26. Quando eri giovane tu credevano ancora che la Terra fosse quadrata

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Il mio Iphone iniziò a squillare senza sosta, costringendomi ad alzarmi dal divano per scoprire chi mi stava cercando con estrema insistenza. Mi ritrovai ben dieci messaggi di Chelsey (erano dieci sul serio, non scherzo) in cui mi avvisava che Spencer aveva deciso di dare una festa quella stessa sera e che io dovevo assolutamente partecipare.

Secondo Chelsey, le feste organizzate da Spencer erano le migliori in circolazione. Non feci fatica a crederci, considerando dove mi trovavo.

Non sapevo neppure dove diavolo abitasse Spencer e l'avevo visto al massimo due volte, ma Chelsey non voleva mollare la presa e, per cercare di convincermi, mi scrisse che sicuramente avrebbe partecipato anche Logan.

Ad essere sincera, avevo voglia di vederlo. Non lo vedevo da quando si era fermato a dormire da me e non ci eravamo scritti molto nei giorni successivi. Avevo il sospetto che fosse successo qualcosa, oppure, più semplicemente, la mia ipotesi sul fatto che io fossi soltanto un passatempo per lui era vera.

Però, andare a quella festa avrebbe probabilmente implicato il fatto che avrei potuto incontrare anche Shawn. Non sapevo come comportarmi con lui. Una parte di me voleva scusarsi per essersi comportata da stronza patentata con lui, ma l'altra parte voleva tirargli uno schiaffo in pieno viso per avermi etichettata come una delinquente, per avermi giudicata sulla base di voci poco affidabili che gironzolavano, esattamente come facevano tutti gli altri.

Ad ogni modo, mi lasciai convincere da Chelsey e accettai l'invito che mi aveva esteso. Lei si era anche gentilmente offerta di passare a prendermi, dato che non avevo la più pallida idea di come arrivare da Spencer.

Raggiunsi la mia camera e mi chiusi la porta alle spalle. Aprii l'armadio e frugai all'interno, alla disperata ricerca di qualcosa da appropriato da indossare per partecipare alla festa di uno semisconosciuto.

Optai per un vestito nero che mi arrivava sopra al ginocchio, aderente sul busto per poi aprirsi in una gonna più larga, che mi risaltava le gambe sottili. Mi truccai come mio solito, calcando la forma dei miei occhi chiari con eyliner, matita nera e abbondanti strati di mascara. Per concludere il mio make up, ricoprii le mie labbra carnose con un rossetto scuro, che valorizzava il colore chiaro della mia carnagione.

Mi infilai un paio di converse alte, nere naturalmente, e mi fiondai al piano di sotto. Recuperai la mia pochette griffata e mi voltai verso Brian, che si era spaparanzato beatamente sul divano del soggiorno dopo aver ingurgitato esagerate quantità di pizza.

«Vai da qualche parte, MayMay?» mi domandò lui, trattenendo uno sbadiglio.

Io ridacchiai notando che aveva ricominciato a chiamarmi MayMay. Era quasi piacevole sentire che mi chiamava così, mi faceva sentire più vicina a lui e alla Maya che ero una volta.

«Sì, vado a casa di un amico con Chelsey. Non dovrei tornare troppo tardi, ma comunque non aspettarmi sveglio» gli risposi mentre gettavo le chiavi di casa dentro alla mia pochette.

«Va bene, divertiti e non bere troppo. So come funzionano le feste tra voi adolescenti in piena crisi ormonale, sono stato giovane anche io un tempo» soffiò lui, facendomi una smorfia.

«Quando eri giovane tu credevano ancora che la Terra fosse quadrata» gracidai, facendogli la linguaccia.

Brian rise alla mia battuta. Era la sua risata, quella che adoravo sentire quando ero più piccola e trascorrevo parecchio tempo con lui. Quella risata era il sottofondo della maggior parte dei ricordi di lui che custodivo gelosamente.

«Comunque, se dovessi avere bisogno di qualcosa chiama» mi disse, sorridendo verso di me.

«Certo, grazie papà» ansimai, mentre mi dirigevo verso la porta di casa. Chelsey era già lì fuori che mi aspettava, mi stava tempestando di messaggi.

«Potrei abituarmici, sai?»

Mi voltai di scatto verso di lui e lo guardai con uno sguardo interrogativo, non capendo minimamente a cosa stesse alludendo.

«Potrei abituarmi al fatto che mi hai chiamato di nuovo papà» osservò lui, sorridendo ancora di più.

Io addolcii lo sguardo e sorrisi lievemente. «Forse, anch'io» soffiai, facendogli un'altra smorfia. «Ora devo andare, Chelsey mi sta aspettando e sappiamo tutti che è meglio non farla aspettare troppo a lungo. Ci vediamo domani.»

«Certo, divertiti MayMay» mi urlò mio padre mentre mi richiudevo la porta alle spalle.

Chissà, forse si sarebbe rivelata davvero una bella serata.

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