Relax

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«A cosa stai pensando?» una vocina infantile risvegliò Samantha dai suoi pensieri.
La ragazza scosse la testa come per svegliarsi e sorrise alla piccola.
«Niente, hai finito?» le chiese riportando l'attenzione sul disegno che stava facendo.
«Quasi» rispose lei tornando a concentrarsi sul suo lavoro «Mi aiuti a colorarlo?» le chiese mentre disegnava.
«Certo» rispose la ragazza aprendo l'astuccio dei pastelli.

Poi sorrise guardando il disegno.
Era un campo da calcio, tre ragazzi stavano giocando. In porta un ragazzo con i capelli legati, davanti a lui un altro con la cresta e infine uno con un cappello. Al di fuori del campo c'erano tre ragazze e una bambina che guardavano e facevano il tifo.

«Finito» disse ad un certo punto Piper soddisfatta «Ti piace?» chiese poi alla ragazza alzando il disegno per farglielo vedere meglio.
«È bellissimo» rispose lei.
«Queste siamo io, te, zia Haze e mamma» disse indicando man mano le varie persone raffigurate «E questi sono papà, zio Jas e zio Cal» poi corrugò la fronte «Porta ancora il cappello vero?» le chiese.
«Sì...» confermò Samantha.
«Perfetto, allora possiamo iniziare a colorare» disse entusiasta la bambina.

Samantha adorava fare disegni, era una cosa che le era sempre piaciuta e che le veniva anche bene. Insegnò a Piper come scegliere i colori più adatti, come fare prima il contorno delle figure e poi colorarle per non uscire dai bordi e come fare le sfumature e le ombre.
La bambina stava prendendo tutto molto sul serio e osservava attentamente ciò che faceva la "zia" per poi cercare di imitarla, con lo sguardo concentrato e la lingua tenuta fuori all'angolo della bocca.
Era piuttosto brava, considerando che aveva cinque anni, così si ritrovò a sperare che coltivasse anche lei questa passione per il disegno.

Samantha stava dando un effetto di movimento alla palla quando Piper le fece la domanda che temeva.
«Quando posso vedere zio Cal?» le chiese.
Samantha si bloccò.
Fino a qualche giorno prima non pensava ci fosse qualcosa di così grave se incontrava Caleb magari solo per un po' e con lei attorno, ma ora quest'idea era fuori discussione. Aveva visto com'era diventato e l'ultima cosa che voleva era lasciare la piccola Piper con un lunatico bipolare   che troppo facilmente cedeva alla rabbia.
Samantha non sapeva proprio in che modo risponderle, ma per fortuna la porta di casa su aprì ed entrò Bran.

«Papà!» urlò la bambina correndogli incontro felice.
«Ciao piccola peste» la salutò anche lui prendendola in braccio.
«Vieni a vedere il disegno che abbiamo fatto» disse tutta contenta quando il padre l'ebbe rimessa a terra, trascinandolo in cucina per una mano.

Samantha tirò quasi un sospiro di sollievo, sembrava essersi scordata della domanda che le aveva posto poco prima.
«Ma qui c'è anche lo zampino della zia» disse osservando il disegno divertito «È bellissimo tesoro»
La bambina sorrise orgogliosa.

«Grazie per essere stata con lei» disse Bran alla ragazza.
«Di niente, ci siamo divertite» disse Sam «Com'è andato l'allenamento?»
«Bene, sono tutti un po' in ansia per la semifinale ma nel complesso bene» raccontò lui.
«Perfetto, e Jas?» si informò.
«Jay è... non riesco a capirlo bene neanch'io in realtà, a volte sembra la persona più tranquilla del mondo, altre invece sbaglia un tiro a porta vuota... ma non credo sia per la semifinale, penso sia già proiettato avanti alla finale» le spiegò.
«Sì, probabile, dopotutto non vede l'ora di fargliela pagare» disse Samantha scrollando le spalle «Spero che vada tutto bene... insomma, che non gli venga in mente qualche stupidaggine»
«Questo non te lo posso assicurare» disse Bran ridendo «Sai com'è fatto tuo fratello»
Anche Sam ridacchiò.
«Torno a casa» disse poi prendendo il giacchetto di jeans che aveva lasciato sullo schienale della sedia.

Quel giorno infatti faceva abbastanza fresco, aveva piovuto tutta la mattina e ora, nel tardo pomeriggio, il sole era nascosto da nuvoloni minacciosi.
A Samantha però non disipiaceva quel tempo, adorava i temporali estivi, le piaceva guardare le nuvole nere ammassarsi nel cielo squarciato dai fulmini, le piaceva il vento che spazzava le strade e i prati piegando gli alberi, le piaceva la pioggia scrosciante che lavava via tutto.
Così camminò a passo lento fino a casa sua, godendosi la quiete prima della tempesta, godendosi l'aria fresca che faceva frusciare i suoi vestiti, che le scompigliava i capelli e che la faceva rabbrividire e i lampi in lontananza.

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