46. Il richiamo della strega

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-"Expecto Patronum" la voce di Severus separò delicatamente l'aria.
La cerva d'argento scaturì dalla punta della sua bacchetta e trottò allegramente tra gli alberi del bosco dietro Villa Malfoy. Tutt'intorno era buio e l'aria umida della prima settimana di settembre condensava in una patina chiara sui freschi e sparuti ciuffi d'erba; gli animali notturni cantavano il loro richiamo di letargo e Bhuidhe saltellava da un ramo all'altro, alla ricerca di una buona preda da gustare.
Severus guardò la cerva d'argento muoversi agilmente tra la boscaglia e, prima di rialzarsi da terra dalla scomoda posizione, la costrinse ad avvicinarsi a lui. Avanzò lentamente, chinando il lungo collo e battendo le palpebre: i suoi occhi erano così simili a quelli di Lily...
Severus si asciugò nervosamente una lacrima tracimata e tirò su con il naso: Lily gli mancava, più di quanto potesse ammetterlo a se stesso, molto più di quanto effettivamente le parole potessero spiegare. Era dura non poterlo confessare a nessuno; tenersi dentro quell'inferno era molto più doloroso di quanto avesse potuto prevedere, di un dolore che gli oscurava l'anima, gli faceva male quasi fisicamente. A volte cercava di rimembrare i bei momenti passati con lei e, fatalmente, evocava inavvedutamente scenari dove loro due erano i protagonisti di una semplice storia e accomunati dal medesimo incommensurabile amore: quei frangenti sortivano - più o meno - lo stesso effetto delle immagini proiettate nello specchio delle Emarb ad Hogwarts.
Anche Hogwarts, il suo conforto e le sue agiatezze gli mancavano; non che Villa Malfoy non ne fosse munita, nient'affatto, ma quell'antico castello nel profondo nord della Scozia era una storia completamente diversa.
Asciugò una seconda lacrima, senza essere in grado di fermare quelle successive, quindi la cerva d'argento sparì e il buio lo avvolse in una rinnovata e ancora più lugubre oscurità. Si alzò da terra, scoccò un bacio tra il piumaggio di Bhuidhe e ripercorse la strada del ritorno, lasciando l'allocco libera di cacciare e sgranchirsi le forti ali. Di lì a poco sarebbe dovuto partire per una riunione col Signore Oscuro insieme ad altri commilitoni, compreso Lucius.
Regulus era tornato ad Hogwarts da qualche giorno e Severus si era sistemato in una stanza dell'immensa Villa Malfoy: con i padroni di casa si vedeva durante i pasti e qualche pomeriggio, il restante tempo li lasciava ai loro affari e alla lecita intimità facendo lunghe escursioni nella campagna e nel bosco - oppure studiando all'aperto la grammatica italiana.

-"Severus, eccoti" disse Lucius, mentre si sistemava i grandi bottoni argentati della casacca in pelle imbottita, degna dell'alta moda magica "Sei pronto?"
-"Sì" mormorò, controllando che la cintura reggesse la tunica corta che indossava. La luna splendeva alta nel cielo, piena ed estremamente vicina alla terra; bagnava il tetto e le merlature della villa creando ombre distanti.
-"Ottimo... allora andiamo" gli afferrò la mano e sentì lo strappo all'ombelico.

