✣Episodio 40✣

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Chanyeol non poteva distinguere che la confusa sagoma del padre, dietro al paravento. La camera del Geco, il capo dei draghi della peonia, era grande e spaziosa, semi oscurata da tende di carta rossa.
Chanyeol cercava di scrutare oltre quella barriera posta tra lui e il suo unico famigliare, cercandovi nemmeno lui sapeva cosa. Non era l'affetto, non più. Aveva imparato fin da bambino a non cercare quel tipo di amore dal padre. Però dietro quella grande figura misteriosa, di cui quasi aveva scordato la fisionomia, si nascondevano le risposte per Chanyeol, il motivo per cui era nato in quella famiglia, il motivo per cui aveva dovuto sporcarsi le mani di sangue. Ma soprattutto il motivo per cui aveva rinunciato senza remore alla sua umanità solo per non deludere il padre.

«Non provo delusione per qualcuno che non considero nemmeno. Non ha importanza quanto in basso tu possa cadere, o quanto vergognosa sia la tua vita. Tuttavia credo che un drago non possa permettersi di lasciarsi prendere in giro pubblicamente da un bambino inutile.»
Chanyeol non rispose, non poteva dire nulla contro la figura che lo ossessionava più di tutte. Poteva solo lasciarci colpire da quelle parole.

Il Geco sospirò, rassegnato.

«Ti dovrai occupare della faccenda, da solo. Nessuno insabbierà per te le voci. Non hai a disposizione i miei uomini questa volta.  Nel frattempo mi occuperò della questione datura. La spia che abbiamo nei datura ha portato più informazioni in questi pochi mesi che tu in anni. Ormai è fatta. Sappiamo come stanarli una volta per tutti.»
Chanyeol rabbrividì. Sembrava proprio che stesse per accadere qualcosa di terribile. Che cosa aveva in mente il Geco?

«Tutto tornerà al suo posto, molto presto, dobbiamo solo prendere la ragazza.»

Rose si ritrovava sempre più spesso da sola in quella immensa villa. Passeggiava nei corridoi, il cui marmo specchiava il riflesso delle colonne portanti. I suoi passi erano incerti, forse perché un po' si sentiva in imbarazzo nella casa sconosciuta di Jimin. Ben più grande di qualsiasi palazzo avesse mai immaginato. Ben più grande della soffitta di casa sua, quando giocava ad essere una principessa insieme a Sehun da bambini.

Jimin era sempre più irrequieto, ogni giorno che passava, il suo animo sembrava intorbidirsi sempre di più. Anche il biondo splendente dei suoi capelli si stava spegnendo, lasciando posto al nero corvino del suo colore naturale.

Immersa nei suoi pensieri non si accorse di Hoseok che si stava avvicinando.

«Ehilá bellissima fanciulla!» esclamò il ragazzo in preda alla sua solita inspiegabile gioia.
Rose sussultò spaventata.
«Ho-hoseok-si!! Mi hai spaventata a morte!»
«Allora è vero quel che dicono di te. Delicata e sensibile come i petali di una rosa.» commentò il ragazzo facendo un breve inchino.
«Scusami per averti spaventata.»
«Tranquillo! Sto un po' meglio.» rise la ragazza.
HoSeok ricambiò il timido sorriso di lei con uno più smagliante ed energico.
Prima che potesse proseguire la sua passeggiata si fermò a chiedere ad Hoseok dove fosse finito Jimin.
«Riunione di famiglia... Mi ha chiesto di tenerti compagnia per un po' finché non torna.»
«Ah capisco...» rispose lei debolmente.
«Non temere piccola Rose.  È solo un brutto periodo per lui. Tornerà presto ad essere quello di un tempo.»
Lei annuì.
«È quello che cerco di ripetermi... ma vorrei che lui mi raccontasse cosa gli succede. Vorrei aiutarlo.»
Hoseok la guardò comprensivo.
Fece un passo avanti, cosicché riprendessero la passeggiata insieme.
Rose penso che forse, aveva solo bisogno di parlare con qualcuno. Di chiacchierare e aprirsi con qualcuno. Come faceva con Sehun. 

Hoseok si rivelò essere un ragazzo adorabile, a modo. Che non
Faceva mai le domande sbagliate, ma anzi la stava ad ascoltare con piacere e le dava pareri che lei da sola non avrebbe mai immaginato.
Hoseok era un amico dolce e brillante, e finalmente Rose si sentì un po' più serena dopo avergli parlato di come si sentiva.
Fin da piccola aveva sempre solo contato su Sehun. Forse per via della sua malattia, forse per la sua timidezza. Probabilmente parlare con Hoseok di tutte quelle cose che componevano la sua vita, significava un'ulteriore rottura nel
Rapporto tra lei e suo fratello adottivo.
Ma grazie al sorriso cordiale di Hoseok riuscì a non pensarci almeno per quel pomeriggio.

