Capitolo 14

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«La cintura», mi ricorda Harry.

«Lo so». Alzo gli occhi al cielo e vedo Harry fare lo stesso con la coda dell'occhio.

Cominciamo bene.

«Devo lasciarti a casa tua o da Zoe?», chiede e la macchina parte.

«A casa mia, per favore. Ricordi dov'è?».

Annuisce e in auto cala il silenzio. Harry sembra concentrato solo sulla strada, ma riesco a sentire i suoi occhi su di me ogni volta che guardo fuori dal finestrino. Infilo le mani fra le cosce e comincio a mordicchiarmi il labbro inferiore. Sono una abbastanza chiacchierona, parlo con qualsiasi persona, e quando c'è silenzio dopo una conversazione non mi sento in imbarazzo, ma questa volta lo sono. Vorrei parlare, dire qualcosa, ma ho paura che lui si irriti e mi urli contro, riprendendo ciò che abbiamo chiuso in auditorium.

Vedo che anche lui sembra a disagio, così porta la mano sullo stereo e lo accende. I Want to Break Free dei Queen riempie il silenzio in auto e io inizio a canticchiare in silenzio, mimando solo le parole. Lui se ne accorge e mi lancia un'occhiata.

«La conosci?».

«Ovvio. Chi non conosce i Queen?», dico io.

Alza le sopracciglia e sorride appena. «Non pensavo ti piacessero. Ti vedevo più una a cui piacciono le boyband di bambinetti, o Justin Bieber».

Mordo un labbro per trattenere il mio sorriso. «Non è così. Mi piacciono le leggende. Queen, Michael Jackson..».

Sembra sorpreso, il suo sorrisetto lo prova. «Beatles?», chiede, guardandomi per un attimo.

«Mh.. Qualche canzone».

«Ma dai! I Beatles hanno scritto la storia della musica».

«Anche Michael Jackson», ribatto.

«Non andrò contro, anche io adoro Michael».

«Che mi dici dei Coldplay?».

«Fantastici. Aerosmith?».

«Conosco sì e no due canzoni», ridacchio.

Lui mi guarda scioccato e io rido più forte. «Provo ad indovinare.. Don't Wanna Miss a Thing?».

«Esatto. Amo Armageddon, la colonna sonora ancora di più».

«Ovviamente», ride.

«Ehi, è uno dei film più belli che Michael Bay abbia mai fatto», difendo uno dei miei film preferiti.

«No, è carino. È fissato con le catastrofi, ma è okay».

Comincio a ridere e lui mi guarda, mostrandomi un sorriso, ma quando ricambio, lui torna serio e guarda di nuovo la strada.

«Che c'è?», domando confusa.

Lui scuote la testa. «Niente». La sua mano si allunga ancora una volta e alza il volume dello stereo. Vuol dire che non vuole più parlare? Oh..

Sprofondo sul sedile e giro la testa per guardare fuori dal finestrino. Ci stiamo avvicinando a casa, ma l'aria in auto è diventata pesante. Perché odio tanto questa cosa? Questo silenzio e questo imbarazzo? Non dovrebbe essere così.

«Ti vibra il telefono», mi fa notare Harry ad un tratto, e abbassa il volume della musica.

Non me n'ero nemmeno accorta. Prendo il telefono dalla borsa, vedo il nome di mia mamma sullo schermo e rispondo.

«Pronto?», dico.

«Grace, stiamo per imbarcarci. Ti chiamo appena arrivo», mi assicura.

«D'accordo, io sto tornando a casa».

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