44. Un adieu

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Aprile era ormai giunto alla fine, l'ansia da esami si faceva più pressante che mai e l'onere di lavoro per ogni materia era diventato indescrivibilmente insostenibile.
Ogni professore stressava gli studenti dei M. A. G. O. ricordandogli la prova finale ad ogni santa lezione, motivo per il quale ci avvicendarono moltissime crisi di nervi da parte di diversi studenti e studentesse. Severus che - in alcune situazioni - nel bene o nel male sapeva mantenere il controllo, non si tormentava più di tanto; per lui era soltanto un ripasso perpetuo e, talvolta, superfluo, ma gli sembrava sempre di essere indietro con il programma; la sensazione di non sapere nulla lo assillava come un'ombra tediosa.
Gli esami erano alle porte e Severus aveva ben poche motivazioni per affrontarli al massimo delle forze. La prima era sicuramente ottenere il voto migliore di tutti e presentarsi al Mondo Magico con un diploma da menzione d'onore; l'altra invece era potersene andare da Hogwarts pur di non doversi sorbire Lily e James-maledetto-Potter che si sbaciucchiavano in ogni maledetto angolo di quell'antico castello, infischiandosene delle regole. Era soffocante vederli in quelle svenevolezze sdolcinate ed equivoche, anche se Severus aveva sperato quasi tutti i giorni della sua vita - da quando aveva conosciuto Lily, o almeno da quando aveva iniziato a nutrire vero e proprio amore e desiderio nei suoi riguardi - di poter essere lui il suo partner, lui a ricevere quei cari abbracci e i sorrisi che scaldavano il cuore. Faceva male pensare che Lily, in due occasioni, si era soffermata ad un timidissimo e tirato contatto di labbra, agli angoli per giunta. Ma non c'era assolutamente nulla che potesse fare; oramai Lily non gli parlava da quasi due anni - se non in rarissimi casi, capitati per puro errore - e sembrava davvero felice al fianco di Potter.
Non gli rimaneva che dedicarsi ai libri, come aveva sempre fatto, pur di evadere da quella dolorosa realtà che gli aveva risucchiato ogni ultimo, minuscolo ed insignificante stralcio di serenità. Oggettivamente - anche se era arduo ammetterlo - gli rimaneva ben poco e la prospettiva di servire il Mago Oscuro più potente del mondo gli sembrava la cosa più sensata da fare: almeno i suoi talenti sarebbero stati apprezzati e convogliati in qualcosa di pratico. Se solo sua madre e - strano a dirsi - suo padre ne fossero venuti a conoscenza probabilmente lo avrebbero scuoiato vivo, soprattutto Eileen; senza parlare che non le aveva nemmeno accennato dell'apprendistato a Bologna, in Italia. Non intendeva dirglielo, almeno per il momento.

Uno degli eventi più soddisfacenti fu senza ombra di dubbio la creazione dell'Incantesimo Muffliato che ovviamente annotò sulla sua copia di Pozioni Avanzate. La sua ultimazione si rese necessaria per poter parlare liberamente con i suoi amici, dovunque volesse, senza che nessun impiccione seccante ficcasse il naso nei loro affari.
Non era stato affatto semplice crearlo; ci aveva speso tanti di quei mesi nel labor limae che sentiva di poterne uscire pazzo, ma ormai qualsiasi obiettivo si prefissasse diventava una vera e propria sfida con se stesso.
Il gioco di parole era stato intrigante: aveva utilizzato un'alchimia etimologica tra l'inglese come radice germanica e, ovviamente, il latino. Impiegando la coniugazione del verbo "to muffle" - che significava 'smorzare - e il sostantivo latino "iato" - che significava 'soluzione di continuità nel tempo e nello spazio' - era riuscito ad ottenere un effetto di isolamento sonoro con un buon raggio d'azione. Praticamente, lanciando l'incanto Muffliato, veniva circoscritta un'area nella quale era impossibile venire intercettati in conversazioni - o comunque partendo di base da una fonte sonora - siccome veniva creato un costante brusio che impossibilitava ogni tentativo di spionaggio.
I suoi amici ne erano così entusiasti che impararono ben presto a lanciarlo in ogni situazione e contesto, a volte anche durante le lezioni.

