43. L'altro

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Il settimo anno era la fase risolutiva e decisiva per ogni mago e strega del Mondo Magico inglese. Chiunque, anche il più fannullone negligente, avrebbe osservato con attenzione e laboriosità le competenze richieste dalla commissione d'esame rappresentata dalle più alte cariche magiche della Gran Bretagna. I M. A. G. O. erano qualcosa di assolutamente -e comprensibilmente- temibile invece per chi, come Severus, desiderava uscire da quella scuola a testa alta, con fierezza e un diploma da capogiro in tasca: era uno scoglio che per essere superato richiedeva sangue, sudore e fatica sommate a lunghe sessioni di studio e una buona quantità di ampolle di soluzione risvegliante chiuse nel comodino accanto al letto. Persino Avery e Mulciber -che erano sempre stati un po' scansa fatiche in quegli anni, seppur intelligenti e pericolosamente abili- si erano ripromessi di studiare tutto l'anno: Severus non ci avrebbe creduto fintanto che non li avesse visti chini notte e giorno sui tomi polverosi della biblioteca. Con Rosier e Wilkes invece non c'era di che preoccuparsi: erano certamente due scalmanati, ma anche piuttosto responsabili e con un senso del dovere quasi invidiabile. Regulus invece era fuori dal discorso, purtroppo. Per lui si sommava al settimo un altro lungo e tedioso anno rispetto a tutti loro e a Severus dispiaceva terribilmente quell'anno di differenza che avevano.
Eppure non c'era nessuno tra gli studenti, nessuno, che potesse eguagliare Severus in abilità, competenza, potenza e scaltrezza accademica; questo lui lo sapeva bene. Persino i suoi amici, seppur potenti e pericolosi, non potevano vantarsi di un tale prestigio; solo che Severus non amava particolarmente decantare le sue potenzialità ai quattro venti, non ne sentiva davvero la necessità. Preferiva piuttosto rimanere nell'ombra e "attaccare" al momento più opportuno: attendeva il preciso istante d'azione, agiva e frastornava i coetanei con la sua imprevedibilità, stimolando quella piccola, indefinibile e intangibile ghiandola di timore e esilarante diffidenza in tutti i suoi coetanei. Si sentiva sempre di più come una serpe nel suo buco oscuro -molto più simile ad un abisso di nefandezze.

Quell'anno aveva abbandonato Cokeworth e sua madre di corsa; solo sull'Hogwarts Express si pentì leggermente di essersi congedato così frettolosamente, ma era davvero arrabbiato con lei. Quell'estate Eileen era stata tremendamente, miserabilmente e antiteticamente partigiana [1]. Immediatamente dopo le elezioni suppletive del governo britannico di quell'anno, Tobias aveva avuto numerosissimi e ostici problemi sul posto di lavoro, rischiando addirittura di perderlo per delle follie sindacaliste che lo resero ancora più bruto e burbero di sempre. Per almeno due settimane, a casa Piton di Spinner's End, si respirò un'aria che Severus sostenne a fatica, sollevato solo dalle lettere dei suoi amici. Lucius si era dimostrato disponibile ad ospitarlo più e più volte, addirittura raggiungendolo un pomeriggio appena fuori città, ma Severus declinò sempre il suo invito temendo -senza mai dirglielo esplicitamente- di disturbare.
Eileen invece, da quella situazione, non poteva che trarne una sorta campo fertile su cui ricostruire qualcosa di solido e sensato, ma agì da stupida. Invece di fare scacco matto a Tobias, aveva preso le sue difese, lo aiutava, lo supportava e lui sembrava essersi miracolosamente ammansito. Di fatto e certo c'era una sola cosa: la magia era quasi del tutto sparita in quel di casa Piton e Severus si convinse sempre di più dell'effetto distruttivo e intimidatorio che aveva nei confronti di Tobias. Più volte era stato tentato di usarla solo per vedere suo padre tornare ciò che era davvero, sbattendolo prepotentemente in faccia ad Eileen, ma non lo fece proprio per il suo bene. Avrebbe dovuto gioire nel vedere i suoi genitori darsi una sorta di 'tregua', ma la realtà era che ne era completamente disgustato; immotivatamente e assurdamente ripugnato. Forse perché tutti, alla fine, si riconciliavano in una sorta di 'lieto fine', mentre invece lui il suo 'e vissero per sempre felici e contenti' lo aveva perso -molto probabilmente- per sempre.

Ad Hogwarts non c'era una, sola maledetta cosa che non gli ricordasse i bellissimi anni passati lì con Lily, e puntualmente si rendeva conto di essere così tristemente solo da far pena a se stesso. E gli amici non c'entravano; loro erano tutt'altra cosa.
Nonostante la guerra, tutti apparivano così innaturalmente felici che desiderò veder calare un velo di disgrazia e tormento su ognuno di quei volti solari e raggianti che lo "schiaffeggiavano" e beffeggiavano ogni volta, che fosse in Sala Grande, per i corridoi o durante le lezioni.
La verità era che gli mancavano i sorrisi di Lily, la sua costante presenza e la sua benedetta amicizia; gli mancava la sua genuinità e quella disarmante bellezza che lo aveva messo alle strette fin troppe volte. Anche se la vedeva quasi tutti i giorni durante le lezioni o per i corridoi, era come se fosse diventata un fantasma; uno spettro lontano e letalmente noncurante di lui. Gli mancava tutto di lei e Severus si sentiva morire lentamente ogni volta, sempre di più, come se una spada di Damocle pendesse contemporaneamente sulla sua testa e sul suo cuore. Eppure non riusciva a dimenticarla, di sicuro non finché avessero frequentato la stessa scuola, ma Severus era incerto anche sull'effettiva veridicità dell'ultima realtà.
La amava, anche se nutriva il sospetto di essere stato un mero passatempo per lei, un campo di gioco e formazione per saggiare meglio il territorio 'ragazzi' e lanciarsi poi definitivamente nell'arena, abbandonandolo sulle soglie della vita e della solitudine. Una qualsiasi altra persona normale avrebbe mandato al diavolo tutto e si sarebbe costruita una vita ed un futuro con nuove persone, nuove esperienze e nuovi amori; lui invece si sarebbe lanciato e prostrato ai piedi di Lily a supplicare perdono. Desiderava fermarla in un corridoio, lasciarsi accarezzare dai suoi meravigliosi grandi occhi verdi e sentire la morbidezza delle sue labbra, anche solamente di quel piccolo e prezioso angolo di dolce contatto che gli aveva concesso due anni prima.
Lily, la sua presenza-assenza e il suo ricordo lo stavano massacrando e dilaniando da dentro, in modo del tutto innaturale e malsano. Ma lui l'amava ancora.
La sua copia di Pozioni Avanzate continuava ad essere testimone silenziosa della sua rabbia, del suo implosivo e distruttivo rancore che sentiva montargli da dentro come una furia inarrestabile; ma mai, mai, li avrebbe scatenati su Lily. Piuttosto si sarebbe lasciato torturare una vita intera. Desiderava solo amarla e rispettarla; adorarla ogni istante della sua triste, triste vita.
Forse l'unico aspetto di cui era realmente soddisfatto era la totale assenza delle "attenzioni" che gli riservavano Potter e la sua banda. Non lo avevano preso più di mira -solo Sirius Black gli lanciava qualche occhiataccia- e non era più costretto a subire le peggiori angherie fisiche e verbali: era tutto finito, inspiegabilmente e sospettosamente -nonostante la nomina di Potter a Capo Scuola.

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