Bad Boy Down [Exo&Bts]

✣Episodio 37✣

Rose si tolse dai capelli una minuscola foglia, accartocciata su se stessa come un foglio di carta.
Sedeva sulla stessa panchina di pietra su cui aveva baciato Jimin la prima volta, le sembrava fossero passati anni. Dietro di lei si ergeva il bellissimo roseto, ogni giorno più rigoglioso, che Jimin coltivava fin da piccolo.
I rami della pianta erano cresciuti a dismisura, Rose vi posò uno sguardo assorto. Jimin non li potava da troppo tempo, per questo erano diventati intricati rovi colmi di spine, se Rose avesse tentato di cogliere uno dei boccioli di rosa, si sarebbe certamente ferita.
Poco dopo sopraggiunse Jimin, con uno sguardo preoccupato.

«Ultimamente hai sempre quello sguardo.» commentò Rose.
Jimin si sedette accanto a lei esausto, poi si passò una mano sulla tempia massaggiandola.
«Ho sempre questo mal di testa... non mi lascia più in pace.»
«Qualcosa ti preoccupa?»
«Nulla di cui tu debba preoccuparti.»
«Ma io vorrei aiutarti.» insistette la ragazza seriamente preoccupata.
«Cose che riguardano la mia famiglia... non capiresti.»
Rose fece una smorfia di disapprovazione.
«Vorrei cercare di capirti Jimin, praticamente non so nulla della tua famiglia. Non sembra che siate solo coltivatori di specie di fiori. So che c'è dell'altro.»
Jimin sospirò.
«Rose... per favore. Non ti impicciare.»
Quellultima frase risuonò più brusca del solito.
«Scusa... sono solo... nervoso. Non mi va di parlarne.»
Rose abbassò il capo. Cercava davvero di comprenderlo e di supportarlo.
«Posso aiutarti a distrarti? Perché non usciamo un pochino? Siamo sempre chiusi qua in casa...»
Jimin si illuminò di colpo.
«Ho progetti migliori per te, mia principessa.»
Quella luce negli occhi del ragazzo, poteva significare solo una cosa: Jimin voleva andare in camera da letto con Rose.
La ragazza scrutò negli occhi di lui, cercandovi qualcosa di più di un semplice desiderio sessuale che l'aveva improvvisamente colpito.
Voleva che lui la trattasse come la propria ragazza, come un'amica, come qualcuno di cui fidarsi e con cui parlare liberamente.
Ma mentre pensava a ciò le labbra di lui si stavano già muovendo sul suo collo, percorso da un intenso brivido. La sua pelle pallida divenne calda e rilassata al tocco di Jimin.
«J-jimin...» mormorò la ragazza cercando di fermarlo, ma era sempre più difficile non arrendersi completamente a lui.

Chanyeol vide i due uomini più fidati del Geco, parlare in un angolo della sala, dove il ballo di beneficienza organizzato da draghi stava avendo luogo.
Uno di loro aveva il naso piatto e schiacciato, in mezzo ad una testa ovale e calva, un pizzetto sottile e uno sguardo minaccioso sotto le sopracciglia scure. L'altro portava i capelli lunghi, tirati all'indietro, il tatuaggio del drago gli spuntava dal colletto della camicia grigio fumo.
Chanyeol si avvicinò di soppiatto, nascondendosi tra la folla.

Stavano parlando tra loro fissando il pover Jungkook, che sembrava un ragazzino sperduto in mezzo alla tana del lupo.
Molti dei presenti lo squadravano dalla testa ai piedi con circospezione, chiedendosi probabilmente chi fosse e da dove fosse uscito fuori un ragazzino dal viso così paffuto e angelico.

«E se fosse una spia dei datura?»
«Se lo fosse che cosa sarà venuto a fare qua?»
«Sappiamo che c'è qualcuno che gioca sporco tra noi, qualcuno dei datura, probabilmente è così che hanno saputo la locazione del ballo di sta sera. E hanno mandato questo tizio affinché non sospettassimo di loro.»
Quello con i capelli tirati all'indietro fece una smorfia di riflessione, accarezzandosi il mento pensieroso.
«Non sono sicuro. Sembra solo un ragazzino.»
Quello calvo invece sembrava convinto che Jungkook fosse una spia.
Chanyeol si sentiva sempre più inquieto. Che Jungkook fosse una spia dei datura lo escludeva. Ma se nessuno dei presenti lo conosceva, allora cosa stava facendo?

Poi, il ragazzo con la camicia bianca, salì inaspettatamente sul palco che era stato adibito per permettere ad un piccolo complesso musicale di suonare una rilassante musica di sottofondo.