*

-"Voglio la massima concentrazione" tuonò la professoressa Mallory dal pulpito della sua classe "Dovrete essere attenti, sempre. Non dovete permettere che qualcuno entri nella vostra mente e vi spinga a compiere la sua volontà. Dovete concentrarvi e stare saldi a voi stessi, ai vostri pensieri... alla vostra solerzia. C'è la guerra là fuori e voi dovete saper reagire a qualsiasi tipo di attacco, per voi stessi e per la vostra incolumità" concluse solennemente, al termine della spiegazione della maledizione Imperio; l'ultima delle Maledizioni senza Perdono che avesse spiegato. Non che le restanti due avessero richiesto particolare pratica; l'omicidio e la tortura - ovviamente e giustamente - erano illegali, in particolar modo nelle scuole, anche se Severus aveva avuto abbastanza rabbia in corpo da desiderare di poterle usare su Potter.
-"Vorrei mettervi immediatamente alla prova, ragazzi" disse semplicemente, come se avesse appena chiesto di elencare gli effetti di una basica fattura pungente. Si alzò un mormorio indistinto dalla classe e Severus sentì quasi la perversa voglia di mettersi alla prova, ma restò in disparte, lasciando che le cose si evolvessero naturalmente.
-"C'è qualche volontario?" chiese, facendo andirivieni per la classe, tra tutti gli studenti, con le braccia dietro la schiena "Nessuno?".
Non un'anima viva rispose allo stimolo della Mallory, anzi, sembravano tutti piuttosto turbati; anche Avery, Mulciber, Rosier e Wilkes non sembravano particolarmente entusiasti di offrirsi come cavie alla professoressa. Tra le altre cose, non era particolarmente dolce e docile quando si trattava di mettere alla prova qualcuno; non provava esattamente qualche perverso godimento nelle fatiche altrui, ma sembrava che per lei quella fase fosse del tutto imprescindibile - e non aveva tutti i torti.
-"Avanti dai, voglio qualcuno qui, tipo... ecco sì... Potter e MacDonald verreste qui, per favore?".
I due si fecero avanti: Potter spavaldo come sempre, Mary MacDonald invece sembrava piuttosto scettica della cosa. Si sistemarono al centro dell'aula e la Mallory chiese a tutti i restanti studenti di posizionarsi in fila dietro la cattedra, il che voleva dire una sola cosa: prima o poi sarebbe toccato sottoporsi alla Maledizione Imperio ad ognuno di loro. Severus era abbastanza tranquillo, aveva in mente un trucchetto che - probabilmente - avrebbe funzionato.
La Mallory si sedette morbidamente alla cattedra - sistemando il lungo mantello sulla superficie scura della scrivania - e puntò la bacchetta dinanzi a lei.
-"Imperio" mormorò e all'improvviso Mary MacDonald prese a correre per la classe. Si alzò qualche risata e la professoressa fulminò con lo sguardo i maleducati che - evidentemente - ancora non avevano compreso la difficoltà - e pericolosità - della cosa.
La giovane Grifondoro correva, sempre più veloce e facendo scatti improvvisi per invertire la direzione: sembrava completamente fuori di sé. Continuò così per un minuto intero e non accennò a contrapporsi minimamente alla maledizione della professoressa.
-"Ora Potter..." lo richiamò, e Severus affilò subito lo sguardo per studiare ogni modalità di applicazione del maledetto quattrocchi.
-"Imperio" disse la strega, ancora una volta, e Potter iniziò a saltare sul posto. Era ridicolo e piuttosto buffo; gli occhiali minacciarono di scivolargli giù dal lungo naso più e più volte. Solo allora iniziò a correre e saltellare.
-"Potter ti devi opporre!" sbraitò la Mallory e Potter scattò, invertendo la rotta di marcia e precipitandosi vicino alla vetrata "Opponiti, perdiana, se vuoi diventare un Auror non puoi permetterti una prestazione del genere. Opponiti!!" urlò ancora e Severus sentì un profondo e serpentino moto di soddisfazione vedendo Potter fallire; era chiaro che un pavone arrogante come lui non fosse in grado di controllare la propria volontà.
Mano a mano tutta la classe provò ad opporsi alla violenza della maledizione della professoressa Mallory: gli amici di Severus riuscirono a contrastarla più volte, resistendo all'influsso magico con grande vigore e lo stesso valse per Lily. Anche lei era stata in grado di opporsi alla maledizione con discreto successo, anche se Severus si aspettava decisamente di più da lei: probabilmente l'influsso d'imbecillità di Potter aveva attecchito per effetto osmosi.
