Sorpresa

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Boston, quanto le era mancata.

Samantha era seduta vicino all'oblò dell'aereo e teneva gli occhi fissi sul panorama sotto di lei. Le sue labbra erano piegate in un lieve sorriso e teneva una mano premuta contro il finestrino, come a voler raggiungere casa sua da lì.
Il familiare skyline della sua città natale occupava l'orizzonte e si stava avvicinando, ormai era arrivata, era tornata a casa.

Tre anni prima era partita per finire le superiori in Inghilterra. Aveva lasciato la città in cui era cresciuta e in cui aveva conosciuto le persone più importanti della sua vita, ma non se ne pentiva. Se fosse tornata indietro avrebbe rifatto la stessa scelta un centinaio di volte. Vincere quella borsa di studio era probabilmente la cosa più bella che le fosse mai successa in tutta la sua vita, anche perché senza non le sarebbe mai passata per la testa l'idea di andare a studiare all'estero, men che meno in uno stato così lontano. Inoltre in Inghilterra aveva conosciuto persone fantastiche e vissuto nuove esperienze che l'avevano fatta crescere. Aveva trascorso tre anni stupendi, ma nonostante ciò non vedeva l'ora di tornare a casa dove aveva lasciato tutto e tutti.

L'aereo aveva iniziato l'atterraggio e la ragazza era sempre più eccitata. Con una mano continuava ad arrotolarsi una ciocca di capelli biondi, e le dita dell'altra tamburellavano nervosamente sulla sua gamba.
Gli occhi azzurri, dello stesso colore del cielo quel giorno, restarono fissi sulla città sotto di lei fino a quando sentì l'aereo toccare terra.
Con le mani tremanti per l'eccitazione si slacciò velocemente la cintura, afferrò il suo bagaglio a mano e si precipitò verso il portellone per uscire, mormorando delle scuse alle persone che accidentalmente travolgeva nel tragitto.
Una volta rimessi i piedi a terra recuperò la sua valigia e poi uscì dall'aeroporto.

Appena fu fuori inspirò a pieni polmoni. Aria di casa, finalmente.
Era un pomeriggio di agosto e il sole splendeva in un cielo limpido, senza neanche una nuvola. Non c'era però un caldo afoso, la notte prima doveva aver piovuto, o almeno questo pensò lei.

Casa sua non era molto lontana dall'aeroporto, così decise di arrivarci a piedi, nonostante la valigia. Avrebbe potuto fare uno squillo al fratello, sarebbe subito venuto a prenderla, ma voleva fargli una sorpresa. Inoltre voleva approfittare dell'occasione per farsi una bella passeggiata tra le familiari stradine dell'East Boston. Lei e il fratello avevano una casa in periferia, in una zona tranquilla, con un ampio giardino sul retro.
Era ormai a metà strada quando un braccio la fermò di colpo per la vita e uno le si chiuse intorno al collo.

~~~~~

Il ragazzo aveva approfittato della giornata più fresca del solito per andare a fare una corsetta. Era passato a chiamare un amico, ma il pigrone aveva preferito restare a casa. Probabilmente, pensava lui, ora se ne stava sul divano davanti alla tv. Ma non importava, si rilassava a correre da solo.

Stava passando distrattamente tra le vie dell'East Boston con la testa fra le nuvole, andando dove lo portavano le sue gambe, senza sapere nemmeno lui il tragitto che avrebbe percorso. Nonostante la mancanza della solita afa estiva, il sole stava già iniziando a farlo sudare. Dopo circa un quarto d'ora di corsa aveva la canottiera leggermente inzuppata sulla schiena e alcune goccioline gli colavano dalla fronte.

Ad un tratto la sua attenzione fu attirata da una ragazza che si trascinava dietro una grossa valigia. Camminava con passo deciso ma delicato, non sembrava affatto affaticata dal peso che strava trasportando.
Si prese qualche istante per esaminarla.
Insossava una semplice maglietta bianca infilata dentro un paio di jeans corti a vita alta, che lasciavano scoperte le lunghe gambe snelle e mettevano in risalto il suo fisico. Ai piedi calzava un paio di All Star basse bianche. Per finire, una cascata di boccoli biondi scendeva fino a metà schiena e lui restò incantato a guardare i riflessi rossicci che emanavano mentre oscillavano alla luce del sole.
Doveva ammettere che era davvero una bella ragazza anche se ancora non le aveva visto il viso. Aveva un fisico da mozzare il fiato, la camminata da modella e dei capelli che incantavano chi li guardava.
Certo, questo non significava niente per lui, poteva trovarsi davanti anche Miss Mondo ma non gli avrebbe fatto alcun effetto, dopotutto era sposato, aveva anche una figlia.
Tuttavia non pensava ci fosse niente di male nel riconoscere che era davvero una bella ragazza.
Fu mentre si passava una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore che gli cadeva sugli occhi che notò un dettaglio che lo fece restare un momento confuso: sull'interno del polso sinistro della ragazza c'era tatuato un piccolo pallone da calcio. Da quella distanza non riusciva a vederne i dettagli, ma sapeva che al suo interno, ancora più in piccolo, c'erano tre iniziali: J B C.
Un sorrisetto spuntò sul suo volto mentre si riprendeva dallo stupore. Accellerò così il passo fino ad arrivarle dietro e senza pensarci due volte la bloccò circondandole la vita con un braccio e il collo con l'altro.

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