Capitolo 8

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«Allaccia la cintura», mi dice Harry quando chiudo lo sportello.

«Sono appena salita, devi darmi il tempo», sbuffo.

Lui ride e mette in moto, mentre io allaccio la cintura di sicurezza. Non avevo bisogno che me lo dicesse, l'avrei comunque messa. Ho paura di essere in macchina con lui, specialmente perché è notte fonda e non so nemmeno come guida. Stasera l'ho anche visto bere, ma non sembra ubriaco. Finora sta andando piano, questo mi dà sollievo.

Comincio a pensare a Zayn. E se è tornato a casa di Louis per cercarmi? Non può neppure chiamarmi, il cellulare è scarico. Non so nemmeno come reagirà sapendo che sono stata in macchina con Harry, ma non gli permetterò di lamentarsi, è lui quello che mi ha lasciata alla festa senza un modo per tornare a casa.

«Puoi prestarmi il tuo telefono?», gli chiedo dopo un lungo silenzio.

La sua fronte si aggrotta e mi guarda. «A cosa ti serve?».

«Il mio cellulare è morto, devo avvertire Zayn che non sono più alla festa» spiego.

«No, nessuno tocca il mio telefono».

Alzo le sopracciglia. «Devo solo inviare un messaggio, non andrò a curiosare tra le tue cose».

«No», conclude.

Lo fisso per un po', ma capisco che è una battaglia persa in partenza, quindi mi appoggio al sedile sbuffando e guardo fuori dal finestrino. Non ho neanche la forza per lamentarmi, sono stanchissima, voglio arrivare il più in fretta possibile.

«Gira qua», istruisco.

Passa qualche minuto e nessuno dei due parla. Mi sento più sicura adesso, non guida male e ci stiamo avvicinando a casa, ma l'aria in auto è tesa e imbarazzante.

Il primo a rompere il silenzio è lui. «Allora, hai intenzione di dirmelo?».

I miei occhi si spostano sul suo viso. «Cosa?».

«Dov'è finito Zayn. Perché ti ha lasciata alla festa?».

«Non mi ha lasciata alla festa», mento.

Mi guarda per un attimo e ride. «Sei brava a dire bugie, ma non ti credo».

«C'è una grossa differenza tra saper recitare e mentire» ribatto.

«Non fa differenza. Aspetta, hai appena ammesso che hai mentito», mi fa notare con un sorrisetto.

Avrei dovuto tacere. «Non mi ha lasciata alla festa, domani mattina deve-», comincio a dire un'altra bugia, ma lui mi interrompe.

«Grace, non me la bevo. Domani mattina ci vediamo al Sea Breeze, non ha nessun impegno familiare», mi smaschera.

Evito il suo sguardo e torno a guardare fuori dal finestrino. Bene, e ora che dico? Forse è meglio che sto zitta e basta.

«Avete litigato?», chiede. Perché è così insistente? E perché gli interessa tanto?

«Perché mai dovrei raccontarti la mia vita privata? Tu non mi racconti la tua», sbotto.

Fa spallucce. «Non mi hai chiesto nulla».

«Okay, allora dov'era Alison stasera?».

«Sono affari miei», conclude e io sbuffo una risata. Era ovvio che non me l'avrebbe detto, non che m'interessasse, comunque.

«Sei strano», commento.

«Che vuoi dire?».

«A casa di Louis mi hai urlato contro, adesso eccoti qui che cerchi di avere una conversazione con me».

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