Il passato ritorna

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Senza pensarci due volte Samantha gli tirò uno schiaffo in pieno volto con la mano libera. Seppur colto di sorpresa, il ragazzo non mollò la presa sul suo braccio.
«Ehi little fighter, mi sei mancata tanto anche tu» le disse lui mantenendo quel suo sorriso arrogante.
«Non chiamarmi così» sibilò lei «Che ci fai qui Caleb?»
«Che c'è? Non posso venire a vedere giocare i miei fratelli?» le rispose lui con aria innocente «Volevo ringraziarli, sai quanti soldi ho guadagnato grazie a loro?»
Samantha tirò indetro la mano per tirargli un altro schiaffo, ma appena prima di colpire la sua faccia, lui lasciò cadere il cappello e le afferrò il polso bloccandola.
«Li hai drogati bastardo!» gli sbraitò Sam in faccia.
Sentiva già gli occhi che le pizzicavano per la rabbia, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla piangere.

Fino a due anni prima non avrebbe mai immaginato di provare così tanto odio contro di lui. Perché fino a due anni prima erano una famiglia. Jason Brandon e Caleb giocavano tutti e tre nell'FC Boston, erano gli unici tre che riuscivano a mantenere ogni anno il loro posto all'interno della squadra. Erano un trio perfetto. Bran in porta non lasciava passare neanche un pallone e Jas e Caleb in attacco davano vita a dei goal spettacolari. Poi un giorno la notizia che durante la finale del campionato ci sarebbero stati degli osservatori di alcune squadre della Major League, la lega di calcio professionistico più importante d'America. Insomma, il loro sogno.
Ricordava la sera prima della partita: avevano fatto una videochiamata tramite Skype, tutti e tre. Caleb le era sembrato un po' nervoso, ma allora aveva pensato fosse per la partita. Loro avevano promesso che avrebbero fatto un'altra videochiamata il giorno dopo per farle sapere com'era andata, e Samantha aveva augurato loro buona fortuna.
Il giorno dopo però la chiamata non era arrivata, così era stata lei a comporre prima il numero del fratello, e poi quello degli altri due ragazzi. Nessuno aveva risposto.
Il giorno dopo era stato Jason a richiamarla e a spiegarle cos'era successo. Il giorno della finale avevano vinto, ma dopo il test antidoping Jason e Bran erano stati squalificati perché risultati positivi. I due ragazzi non riuscivano a capire come potesse essere possibile e continuavano a ripetere che ci doveva essere stato un errore. Tutto però si chiarì quando parlarono con Caleb, il suo sorrisetto era stato abbastanza chiaro. Appena lo videro Jas e Bran capirono subito perché prima della partita il ragazzo aveva insistito tanto per andare a prendere lui le borracce e perché le aveva date personalmente ai due ragazzi, assicurandosi che le bevessero. Il bastardo li aveva dopati, in modo da avere la strada spianata, senza altri contendenti. Era infatti stato contattato per entrare nella squadra di New York.
Jason e Bran erano stati squalificati per la stagione sucessiva, ma dopotutto questo cosa poteva importare a Caleb? Ormai aveva raggiunto il suo obbiettivo, non importava se per farlo aveva fatto del male ai suoi compagni, alla sua famiglia. Era il classico ragazzo per cui il fine giustifica i mezzi.
E ora aveva la faccia tosta di andare a vedere una loro partita, per fini sicuramente non leciti.

«Oh andiamo non esagerare, li ho solo dopati un po', mi sembra siano in forma no?» continuò il ragazzo.
«Tu... non credevo potesse esistere qualcuno di così insensibile, sei solo uno stupido ragazzino che sa di non essere abbastanza bravo da riuscire a far strada se non imbrogliando, se non tradendo i propri compagni! Non osare fare qualcos'altro ai miei ragazzi hai capito?! Devi starci alla larga, devi uscire dalla mia vita, ti odio!» Samantha esplose e gli urlò tutto quello che aspettava di dirgli da tempo, tutto quello che si meritava, e nonostante lo odiasse la sua espressione la ferì e la spaventò. Il sorrisetto sparì dalle labbra del ragazzo, il suo sguardo si indurì e la presa sui suoi polsi sottili si strinse un po', ma senza comunque arrivare a farle male.
«Lo sai anche tu che sono tutte cazzate» si limitò a dire, quasi in un sussurro.
Poi, forse rendendosi conto della forza con cui la stava tenendo ferma, la lasciò andare e si chinò a raccogliere il cappello, spazzolandolo con la mano per togliere la polvere. Prima di voltarsi e andarsene si passò una mano sui capelli, come faceva sempre quando era nervoso o arrabbiato, e aprì la bocca come per aggiungere qualcosa. Poi però sembrò ripensarci, si rimise il Panama e se ne andò.

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