11. L'ira di Severus

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La mattina successiva Severus si svegliò fra le urla dei genitori. Litigavano, ancora una volta, come tutte le altre volte, senza mai un vero motivo per cui discutere. Le stupidate più semplici, banali ed infruttuose erano terreno fertile per sfogare le loro frustrazioni; loro litigavano e basta, non sapevano fare altro quando erano insieme. Severus aveva smesso di pensare se avessero mai vissuto così anche quando erano giovani; perché decidere di avere un figlio se poi quello ea il clima in cui lo avrebbero fatto crescere. Era egoista da parte loro, estremamente prepotente e assolutamente impropinabile a chiunque. Severus restò in camera sua aspettando che tutto finisse ma il tempo sembrava non passare mai; si preparò in fretta indossando una grossa camicia malconcia, una delle poche che aveva.
-"Ci mancava solo quel maledetto piccione in casa. Quanto è caduto in basso questo posto da quando quel ragazzino ha ereditato i tuoi malefici, ed è tutta colpa tua. Solo colpa tua! Hai sangue maledetto nelle vene e glielo hai passato a lui!!" stava gridando Tobias, probabilmente sempre con quel suo fare minaccioso, alzando le mani ed intimidendo sua madre.
-"Hai abusato dell'alcol ancora una volta, smettila di dire così, smettila! E' tuo figlio! Nostro figlio!!" strillava Eileen, ormai con la voce spezzata.
Severus udì dei sordi rumori, stavano alzando le mani l'uno sull'altro, ne era certo, e non era assolutamente una novità. Il suo stomaco si arricciò e non trovò il coraggio d'intervenire, c'era qualcosa che lo teneva inchiodato in camera sua: non c'era alcun valido motivo per scendere, si sarebbe solo immischiato in una marea di problemi senza capo né coda. Loro stavano litigando, e loro dovevano sbrigarsela. 
-"Schifoso" continuava a sibilare Severus, digrignando i denti e serrando i pugni. Ne aveva abbastanza, non riusciva più a tollerare suo padre, la sua violenza e prepotenza, come non riusciva più a darsi una spiegazione del perché sua madre non reagisse.
Bhuidhe, sentendo le urla, iniziò a tubare nervosamente e scosse le ali:
-"Non ti preoccupare Bhuidhe, tra due giorni partiremo per Hogwarts e tutto questo finirà, non dovrai sopportare le urla e le litigate dei miei genitori per tanto tempo quanto me... tranquilla...".
Mentre si sistemava la camicia dentro i pantaloni, Severus guardò verso la scrivania dove vi era appoggiata la bacchetta; la prese e se la mise in tasca quando senti delle urla ancora più forti:
-"DOV'E'? E' ANCORA LASSU' CHE DORME? DOV'E'?" ruggì rabbioso Tobias.
-"NO, TOBIAS, NO!!" gridò in un latrato straziante Eileen. Severus sentì un grande tonfo e capì subito che suo padre aveva scagliato sua madre per terra, poi sentì dei fragorosi e rabbiosi passi su per le scale mentre sua madre continuava ad urlare. Lo aveva già fatto altre volte, talmente tante che ormai aveva perso il conto. Non aveva intenzioni di beccarsi delle botte senza alcun motivo, anche se se lo fosse meritato: era ingiusto, non era così che le persone normali discutevano ed affrontavano i problemi. In preda al panico aprì la finestra e si aggrappò alla grondaia, oramai deciso a svignarsela, infischiandosene di tutto il resto:
-"Bhuidhe vieni con me" ma l'allocco fischiava più forte "Bhuidhe dai!!". Nonostante avesse comprato il suo allocco il giorno prima lei gli mostrò fin da subito una grande fedeltà, infatti planò fuori dalla finestra, appollaiandosi sul tetto di fronte.
La porta di camera sua venne spalancata con un calcio da Tobias che si precipitò ad afferrarlo  per la manica, mentre penzolava dalla grondaia. Forse era arrivato il momento di farla finita, di lasciarsi andare e mettere fine a quello strazio che era la vita con la sua famiglia, ma in quel preciso istante l'immagine di Lily con lui ad Hogwarts lo permeò di una forza d'animo e di un coraggio tale che lo spinsero a vedere ancora un altro giorno, a darsi un'altra possibilità. Tobias lo strattonò forte, ancora e ancora, ma Severus riuscì a tenersi ben saldo alla grondaia arrugginita quando Eileen si scagliò contro il marito. Severus approfittò del momento e si calò in fretta giù nella sudicia strada, sentendosi spezzare il cuore in due per aver lasciato sola la madre con suo padre, ma era della sua stessa vita che stava parlando, e rimanere in casa Piton un secondo di più gliela avrebbe prosciugata nel giro di poche ore, soprattutto in quel clima di follia. Udì di nuovo le grida del padre ed intuì che aveva intenzione di seguirlo quindi cominciò a corre più veloce che poté, il fiato corto e il gusto del sangue in bocca per la fatica. Affiancò il sudicio canale dietro casa sua, s'infilò in strade minori, malfamate e tetre; il puzzo della ciminiera gli penetrava nei polmoni rendendogli difficile la ventilazione durante quella disperata corsa.
Arrivò al quartiere medio, dove numerose bancarelle della lana costeggiavano i lati della strada. Severus rallentò per prendere fiato e osservò i magnifici colori delle tessiture quando, puntualmente, venne additato come tutte le altre volte, solo perché il suo abbigliamento malconcio e nient'affatto curato lo traviava per un poco di buono:
-"Adesso mandano i ragazzini a rubare, eh?! Non ci fai pena, vattene!" gli urlarono contro alcuni commercianti, uno dei quali lo calciò nel didietro, buttandolo a terra. Severus stava solo guardando e rubare era ben lungi dai suoi pensieri. Corse via anche di lì: non c'era luogo al mondo dove fosse accettata la sua presenza, ma era sicuro che Hogwarts lo avrebbe accolto a braccia aperte, comunque fosse andata.
Finalmente raggiunse il suo posto prediletto fuori dalla malsana Cokeworth, all'ombra del salice, immerso tra le pittoresche mura: il suo posto segreto. Si sdraiò a terra e, con sua grande sorpresa, Bhuidhe planò accanto a lui. Lo aveva seguito per tutto il tempo senza nemmeno farsi vedere, erano inseme da poche ore ma già provava un amore ed un affetto sconfinati per lei.

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