18. Destroyed

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«Shawn! Aspetta, non andartene... Lascia che ti spieghi!» gli urlai non appena mi fiondai fuori dall'auto di Logan.

Shawn si girò di scatto verso di me e mi rivolse un'occhiataccia. Era davvero infuriato, non lo avevo mai visto così. Ad essere sincera, dubitavo pure del fatto che una persona innocua come lui fosse in grado di arrabbiarsi così tanto. Dovevo averlo ferito parecchio.

«Non mi interessa quello che hai da dire, Maya. Torna pure dal tuo fidanzatino, ora capisco perché andate così d'accordo... Due teppistelli come voi non potevano fare altro che mettersi insieme!» 

Io lo guardai, sbalordita. «Scusami? Come ti permetti di giudicarmi se neanche sai di cosa stai parlando?» balbettai io, incapace di credere alle parole che aveva appena pronunciato.

Shawn rise amaramente, per burlarsi di me. «Pensavi che non sapessi niente sul tuo conto? Le voci girano anche in questo paesino "dimenticato da Dio", cara mia. Se non volevi uscire con me bastava soltanto che me lo dicessi in faccia, senza prenderti gioco di me ed umiliarmi come hai fatto. Sei più simile a Logan di quanto pensassi» ribatté lui, con l'intenzione di vendicarsi per come lo avevo trattato.

Le sue parole erano  affilate come coltelli e si erano scaraventate all'improvviso contro di me, lacerando la mia pelle, provocandomi nuove ferite, che sicuramente non si sarebbero rimarginate. Sapevo di essermi comportata male con lui, ma non lo avevo fatto di proposito. Non volevo ferirlo, ero stata soltanto preda facile delle mie emozioni.

«Io non volevo prendermi gioco di te, Shawn. Mi dispiace averti piantato al cinema senza darti neanche una spiegazione. Ho avuto una giornataccia, non ero in vena di fare niente... Io...»

«Certo, di fare niente con me. Vedo che con il tuo fidanzatino avevi una gran voglia di fare certe cose...» rispose lui sarcasticamente alludendo al quasi bacio tra Logan e me, risvegliando la rabbia che si annidava in me.

Aveva scatenato la mia ira.

«Lo stronzo in tutta questa situazione sei tu, Shawn. Ti professi come il ragazzo buono, solare e disponibile, quello con le buone intenzioni. Beh, la verità è che sei esattamente all'opposto! Mascheri la tua vera essenza con queste cazzate e non appena capisci che una persona non vuole quello che vuoi tu, l'aggredisci, la ferisci, liberi la tua cattiveria, ti mostri per quello che sei davvero... Ossia, una persona con cui non voglio più avere niente a che fare.»    

Logan, nel frattempo, mi aveva raggiunto. Era al mio fianco e aveva l'aria sconvolta quasi quanto me per quello che stava accadendo. Sentivo la sua mano premere con insistenza contro il mio fianco, come se volesse farmi sapere che nell'affrontare l'inaspettata furia di Shawn non fossi sola.

«Il sentimento è reciproco, verso entrambi» sputò lui con rabbia.

«Shawn, non ti sembra di esagerare? Maya ed io non stavamo facendo niente di male. L'ho soltanto riaccompagnata a casa perché quando l'ho incontrata non si sentiva bene. Non mi sembra il caso di alzare inutili polveroni» si intromise Logan.

Apprezzai il fatto che cercasse di mediare tra le parti, ma ormai era rimasto gran poco da salvare. Shawn ed io ci eravamo scannati brutalmente. Sapevo perfettamente di essermi comportata male e di averlo accusato di cose che neppure pensavo, ma avevo agito d'impulso, dovevo difendermi dalle accuse che mi erano state mosse senza neppure un apparente motivo.

«Sono sicuro che ti pentirai della tua scelta prima o poi, Maya» commentò Shawn con cattiveria, per poi girarsi dalla parte opposta e sparire sulla sua auto, lasciando dietro di sé qualche sbuffata di polvere.

Logan mi si avvicinò lentamente, alla ricerca del mio sguardo, per assicurarsi che io stessi bene.

Io incastrai i nostri sguardi e, nell'esatto momento in cui i nostri occhi si incontrarono, sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale.

«Mi dispiace per Shawn... Lui a volte reagisce male, è impulsivo. Gli passerà, non preoccuparti. E, conoscendolo, sono sicuro che nemmeno le pensava le cose che ha detto. Era soltanto sconvolto» Logan cercò di tranquillizzarmi, ma senza successo.

Ovunque andassi, indipendentemente dalla natura delle mie intenzioni, finivo per creare problemi. Due amici di vecchia data avevano litigato per causa mia, avevo trattato male Shawn, avevo scaricato addosso a Logan tutta la negatività e il dolore che mi trascinavo appresso.

Feci qualche passo indietro, distanziandomi da Logan.

«Devo andare» dissi con neutralità, come se tutto quello che era appena successo non mi avesse minimamente sfiorata.

«Maya, non credo che...» 

«Ho detto che devo andare» lo interruppi con freddezza.

Logan mi guardò con sorpresa, come se non si aspettasse minimamente una reazione simile da parte mia.

Io mi forzai di non lasciar trasparire nulla dal mio sguardo, anche se era maledettamente difficile, soprattutto con Logan di fronte, che sapeva leggere gli sguardi delle persone meglio dei libri.

Mi voltai verso casa di Brian, dandogli le spalle, e a passi svelti raggiunsi finalmente la porta d'ingresso. Dopo essermela chiusa alle spalle, mi appoggiai contro di essa e mi accasciai per terra. Mi presi la testa tra le mani e iniziai a piangere, dando il via libera alle mie emozioni di annientarmi definitivamente. Perché questo meritavo, ero un errore che non poteva essere corretto, un danno collaterale che portava soltanto caos e scompiglio nella vita delle persone.

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