Atterrarono nei pressi di un boschetto fronzuto attraversato da un piccolo torrente; le foglie frusciavano moderatamente e lo scroscio dell'acqua era un sottofondo piacevole e soporifero.
-"Da questa parte" lo chiamò Lucius e s'incamminarono laddove la boscaglia si faceva più rada.
Non ci volle molto prima di arrivare a destinazione; Severus sgranò bene gli occhi e mise a fuoco il meraviglioso castello - di modeste dimensioni, ma pur sempre un casello - in puro stile neogotico, le pietre erano molto scure e da alcune finestre filtrava una luce verdastra molto simile a quella della sala comune di Serpeverde.
Si avvicinarono al portone in ebano e Lucius bussò più volte facendo battere il batacchio sul legno; qualche istante dopo aprì un piccolo elfo dagli occhi stanchi che li fece accomodare.
Attraversarono un lungo corridoio ed arrivarono ad un salotto elegante, illuminato solamente dalle fiamme nel camino. Severus affilò lo sguardo notando Wilkes e Rosier; c'erano anche due uomini tra i trenta e i quarant'anni, uno con barba e capelli scuri, l'altro più glabro e biondo. Stavano tutti conversando adagiati morbidamente alle poltrone.
-"Ah, Lucius! Accomodati pure" fece l'uomo con la barba, il tono era del tutto neutrale.
-"Buonasera Augustus"
-"Vedo che porti qualcuno con te"
-"Sì, un mio amico. È un novizio, ma se la cava piuttosto bene..." mentre Lucius stava spiegando, l'uomo con la barba si fece avanti ed allungò la mano, Severus gliela strinse.
-"Severus Piton"
-"Augustus Rookwood".
Anche l'altro uomo si fece avanti e Severus scambiò il saluto anche con lui:
-"Corban Yaxley" grugnì, il suo volto era piccolo ed iracondo, gli occhi attraversati da una scintilla di nervosismo; di primo acchito gli parve un tipo decisamente rozzo.
-"Allora, Augustus" iniziò Lucius, accomodandosi alla poltrona "Porti nuove notizie?"
-"Sicuro, ma non vi dirò nulla prima di averlo riferito all'Oscuro Signore... gli Dei solo sanno cosa potrebbe farmi se condividessi delle informazioni anzitempo!"
-"Hai ragione" biascicò Lucius "Ti vogliamo vivo ancora per un po'..." fece un occhiolino a Yaxley e questi sogghignò nel suo bicchiere.
-"E tu, Lucius, hai idea di dove andremo questa sera?"
-"Giusto una mezza idea... credo che ci chiamerà verso nord. Spero non in un luogo troppo freddo, non mi va di congelarmi..."
-"Sono i rischi del mestiere, Lucius. Ma dimmi un po', questi tuoi amichetti che sono appena arrivati in casa mia che sanno fare?"
-"Io ho già ucciso un babbano" Wilkes intervenne prontamente, alzando il mento.
-"Ho ancora le mani pulite dall'omicidio" iniziò Rosier, molto tranquillamente "Ma ho contribuito a catturare l'auror Price e prima di consegnarlo a Flint l'ho torturato per un po'...".
-"Mh" soffiò Rookwood "Non male per dei ragazzini sbarbati. E tu?" chiese a Severus, facendo un cenno nella sua direzione.
-"Non ho ancora avuto l'occasione di mettere in pratica le mie abilità, ma presenzio a questi incontri appunto per fare qualcosa di utile" spiegò Severus, sentendosi un poco stupido.
-"Ancora nulla eh? Da quanto sei con noi?"
-"Da qualche settimana"
-"Anche i tuoi amici, eppure loro hanno già contribuito e asservito all'Oscuro Signore. Datti una mossa, qui non ci servono dei pivelli..." il suo tono irrisorio e stizzoso lo fece avvampare dalla rabbia.
Per la prima, vera volta nella sua vita Severus rimase corto di parole, sentendo le orecchie andare a fuoco per lo scherno appena ricevuto; la risata sommessa di Yaxley non fece che peggiorare le cose, Wilkes e Rosier invece abbassarono la testa: loro sapevano bene quanto fosse effettivamente il suo valore e dove si spingessero le sue abilità. Rimase in silenzio ad incassare, quando Lucius ebbe un tremito.
-"È l'ora" bofonchiò Yaxley, tirandosi su la manica sinistra della giacca. Svetto un grosso tatuaggio nero, un marchio di un serpente che fuoriusciva dalla cavità orale di un teschio; si muoveva un poco nella pelle, come se fosse vivo. Era un effetto forse un po' troppo appariscente e sciorinato, ma comunque di un certo fascino lugubre.
Uscirono dal castelletto e Lucius tirò su la manica, così fecero anche Rookwood, Wilkes e Rosier; Severus si sentì ancora più stupido ad essere l'unico a non avere ancora il marchio, quindi afferrò il braccio di Lucius e sentì smaterializzarsi ancora.

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