Piani

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Sam passò la notte a decidere se le bruciava di più la schiena o le gambe e arrivò alla conclusione che aveva fuoco vivo su entrambe le parti.
Restò distesa sul letto a pancia in giù, la testa girata di lato che fissava una parete nell'oscurità. Così per la maggior parte della notte, persa in un dormiveglia, fino a quando i primi raggi di sole iniziarono a filtrare dalla tapparella che non aveva chiuso. Non avendo voglia di alzarsi restò ancora un po' lì distesa, finché non sentì dei rumori in cucina e capì che il fratello si era alzato. Hazel aveva dormita a casa sua quella notte perché i genitori non la vedevano quasi mai.

Sam si alzò dal letto, indossò un paio di pantaloncini, poi andò nella camera di Jason. Gli fregò una sua maglietta nera, che come aveva immaginato le stava larghissima, e poi scese a fare colazione.
«Giorno» salutò il fratello.
«Giorn... è mia?» le rispose il ragazzo.
«Si» disse lei «Problemi?»

Anche se Jason avesse avuto qualcosa da ridire, l'espressione della sorella lo fece rinunciare a qualsiasi pretesa su quella maglietta.
«Ovvio che no sorellina» le rispose «Come va?» le chiese poi.
«Mi brucia tutto, però il braccio bene credo, aveva ragione Bran era solo un taglietto» rispose lei.
«Bene, per fortuna niente di grave» disse lui sollevato di vedere che la sorella stava bene «Certo che sei sempre tu a cacciarti nei guai eh» la prese in giro poi.

Lei non gli rispose limitandosi a fargli la linguaccia.
«Dai, che ti ho preparato i pancakes» le disse poi lui per tirarla su di morale, e ci riuscì, perché se c'era una cosa a cui la ragazza non riusciva a resistere erano i dolci.
Così Sam si sedette a tavola e si gustò la colazione.

«Secondo me sarebbe da cambiare la fasciatura» le disse il fratello tra un boccone e l'altro, facendo segno verso il suo braccio con la testa.
«Sì, dopo vado da Bran» concordò la ragazza.
«Posso farlo anch'io eh» disse Jason fingendosi indignato.
Samantha lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Ma davvero, tu che quasi svieni se ti fai un graffietto?»
«Ok, ok va bene, ti porto da Bran» si arrese subito lui.
«Ci vado a piedi dai fa abbastanza fresco oggi» disse però lei.

Era vero, quel giorno il sole sembrava essersi ritirato. Il cielo nuvoloso regalava a tutti un attimo di tregua dal caldo afoso estivo.
Il fratello annuì acconsentendo.
«Bene io vado allora» disse la ragazza alzandosi dopo aver finito di mangiare.
«Vestita così?» chiese lui guardandola.
I pantaloncini corti che indossava quasi sparivano sotto la maglietta del fratello, irrimediabilmente troppo grande.
«È a cinque isolati da qui e siamo in periferia, chi vuoi che mi veda» ribattè lei alzando le spalle con noncuranza.
«D'accordo capo, come vuoi» rispose Jason con rassegnazione «Prega solo di non incorntrare Haze se non vuoi una ramanzina su come ci si veste quando si esce di casa»
Samantha sorrise annuendo.

Il fratello aveva ragione, se avesse incontrato la sua migliore amica l'avrebbe stressata sul fatto che era un maschiaccio e in diciotto anni non era riuscita a farla diventare una ragazza vera e propria.
Prima di uscire di casa Sam si spalmò mezzo tubetto di doposole su schiena e spalle, poi si incamminò verso la casa della giovane coppia.

La temperatura, finalmente vivibile, era un sollievo per la schiena scottata della ragazza, che con la crema era incredibilmente migliorata. Camminò a passo tranquillo godendosi quei minuti di pace che la separavano dalla sua destinazione. Le strade deserte, il cielo nuvoloso, e la pace che regnava, davano l'impressione che il tempo si fosse fermato. Dopotutto era lunedì mattina e tutti erano al lavoro.

Era arrivata alla fine del terzo isolato quando qualcuno le circondò la vita con un braccio sollevandola senza difficoltà, tenendole una mano sulla bocca per impedirle di urlare.
Sentì la sua schiena strofinarsi contro il tessuto della sua maglietta, a contatto con il corpo dello sconosciuto, che la portò di peso dentro una stradina, poco più di un vicolo, e la incollò contro un muro.

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