Sette: Coretville

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Nella foto: Kim So-Hyun nel ruolo di Aiko Asuka.

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Il centro di Coretville è gremito di donne di mezza età e anziane, con sacchetti della spesa in mano. La strada che la collega alle Accademie ha un lungo parco sulla sinistra e dei negozi sulla destra. C'è una cartoleria, un fioraio e un parrucchiere, con qualche abitazione nei piani superiori dei palazzi.

Di fronte al parrucchiere c'è una fontana meravigliosa, che mi fermo a guardare stupefatta. L'acqua è limpidissima e gorgoglia quando esce dal becco dei cigni di marmo e cade nella conca della fontana. Poco più in là, c'è una farmacia e le poste; di fronte c'è un'enorme villa – di fianco al parco – che scopro essere la casa di un diplomatico.

Le ragazze prendono la via centrale ed io le seguo, un po' affascinata da tutto quello che sto vedendo. Il centro del paese è piccolo, ma molto accogliente. Profuma di pane appena sfornato, di caffè e di fiori. È molto diverso dalla città a cui ero abituata; sembra più un paesino di montagna delle storie ambientate nel tardo Ottocento o nei primi anni del Novecento.

«Noi entriamo in quel negozio di scarpe» dice Viola, indicandolo.

Cherie non l'aspetta, attraversa la strada senza preoccuparsi di essere investita. Onestamente non so se qua siano frequenti le automobili, visto che non ne ho ancora vista una, ma suppongo di sì.

Viola la raggiunge e la sgrida. Sul mio volto appare un piccolo sorriso. Trovo Cherie simpatica, nonostante i suoi istinti suicidi e il tono della sua voce.

«Andiamo» mi dice Aiko, «ti offro un caffè»

Ci infiliamo nel bar di prima e chiede alla barista di portarci due macchiati. Non so come faccia a sapere che a me piace il macchiato, ma non dico niente. Ci sediamo ad un tavolo rotondo e guardiamo alcuni ragazzi più grandi di noi che parlano ad un tavolo più in là.

«Quelli sono i Diplomati Stanchi» esclama.

La guardo, senza capire bene ciò che dice. Credo di aver sentito male, così le chiedo di ripetere.

«I Diplomati Stanchi. Sono dei ragazzi o delle ragazze che si sono diplomati a giugno, ma che hanno deciso di non trovarsi un lavoro e di spendere i loro risparmi in drink al bar»

Allora ho capito bene. Annuisco e li guardo per qualche istante. Saranno almeno una decina, tra ragazzi e ragazze. Mi colpisce il ragazzo più alto, forse proprio perché ha appena cambiato posto sul divanetto.

«Non so come si chiami» dice all'improvviso Aiko, «ma era piuttosto famoso quando ero bambina. Ha perso entrambi i genitori in uno dei cinque misteriosi incendi. Ad ogni modo, ha solo un anno più di noi e ha lasciato la scuola dopo due settimane»

Lo guardo ancora. Sembra divertirsi in mezzo a tutte quelle persone. Ride sguaiatamente, sorseggia un liquido arancione e impreca costantemente. Non mi sembra un bravo ragazzo, perciò decido di smettere di guardarlo. Quando abbasso il capo, trovo la tazza di caffè.

Alzo lo sguardo e la cameriera mi sorride. La ringrazio, un po' a disagio, poi sorseggio la bevanda calda. È buona, ma non è il caffè italiano a cui sono abituata.

Restiamo a lungo sedute al bar, nonostante il rumore che fanno quei ragazzi. Il Teppista – così ho deciso di chiamarlo – è seduto su un divanetto nero e sta guardando i suoi amici. A guardarli sembrano tutti molto più grandi di lui, perciò mi chiedo per quale motivo debba uscire con gente del genere. È forse colpa loro se è diventato così? Se ha abbandonato la scuola e sta spendendo i suoi risparmi in questo?

Aiko mi sfiora il braccio.

«Se non la smetti di fissarlo» mi dice, «si accorgerà di te. E allora saranno cavoli amari per entrambe. Io mi so difendere fisicamente, ma non credo che tu possa indebolirli facendo spaccate e quant'altro»

Le scocco un'occhiata.

«Non facevo ginnastica artistica. Ho fatto danza moderna, Aiko»

Alza le mani, a mo' di scusa. «Chiedo perdono»

Sbuffo. Aiko è decisamente la persona più acida che io conosca e questo non mi piace per niente. La trovo un po' pignola e fastidiosa, soprattutto in questo momento. Ma sono sicura che diventeremo amiche, o perlomeno è quello che sento.

Finisco di bere il caffè, poi le chiedo di andare a pagare. Non voglio restare in questo bar un minuto di più.

Quando esco dal bar, mi giro un istante, perché credo di aver sentito qualcuno chiamarmi. Ma con mia grande sorpresa, vedo solo il Teppista, che mi sta guardando con curiosità. Non sembra ammiccare, è solo curioso... forse sa chi sono? È decisamente impossibile, visto che non c'è niente che ci lega.

Supernatural Creatures 1 - La Dominatrice dell'AcquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora