Capitolo 27

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Quando apro gli occhi, sembra che siano passate dieci ore dall'ultima volta che mi sono svegliata. Faccio fatica per abituarmi alla luce che filtra dalla finestra, perciò mi prendo il mio tempo e sbatto velocemente le palpebre per schiarire la vista. Sospiro profondamente e sento un peso su di me. Guardo a sinistra e mi si forma un sorriso sulle labbra quando vedo Harry. È steso a pancia in giù, col suo braccio pesante poggiato sul mio stomaco, le dita agganciate al mio fianco, e il suo viso è bellissimo. Sembra che stia dormendo tranquillamente, le labbra formano un broncio.

Lentamente sguscio fuori dal letto e dalla sua presa e cammino in punta di piedi fino in bagno.

Vorrei esistesse il silenziatore per lo sciacquone, penso.

Quando ho finito, mi guardo allo specchio e mi sistemo un po', pettinando i capelli arruffati con le dita e bagnando un po' il viso, poi metto una striscia di dentifricio sulla lingua, per rinfrescare la bocca. Non voglio avere un alito cattivo quando si sveglierà. Passo le dita un'ultima volta sotto gli occhi e torno in camera, ritrovandolo come prima. Il mio telefono è morto, perciò lo metto sotto carica sul mio comodino, controllo l'orario sulla sveglia-orologio di Mickey Mouse e torno a letto, sempre in modo silenzioso, vicina al corpo caldo di Harry.

Adesso che ne ho l'opportunità, resto ad osservarlo per un paio di minuti. Studio ogni centimetro del suo volto così da stamparlo nella mente. A volte ho paura che se lo fisso troppo a lungo lui possa pensare che sia pazza, ma è una cosa che faccio sempre quando voglio guardare delle bellezze rare, come le opere d'arte: resti ad osservarle per studiare le particolarità e per cercare difetti che non esistono.

Il mio cervello partorisce questi pensieri la mattina, sì.

D'un tratto le sue ciglia svolazzano e Harry si sveglia. Sbatte le palpebre e mi guarda. «Mi stai fissando?», chiede, con una voce che non avevo mai sentito prima, più rauca e più bassa.

«No», mento.

Alza gli occhi assonnati e li chiude di nuovo, attirandomi a sé. Il mio viso si ferma a pochi centimetri dalla sua spalla, e per un attimo penso di correre il rischio e baciargliela, ma decido di evitare. Non so se a lui possa fare piacere. Noto però la pelle d'oca che si forma quando il mio respiro soffia su di lui.

«Buongiorno», sussurro.

Harry sospira e alza un angolo della bocca, tenendo gli occhi chiusi. «Giorno», mormora con quella stessa voce.

«Come hai dormito?», chiedo.

«Sto ancora dormendo», mugugna, un sorriso sta prendendo forma sulle sue labbra.

«Tecnicamente sei sveglio».

«Shh, torna a dormire», dice.

«Sono quasi le otto. I miei dovrebbero tornare presto», lo informo.

«Ugh. Un'altra mezz'ora».

Rido leggermente e poso una mano sulla sua spalla. «Hai fame?», gli chiedo.

«Da lupi. Tu?».

«Non tanto», rispondo, ma vengo smentita dal mio stomaco che si lamenta. «Waffles?», propongo con un sorriso innocente.

Apre un occhio e mi guarda. «Una montagna».

Rido e annuisco. Alzo la schiena dal materasso e guardo il disordine che è la mia stanza. «Fammi sistemare un po' qui prima, tu puoi scendere».

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