Incubi

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Samantha si svegliò urlando tirandosi su a sedere di scatto.
Aveva la fronte e la schiena madide di sudore e stringeva così forte il lenzuolo da avere le nocche delle mani bianche.
Respirava affannosamente mentre cercava di rimettere un ordine logico ai suoi pensieri, e realizzava che era stato solo un incubo.

Sentì un rumore di passi in corridoio e la porta della sua camera che si spalancava mentre Jason entrava, inciampandosi da solo per il sonno.
«Tranquilla piccola, ci sono qui io» le disse sedendosi sulla sponda del letto e circondandole le spalle con un abbraccio.
Samantha si accoccolò sotto la protezione delle braccia forti e sicure del fratello.
«Un incubo» gli spiegò semplicemente.

L'ennesimo incubo sulla morte dei suoi genitori. Il periodo dopo l'incidente era stato il peggiore, non trascorreva una notte senza che non si svegliasse urlando dopo averli visti morire. Era strano però, non aveva visto direttamente l'incidente, ma il suo cervello sembrava divertirsi a immaginarselo e a farglielo vivere nei sogni.
Con il tempo le cose erano migliorate, gli incubi erano diventati man mano sempre più rari e da qualche anno a quella parte non ne aveva più.
Ma quella notte erano tornati, solo che in macchina, insieme a mamma e papà, c'era anche... Caleb, c'era anche lui.
Non capiva perché la sua mente le giocasse questi scherzi.

«Vuoi parlarne?» le chiese dolcemente il fratello continuando a tenerla stretta tra le braccia.
Lei scosse debolmente la testa.
«Sempre il solito» gli disse, e non era del tutto una bugia perché era vero che l'incubo era sempre quello, solo con una persona in più.
Rimase per un po' lì con la testa appoggiata sul petto del fratello e gli occhi sbarrati a guardare nella semioscurità della stanza.
Sapeva che Jason era stanco, così gli disse che stava bene e che poteva tornare a dormire.
Dopo le prime esitazioni il ragazzo sembrò convincersi e lasciò la stanza della sorella.
Ma in quel momento di Samantha si poteva dire tutto tranne che stava bene.
Quell'incubo l'aveva scossa davvero tanto.
Così passò il resto della notte rannicchiata sotto il lenzuolo con gli occhi spalancati, stringendo inconsapevolmente la maglietta nera troppo grande che indossava.

*****

Quando giunse la mattina non aveva la minima voglia di alzarsi, così se ne restò a letto nella stessa posizione in cui era rimasta tutta la notte.
Ad un certo punto Jason entrò reggendo un piatto con la colazione, ma Samantha chiuse gli occhi fingendo di dormire.
Sentì il rumore del piatto che veniva appoggiato sul comodino e la mano del fratello che le spostava una ciocca di capelli dal viso e le lasciava un bacio sulla fronte.
Quando uscì, la ragazza riaprì gli occhi e si ritrovò a fissare la sua colazione, waffle e un bicchiere di spremuta d'arancia.
Non aveva fame, ma si ritrovò comunque a sbocconcellare svogliatamente un pezzetto di waffle.
Bevve la spremuta e poi decise di alzarsi.

Alzò la tapparella e notò che il brutto tempo del giorno prima non se n'era andato.
Da un certo punto di vista era un bene, perché quel giorno non aveva proprio voglia di fare niente e la pioggia era la scusa perfetta per restarsene a casa, così scese senza neanche vestirsi, in "pigiama".

Quando raggiunse il salotto trovò Jason pronto per uscire.
«Buon giorno sorellina, appena in tempo, vado all'allenamento» la informò.
Samantha annuì distrattamente.
«D'accordo, ci vediamo dopo» lo salutò.
«Ah, dimenticavo» aggiunse però il fratello prima di uscire «Haze mi ha detto di dirti di fare un salto da lei e Nat al lavoro, centra qualcosa anche Seth non ho capito bene» le spiegò corrugando la fronte nel tentativo di ricordare.
«Ok dopo passo da loro» gli disse Sam anche se non aveva la minima voglia di uscire di casa.
«Perfetto, ci vediamo dopo» disse Jason uscendo.

Avevano appena rovinato il suo programma per la mattinata: non fare niente.
Ma se centrava anche Seth doveva essere qualcosa di interessante, perciò decise che ci sarebbe andata.
Andò di sopra per cambiarsi, si mise un paio di jeans strappati e una maglietta bianca. Entrando in camera sua, però, si accorse che avrebbe dovuto dare una risistemata.
Magari far sparire i libri di scuola dalla scrivania dove li aveva ammucchiati quando era tornata, sistemare meglio i suoi vestiti nell'armadio e mettere via alcune cianfrusaglie lasciate per terra.

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