Capitolo 29

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Vi sono mancata? Scusate l'assenza, non cercherò di giustificarmi con le solite scuse. Spero solo di tornare a scrivere più frequentemente, ma soprattutto che voi siate ancora qui per leggere. Tengo davvero a questa storia, e ve lo voglio dimostrare. Perciò godetevi questo piccolissimo capitolo, l'altro arriverà presto xx.

***

«I Thomas sono disponibili per un pranzo d'asporto dal Sea Breeze?», chiede Dean a me e Michael.

Mio fratello mi guarda sorridente e pieno di speranza. «C-certo», balbetto.

«Ciao Mike!», lo saluta Charlie. Lui ricambia il sorriso e entrambi fanno quello strano saluto con le mani che solo loro sanno fare.

«Entrate», dice mio fratello. Rido per il modo in cui lo dice, come un perfetto padrone di casa.

«Ehi, ma l'ultima volta che ho controllato avevi cinque anni», commenta Dean sarcasticamente mentre porta le buste del pranzo in cucina.

«Ora ne ho cinque e tre mesi», ribatte.

Io e Dean soffochiamo una risata. Lui mi guarda e io mi sento piccola. Non so che dirgli.

«Possiamo mangiare di là?» mi domanda Michael, indicandomi il soggiorno con il dito.

«No, Mike, lo sai che lì non si mangia», rispondo.

«Restate a mangiare con noi, poi potete andare fuori a giocare, oggi il tempo è bello», commenta Dean.

Michael e Charlie annuiscono e si siedono a tavola mentre Dean apparecchia per loro. Guardo cosa c'è nelle buste e piagnucolo dopo aver notato che non c'è nulla di salutare.

«Fai silenzio e mangia, oggi decido io», mi dice Dean. Per un attimo ho paura che sia serio, poi noto un mezzo sorriso mentre si gira per darmi le spalle.

«Dean?», lo chiamo.

«Mh-mh?».

Prendo il suo braccio e lo stringo. «Ti voglio bene».

Lui non risponde ma so che vuole abbracciarmi tanto quanto lo voglio io, sta solo interpretando la sua parte.

«Sì beh, ti ho portato gli Oreo comunque. Ora lasciami il braccio, stronza».

Rido e lo colpisco sulla spalla, facendolo ridere a sua volta.

Mentre mangiamo, parliamo del più e del meno. Niente scuola, niente Golden Globe, niente Alison e niente Harry. So comunque che non appena saremo soli mi tempesterà di domande, ne sono certa. E mi sta bene, non vedo l'ora di parlare con lui, non aspetto altro da giorni.

«Togliete i piatti e metteteli nel lavello», istruisce Dean. I bambini lo ascoltano e aiutano a togliere il resto dalla tavola, dopodiché usciamo fuori.

«Attenti», avverto Michael e Charlie quando passano accanto alla piscina correndo.

Dean si schiarisce la voce. «Allora». Mi giro e lo trovo disteso sulla sdraio, le braccia dietro la testa e lo sguardo su di me, indecifrabile. «Devi raccontarmi un po' di cose».

Mi siedo sulla sdraio accanto alla sua e decido di togliermi il primo dubbio. «Perché sei venuto? Non hai risposto a nessuna delle mie chiamate, né ai messaggi. Non sto dicendo che.. Cioè, avevi tutto il diritto. Ma cosa ti ha convinto a venire qui oggi?».

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