneva in mano accanto alla macchinetta del caffè e si voltò verso di me. Incastrò il suo sguardo nel mio e si sporse verso di me, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.

«Ma buongiorno anche a te, Coso» gli dissi arricciando il naso.   

«Se ogni giornata iniziasse così, con te al mio fianco, sarebbe sempre un buongiorno» mi rispose lui, facendomi sorridere per la millesima volta da quando mi ero svegliata.

Logan riprese in mano le tazzine e iniziò a preparare i caffè.

«Cos'è successo ieri sera, Logan? Perché tu e Shawn vi stavate azzuffando?» gli domandai. Non era solo la mia curiosità che mi aveva spinto a porgli quella domanda. Sospettavo che fosse successo qualcosa con suo padre, dato che mi aveva accennato che aveva intenzione di usare la casetta dei suoi nonni come appoggio per un po'.

Logan posò le tazzine colme di caffè fumante sul tavolo della cucina e si sedette su una sedia, invitandomi ad imitarlo.

«Ieri sera, prima della festa, ho litigato con mio padre. Lui era ubriaco e ha rotto per sbaglio una bottiglia di vodka. Io volevo verificare che non si fosse tagliato, ma lui mi ha spinto via e ha iniziato ad incolparmi di aver costretto mia madre ad andarsene con il mio comportamento, abbandonandoci qui.» 

Intensificai lo sguardo e lasciai a Logan la libertà di frugare tra i miei pensieri, per fargli sapere che io gli ero accanto e che non avevo la minima intenzione di abbandonarlo. Sapevo fin troppo bene quanto facesse schifo essere abbandonati da qualcuno a cui tieni, di tutte quelle innumerevoli colpe che ti rimproveri di continuo, di quanto ti colpevolizzi per essere sbagliato, difettoso, un errore che non può essere corretto.

«Non è solo questo, Maya. Lui ed io litighiamo di continuo, mi ha sempre rinfacciato il fatto che mia madre se ne sia andata per colpa mia. Ieri sera è stata la prima volta che ho reagito, che mi sono ribellato, che gli ho detto in faccia quello che pensavo. E per un momento, un piccolissimo istante, avrei voluto riempirlo di botte, restituendogli tutto il male che lui mi aveva fatto fino a quel momento. Ma non l'ho fatto... Io mi sono controllato, io non sono come lui. Io voglio essere migliore di Mark, io devo essere migliore di lui» confessò Logan, per poi prendersi la testa tra le mani, interrompendo la nostra comunicazione visiva.

Abbandonai la tazzina del caffè e lo raggiunsi, togliendogli le mani dal viso, permettendo di nuovo ai nostri sguardi di comunicare tra loro. «Logan tu non sei una cattiva persona. Sei buono, intelligente, premuroso... Ti preoccupi sempre per le persone a cui tieni. Non sei cattivo, ti sono successe delle cose cattive. Ma questo non ti rende automaticamente una persona cattiva, quindi smettila di pensarlo.»    

«Vorrei tanto pensarla come te, Maya. Ma combino un casino dietro l'altro... Guarda cos'è successo con Shawn e Spencer! Hai visto il modo in cui mi guardavano ieri sera... Era come se fossero disgustati da me, da quello che sono diventato. Loro sono i miei migliori amici, non posso permettermi di perderli» confessò lui con voce tremante.

Stava ammettendo le sue debolezze, le stava riconoscendo e le stava accettando. Sapevo perfettamente quanto fosse difficile, ci ero passata anche io e lui mi aveva aiutato in questo. Perciò, io avrei aiutato lui a sistemare le cose con i suoi amici. In fin dei conti, una minima colpa della lite accaduta pesava anche su di me.

Allungai una mano e gli accarezzai la guancia liscia. Quei contatti visivi e fisici gli stavano lentamente donando conforto e sicurezza, perché Logan sapeva che non gli avrei permesso di affrontare quella situazione da solo.

«Logan, sono cose che possono succedere... Non darti per vinto, è proprio questo il momento in cui devi lottare per dimostrare che sei pentito, che ci tieni a loro e alla vostra amicizia. Sono sicura che anche loro vorrebbero che la situazione si risolvesse al più presto.»   

Logan sorrise debolmente e mi stampò un bacio sulla fronte. «Probabilmente hai ragione, Maya. Niente è ancora perduto, quindi devo fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Grazie per quello che hai detto, mi hai aiutato molto» mi sussurrò lui dolcemente all'orecchio, facendomi venire i brividi.

Inutile dire che non ero più in grado di controllare l'effetto che lui, il suo corpo e la sua vicinanza esercitavano su di me.

«Faremo, Logan. Faremo qualcosa per sistemare l'intera situazione. Insieme» lo corressi, arricciando il naso.

Lui mi stampò un secondo bacio sulla fronte. «Insieme» ripeté, ma il tono della sua voce conferì a quella parola un qualcosa di magico.

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