15. Lost

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Il campanello di casa suonò, sottraendomi bruscamente dai miei pensieri. Raggiunsi la porta di casa e accolsi Shawn, facendogli un sorriso forzato. Il pessimo modo in cui avevo iniziato la giornata mi aveva reso di cattivo umore e speravo che non si sarebbe ripercosso su Shawn, lui non ne aveva la minima colpa.

«Ciao Maya, sei pronta?» mi domandò lui con gentilezza.

Io mi limitai ad annuire, senza proferire la minima parola.

«Splendido... allora andiamo, spero di farti cambiare idea su questo posto» commentò lui, lievemente imbarazzato.

Seguii Shawn, che mi fece strada alla sua auto parcheggiata davanti al cancelletto della casa di Brian. Mi fiondai sul posto del passeggero, cogliendo alla sprovvista Shawn, che probabilmente voleva fare un gesto di galanteria aprendomi la portiera.

«Va tutto bene, Maya?» mi domandò lui titubante, mentre sbatteva rumorosamente la portiera del guidatore.

«Sì, tutto alla grande» risposi fredda. Aprirmi con lui era l'ultima cosa che volevo fare in quel momento.

«Okay...» rispose lui, per poi mettere in moto la sua polo grigia.

Io distolsi lo sguardo da lui e iniziai ad osservare distrattamente la natura che si affacciava fuori dal finestrino dell'auto, non sapendo riconoscere neanche una delle strade che stavamo percorrendo.

Il tragitto in macchina fu breve e silenzioso, per fortuna. Shawn, probabilmente, aveva intuito che preferissi quel silenzio teso a qualsiasi altra conversazione futile.

«Siamo arrivati» annunciò Shawn dopo aver spento il motore della sua Polo.

Io scesi dall'auto senza dire niente e iniziai a guardarmi attorno. Shawn aveva parcheggiato in un piccolo piazzale circondato da qualche palazzo scolorito qua e là. Non capivo perché mi avesse portato qui, non c'era assolutamente niente di speciale.

«Quando ti ho chiesto di uscire avevo pensato di portarti in un altro posto. Però, non so... Quando ho una giornata un pochino storta mi piace venire in questo vecchio cinema. Non so di preciso il perché, ma mi mette di buon umore venire qui» mi confessò Shawn avvicinandosi a me.

«Grazie del pensiero, oggi non sono di molte parole» ammisi.

«Lo avevo notato... Forza andiamo» mi incitò lui, circondando la mia vita con il suo braccio.

Quel contatto mi metteva a disagio. Non so di preciso il perché, però non volevo passare il pomeriggio con lui. Non che mi avesse fatto qualcosa in particolare, è solo che lui ed io non avevamo assolutamente niente in comune.

Entrammo in quel cinema che aveva le sembianze di una tipica ambientazione di un film horror e Shawn prese due biglietti per un film di cui neanche avevo capito il titolo. Dopodiché si diresse verso il bar del cinema per prendere qualcosa da mangiare. Io lo seguii controvoglia.

«Io devo andare al bagno. Ci vediamo direttamente in sala.»

«Mi sembra perfetto» commentò lui mentre si dirigeva verso la sala 2.

Quando fui sicura che Shawn entrò nella sala mi voltai di scatto e raggiunsi l'uscita del cinema. Una volta fuori da quel palazzetto inquietante, che tra l'altro puzzava di vecchio quasi come la casa di mia nonna, iniziai a correre il più lontano possibile da lì.

La strada che stavo percorrendo non l'avevo mai vista prima di allora. Non sapevo dove mi trovassi e non sapevo come tornare a casa, non che avessi un particolare desiderio di tornare da Brian.

Nei dintorni non c'era anima viva e io iniziavo a sentirmi maledettamente sola. Ero lontana da casa mia, da mia mamma e dai miei amici. Tutte le persone a cui tenevo mi avevano abbandonata, mi avevano lasciata in balia di me stessa e della mia instabilità emotiva.

Stavo crollando, ne ero consapevole. E questa volta, nessuno si sarebbe preoccupato di raccogliere i miei frammenti per cercare di assemblarli di nuovo tra loro.

Rallentai il passo, assecondando la richiesta che proveniva dai miei polmoni. Mi osservai di nuovo attorno per poi sentirmi ancora più vuota e spaesata. Dove diavolo ero finita? Neppure nel venire verso il cinema con Shawn ero certa di aver percorso questa strada.

Mi sedetti scompostamente sull'asfalto, esausta per lo sforzo che avevo appena sostenuto. Per la seconda volta di quel giorno, mi ritrovai a piangere, senza neppure rendermene conto.

Il suono di un clacson attirò la mia attenzione, facendomi alzare il capo da terra. Avevo la vista lievemente appannata dalle lacrime che continuavano a scendere ininterrottamente dai miei occhi.

Il conducente del veicolo abbassò il finestrino, rivelando la sua identità.

«Che ci fai qui tutta sola, ragazza di città? E perché stai piangendo?» domandò con preoccupazione l'irritante voce di Logan Wyatt.

***

Ciao a tutti!
Ci tenevo a ringraziarvi per il supporto che mi state dando e per dedicare del tempo alla lettura di questa storia. Spero davvero che vi stia piacendo, ci sono ancora un sacco di segreti da scoprire sui nostri amati personaggi.
Al prossimo capitolo!

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