Dimissione

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Sam aspettava quel momento da giorni e ora stava per arrivare. O almeno era quello che sperava. Un medico la stava sottoponendo ad alcuni esami per verificare che fosse nelle condizioni adeguate ad essere dimessa dall'ospedale.

«Sembrerebbe tutto apposto, potrai tornare a casa oggi, ma devi comunque stare a riposo» decretò infine il medico.

Samantha era al settimo cielo, il giorno dopo ci sarebbe stata la finale e non aveva alcuna intenzione di perdersela.
Fece un sorriso di pura gioia al medico che ricambiò prima di uscire.

Compose il numero del fratello, che a quell'ora avrebbe dovuto aver finito l'allenamento, per dargli la bella notizia, ma non rispose.
Impaziente compose il numero un'altra volta ma poi appoggiò il cellulare ottenendo lo stesso risultato.

«Ti dimettono allora» una voce la fece sobbalzare.
Quando si girò verso la porta riconobbe un ciuffo ribelle biondo cenere e un paio di occhi verdi penetranti.
«Kevin» disse con una smorfia a mo di saluto «Ma che piacevole sorpresa» aggiunse poi ironica.
«Lo so, ti sono mancato vero?» disse lui con un sorriso prendendosi la libertà di accomodarsi sulla sedia accanto al suo letto.

Samantha aprì la bocca per chiedere, in modo poco gentile, cosa diavolo ci facesse lì, ma Kevin lo intuì e rispose ancora prima che lei ponesse la domanda.
«Mi annoiavo a guardare Caleb e gli altri allenarsi, così ho pensato di venire a vedere se potevo guardare la finale in piacevole compagnia, e visto che ti dimettono oggi direi proprio di sì» disse.

La ragazza lo guardò male.
«Mi spiace deluderti, ma non guarderò la finale con chi mi ha rapita, a proposito, la prima cosa che farò quando uscirò sarà andare a denunciarti» disse lei.
«Ma dai, esagerata» commentò Kevin ridendo «Oh, questo è mio» disse poi prendendo un cioccolatino dal comodino della ragazza.
«Ehi, è mio!» protestò lei cercando di riprenderselo, ma Kevin fu pronto a spostarsi fuori dalla sua portata ridendo.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo.
«Sei uguale a quell'idiota, ecco perché andate così d'accordo» borbottò.
Kevin guardò la scatola a forma si cuore e collegò quello che Sam aveva detto, facendo due più due.
«Ah, ma guarda un po' che romanticone il nostro Caleb» disse intuendo chi le aveva portato i cioccolatini.
Samantha lo guardò agrottando le sopracciglia.
«Ma dai non dirmi che non te ne sei accorta, è più che ovvio, una scatola di cioccolatini a forma di cuore? Direi che è una prova più che sufficiente» disse Kevin confermando la sua idea.
«Ma cosa dici» disse Samantha arrossendo inconsapevolmente.

«E a quanto pare è ricambiato...» la stuzzicò lui ridendo divertito al rossore delle guance della ragazza.
«Finiscila!» disse lei irritata cercando qualcosa da tirargli. Afferrò la scatola incriminata e gliela tirò in faccia, ma il ragazzo pronto la prese al volo sempre continuando a ridere.
«Eh sì, qualcuno qui è cotta» continuò a prenderla in giro Kevin.

Ora Sam si stava davvero arrabbiando, cosa diavolo stava dicendo, tra lei e Caleb non ci poteva essere altro che odio, e un odio profondo.
«Te ne vuoi andare?!» cercò di cacciarlo, ma il ragazzo aveva l'aria di uno che si stava divertendo un mondo. Arrabbiarsi non le faceva bene in quel momento e con quella brutta botta che aveva preso in fronte, sentiva già la testa che iniziava a martellarle.
Così si rassegnò e si lasciò sprofondare con gli occhi chiusi sul cuscino.

«Sei logorroico» gli disse sempre tenendo gli occhi chiusi.
Sentì il rumore scricchiolante del ragazzo che giocava con la carta del cioccolatino.
«Modestamente» commentò lui «Come va la testa?» aggiunse poi sorprendendola.
Sam restò un attimo in silenzio.
«Grazie a te male» disse poi.
«Ora, parlando seriamente e non sai quanto mi costa dirti questo, forse non dovresti andare alla finale conciata così» le disse poi sorprendondola ancora.
«Che c'è ti preoccupi per la mia salute? Beh sappi che se anche avessi la febbre a quaranta non lascerei mio fratello da solo a quella partita, sapendo con chi avrà a che fare» disse la ragazza, e stavolta fu Kevin a restare in silenzio sorpreso.
«È solo una normale partita, non faranno una rissa in mezzo al campo» scherzò il ragazzo.
«Non ne sarei così sicura...» commentò Sam rivolgendogli solo ora lo sguardo.

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