-"Piton, tocca a te!" lo chiamò la Mallory e Severus non indugiò un secondo; si fece avanti, dritto sulla schiena e facendo profondi respiri. Si sistemò in mezzo all'aula e svuotò la mente, completamente.
-"Imperio!" mormorò lei, puntandogli contro la bacchetta e un potente flusso magico lo perforò proprio in testa, come se gli avesse trapassato il cranio e si fosse insinuato nel cervello.
Corri per la stanza.
Sentì chiaramente la voce della professoressa insinuarsi nella sua mente - senza che lei avesse dischiuso minimamente le labbra - percuotendo e sbatacchiando ogni parete cerebrale per poi insinuarsi nella zona del cervelletto [1].
Corri per la stanza, Piton!
Lo scandì più violentemente che poté, ma Severus resistette all'impulso: l'Occlumanzia si stava rendendo più efficace che mai e fu grato a sua madre per quello.
Salta sul posto.
Un colpo bruciante lo folgorò sotto la nuca; i nervi del corpo fremevano quindi iniziò a chinarsi su se stesso. Non poteva e non voleva in alcuna maniera piegarsi al suo volere; lui era padrone del suo corpo e lui soltanto. Si rannicchiò, costringendosi - con titanico sforzo - ad appigliarsi alle gambe con le braccia: iniziava a fare male.
Attaccami.
Una scarica magica elettrizzò - ancora una volta - il suo cervelletto e lo costrinse a muovere le mani verso la sua bacchetta, riposta nella fondina dei pantaloni. Lottò, contrasse i muscoli e si obbligò a bloccare gli arti.
-"NO!!" urlò, sprigionando un flusso magico che depurò la sua mente e cacciò fuori dalla sua testa la voce della strega.
Vide chiaramente la professoressa sussultare e indietreggiare a causa della risonanza d'urto magica: atigliò la cattedra con le dita e sgranò gli occhi, completamente attonita.
-"Porca troia, Severus" sospirò energicamente Mulciber e la Mallory lo fulminò con lo sguardo.
-"Punizione, Mulciber!"
-"Ma...?!"
-"Non ammetto un linguaggio simile nella mia classe, ci siamo intesi?"
-"Sì, professoressa" bofonchiò lui, ignaro di Avery, Rosier e Wilkes che, dietro di lui, si piegavano in due dalle risate. Solo allora la Mallory si concentrò di nuovo su Severus che -notò- era scandagliato ferocemente da tutti gli alunni presenti in aula.
-"Piton... Era eccellente" osservò lei, alzandosi dalla cattedra e raggiungendolo con piccoli passi ben pesati "Come diavolo hai fatto?"
-"Mi sono opposto, professoressa" mentì, in parte. L'Occlumanzia si stava rivelando una fedele alleata; quasi si esaltò mentalmente per la cosa. Lei era completamente guardinga, lo studiava in volto come se dovesse scorgere un segreto inconfessabile tra i suoi lineamenti. Solo quando si soffermò sugli occhi Severus comprese che non padroneggiava la Legilimanzia, altrimenti l'avrebbe sentita invadere i suoi pensieri - che era molto diverso dalla Maledizione Imperio.
-"Capisco" ridusse gli occhi a due fessure che, anche da così piccoli, riuscirono a trafiggerlo con il loro bagliore azzurro "Be', qualche margine di miglioramento potrebbe starci, tuttavia non ho mai visto qualcosa di simile in tutta la mia vita... Complimenti, Piton".
Severus annuì; era stato un poco doloroso, ma dopo tutti quegli anni di pratica occlumantica sarebbe stato un disonore non riuscire nemmeno ad arginare l'influsso magico estraneo: gli sembrò del tutto normale. Chinò il capo e si diresse nella fila di quelli che avevano già provato.
-"E..." insinuò la professoressa, sistemandosi per la prossima cavia de mietere "Cinquanta punti a Serpeverde. Se li è meritati".
Tutti i colleghi di Severus si lasciarono ad una silenziosa esultanza generale, accompagnandola con gesti di tifo amichevoli; alzò lo sguardo e notò gli occhi di Lily posati su di lui che lo studiavano. Era passato molto tempo dall'ultima volta; in un primo momento avvampò per l'emozione, poi represse quell'istinto cordiale ricordando a se stesso che non c'era speranza alcuna: lo stava guardando solo per le sue straordinarie abilità - e forse per un pizzico di gelosia mal riposta.