Baekhyun si stava versando dell'acqua calda nella ciotola con il ramen istantaneo, quando gli squillò il telefono.

«Chanyeol?»
«Sono fuori. Puoi aprirmi?»

Il ragazzo diede un'occhiata all'orologio che occupava un angolo della parete del soggiorno. Il piccolo bilocale in cui viveva con la madre era in quel momento disabitato fatta eccezione per lui e il suo acquario di pesci rossi. L'ora segnava le sei e mezza, e Baekhyun sapeva che sua madre sarebbe tornata molto tardi quella sera, a causa del lavoro.

Aprì la porta.
Chanyeol non lo guardò in viso, se ne stava lì, come se il mondo gli fosse crollato addosso, con un'espressione distrutta.

«Che... che ti ha detto?»
Chanyeol scosse la testa.
Fece un passo barcollante in avanti, verso il suo amico, posandogli il mento sulla sua spalla.
Baekhyun capì che stava piangendo, che era meglio non chiedere.

Il Geco gli aveva chiesto di fare quello che temeva.
Gli aveva chiesto di uccidere Jungkook.

«Ti prego, posso restare qui... solo per un po'.»
«Fammi almeno chiudere la porta.»

Baekhyun fece sedere Chan sul divano offrendogli dell'acqua.

«Non posso farlo.» sentenziò Chanyeol lasciando l'acqua sul tavolino, laddove Baek l'aveva lasciata.
Baekhyun si bloccò. Ovviamente non voleva che il ragazzo uccidesse di nuovo qualcuno, ma che ne sarebbe stato di lui se avesse disobbedito al padre ?

«Preferisco morire. Quindi. Piuttosto che lo faccia uno di quei cani di mio padre...»
«Non ci pensare proprio! Se stai pensando di ucciderti sappi...» lo interruppe Baek.
«Non puoi impedirmelo.» Chanyeol si alzò in piedi di fronte a Baek.

L'altro gli si piazzò esattamente di fronte a pochi centimetri di distanza.
«Ti nasconderò. Non dovrai nè uccidere qualcuno nè farti ammazzare. Posso farlo. Chi mai farebbe caso a uno invisibile come me. »
«Ci farebbero caso dal momento che eri il migliore amico di uno dei datura, precisamente del figlio del Mangiafuoco.»
«Nonostante queste mie strane amicizie con voi... non sono mai stato davvero in pericolo. Quindi non buttatemi via come se fossi un accessorio rimovibile delle vostre vite.» sbottò Baekhyun esausto.
«Non c'è modo per far sì che io ti consideri così. Tu non sarai mai come tutti gli altri ai miei occhi.»

«Lo so... tu.. Chan... sei diverso con me. In qualche modo la tua freddezza sparisce. E diventi quasi... dolce.»
«Sono così unicamente con te. Perché io voglio stare con te.»
«Allora smettila di parlare di morte e omicidi.»
«Devo tenere conto di troppe cose. Ho troppo a cui pensare...io...»
Chanyeol venne interrotto da Baekhyun che lo tirò a sè sfiorandogli le labbra con le sue.

Quel piccolo contatto gli fece entrambi rabbrividire come se una scossa elettrica avesse pervaso i loro corpi.

Chanyeol rimase qualche secondo immobile, sorpreso, prima di contraccambiare quel bacio innocente con uno più appassionato, a tratti rabbioso.
Per un attimo dimenticò il suo timore di far allontanare Baekhyun. Per un attimo si sentì felice e in grado di esprimere i suoi sentimenti.
Gli morse la labbra, spingendolo sempre di più verso il muro dietro di Baek.
Quando il ragazzo fece aderire la schiena alla superficie fredda della parete, Chanyeol lo baciò con forza e disperazione. Cercando le sue labbra, mordendole e leccandole.
Come se quel bacio esprimesse tutto di lui. Come se tutto ciò che lo rappresentava fosse racchiuso nelle loro labbra che si univano.

Baekhyun pensò alle ore che mancavano prima del ritorno della madre, e pensò di poter convincere Chanyeol a vivere nel tempo che gli rimaneva.
Perché ormai lo sapevano entrambi, non potevano più nasconderlo.
Che si amavano da molto più di quanto volessero ammettere.

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