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Adesso che ho finito, la mia stanza sembra nuova. Ho spostato la poltrona e il mobile dall'altro lato della camera, il letto è più vicino alla finestra, ho cambiato lenzuola e coperte, ho rimesso il vestito nella custodia nell'armadio e ho sistemato la scrivania, buttando oggetti che la incasinavano solamente. Ho rimesso la collana che mi ha regalato Zayn, spero che questo mi aiuti in qualche modo a.. Niente, non deve aiutarmi a fare niente.
Ripongo l'aspirapolvere nello stanzino e sento il rumore delle chiavi al piano di sotto. Controllo l'orario sul telefono prima di affacciarmi sulle scale e vedere i miei entrare in modo silenzioso in casa. Harry se n'è andato circa un'ora e mezza fa. Sento un pugno nello stomaco quando ripenso a come ci siamo salutati, ma mi ricompongo all'istante; ho cose più importanti di cui occuparmi adesso.
Michael sta in braccio a papà, con la testa sulla sua spalla, gli occhi chiusi e i pantaloni del pigiamino di Batman ancora addosso. Papà porta un dito sulle labbra e io corro a spegnere la musica in camera mia. Passa davanti la mia porta e dopo un po' entra nella mia stanza, stavolta senza Michael.
«Tutto bene?», mi chiede.
«Sì», mento. «Ho cenato con un panino, ho guardato un film e mi sono addormentata leggendo».
Lui annuisce e viene verso di me, piantandomi un bacio sulla testa. Si accorge dello spostamento dei mobili e corruga la fronte. «Cambiamenti. Sei ancora arrabbiata?».
Sospiro e faccio spallucce. Lo sono, ma davvero, a che scopo? Voglio comunque chiarire con mamma. «Vi siete divertiti?».
Anche lui alza le spalle. «La solita serata. La pioggia è stata poco gradita. Sarà interessante il giorno in cui tu salirai su quel palco».
Gli sorrido e stringo la sua mano nella mia. Lui ricambia e si avvia verso la porta.
«Mamma?», gli chiedo prima che esca.
Si ferma sulla soglia e si gira. «Chiudeva lei il garage. Credo sia ancora giù».
«Okay», dico, e lo guardo lasciare la stanza.
Prendo un lungo respiro e lego i capelli in una coda alta mentre scendo le scale.
Mamma è in piedi davanti ai fornelli, scalza e in jeans, girando le uova strapazzate nella padella. Alza lo sguardo su di me quando entro, sospira e torna a guardare giù.
«Ciao», dico.
«Buongiorno», risponde in modo freddo.
Mi siedo davanti a lei al bancone e guardo fuori dalla finestra. Il tempo non è di certo migliorato.
«Per chi sono?», le chiedo, indicando le uova.
«Per me, ho mangiato poco stamattina. Ne vuoi un po'?». Mi guarda e annuisco subito. Nemmeno io ho mangiato.
«La colazione del Beverly non rientra nella tua dieta?», scherzo.
Alza l'angolo della bocca, accennando ad un sorriso. «Diciamo che avevo lo stomaco chiuso».
«Oh».
Restiamo in silenzio per qualche minuto, poi lei finalmente parla. «Hai visto la premiazione?».
Scuoto la testa e guardo le mie mani intrecciate. «No. Diciamo che avevo lo stomaco chiuso», ripeto la sua stessa frase e lei annuisce.
«Indovina chi ha vinto Miglior Attrice Protagonista».
«Se mi dici Meryl giuro che urlo», sorrido, sperando di aver azzeccato.
Scuote la testa. «Julianne».
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A Perfect Liar
Fanfiction«"Tutto il mondo è un palcoscenico", diceva Shakespeare. Io sono una brava attrice, ma tu sei un perfetto bugiardo, è diverso».