Vennero sottoposti per un altro turno alla Maledizione poi, a mezz'ora dalla fine della lezione, la professoressa gli concesse un meritato - e libero - riposo; si sedettero addirittura a terra, ascoltando le ultime spiegazioni della professoressa: lei parve non dare peso a quello slancio di libertinismo stravagante.
-"Qualcuno desidera farmi vedere dei progressi in Difesa contro le Arti Oscure? Qualche Patronus?".
-"Sì, professoressa Mallory!" fu la voce di Potter a spiccare dal gruppo di studenti a terra. Severus fece scattare gli occhi nella sua direzione e lo vide alzarsi, porgendo poi la mano a Lily che lo seguì a rotta di collo, pendendo dalle sue labbra.
-"Davvero?" chiese la professoressa, ora più rilassata e serena "Siete riusciti? Fatemi vedere...".
Entrambi si sistemarono al centro dell'aula e i restanti presenti si rizzarono progressivamente sulla schiena per vedere meglio; Severus deglutì sonoramente. Senza riuscirselo a spiegare, la paura iniziò a scorrergli sotto la pelle: paura di dover assistere a qualcosa di molto, molto spiacevole.
I due mormorarono qualcosa e Severus vide chiaramente Lily chinare il capo, a simulare un invito d'iniziativa al suo compagno. Potter si schiarì la voce ed alzò la bacchetta:
-"Expecto Patronum!" esclamò e un grosso cervo scaturì dalla sua bacchetta; prese a saltellare per la classe con eleganza, quindi Lily si fece avanti e parlò:
-"Expecto Patronum!" prorompette lei e una elegante cerva d'argento balzò dalla punta della bacchetta; Severus sentì contorcersi le interiora e una rimbombante sensazione di pesantezza lo colse alla testa. La cerva continuò nella sua corsa, zampettando e saltando allegra; solo alla fine intrecciò il suo percorso con la baldanza del cervo-Patronus di Potter. Si fermarono e intrecciarono i lunghi colli a simulare un tenero abbraccio; Severus non la perse d'occhio, la studiò in ogni minimo dettaglio accorgendosi sempre di più dell'assurda somiglianza con la padrona. Lentamente i Patronus scemarono e non appena la forma eterea della cerva d'argento di dissolse nell'aria, Severus la sentì riecheggiare nel suo petto in un riflesso magico. Si sentiva strano, leggero, ma con un senso di nausea che lo costrinse a boccheggiare per qualche momento.
-"Però...!" applaudì la Mallory "Ottimo lavoro, ma sinceramente mi aspettavo un simile risultato..."
-"In che senso, professoressa?" chiese Lily, sorridendole.
-"Nel senso che vedere te e Potter sempre appiccicati mi aveva già fatto scommettere sull'esito dei vostri Patronus!" sogghignò e di rimando lo fece anche Lily, stringendo la mano a Potter e facendola dondolare un poco "Un cervo e una cerva... una coppia di fatto, insomma! Non è difficile che due persone legate sentimentalmente condividano la stessa specie di Patronus. Nell'estremo dei casi, ma è piuttosto raro, si arriva addirittura ad avere lo stesso Patronus...".
Severus rabbrividì: un simile risultato richiedeva una complicità salda, sincera e fu costretto a reprimere un conato di vomito con tutte le sue forze pur di non pensare a quale livello d'intimità fossero arrivati i due: come, dove, quando e soprattutto perché! La nausea e i giramenti di testa si fecero così prepotenti che fu costretto ad alzarsi dal posto per correre fuori dalla classe: sentì di poter rimettere l'anima da un momento all'altro per il dispiacere. Fortunatamente la campanella suonò in quello stesso momento e la sua fuga passò inosservata tra lo sciamare dei suoi colleghi.
-"Severus!" lo richiamò Rosier "Severus, aspetta!"
-"Dimmi, Evan..." bofonchiò Severus, girandosi lentamente e deglutendo il conato di vomito che non gli dava tregua.
-"Ci potresti insegnare come hai fatto a respingere così bene la Maledizione Imperio? Sai, sarebbe utile sapere-"
-"Sì Evan, lo farò" lo interruppe portandosi una mano alla bocca "Ora datemi un momento" si voltò e corse verso i bagni, appena in tempo.
Vomitò e lo sforzo gli fece bruciare gli occhi - insieme alle lacrime amare: Lily e James Potter condividevano la stessa specie di Patronus e tremava al sol pensiero di quale potesse essere l'esito del suo, ora che aveva visto quello della ragazza che amava.

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