La base stellare 202 si trovava a ventimila chilometri di distanza da Arkantiis. Era già possibile intravedere, un piccolo avamposto totalmente sferico, tranne per una lieve protuberanza in alto che andava a ricoprire la parte superiore della base, a mo' di cappello. Si potevano notare alcune navi già in orbita intorno alla base, mentre altre piattaforme effettuavano le manovre d'attracco, provenienti dagli altri pianeti dello stesso sistema stellare e dirette tutte alla base.
– Benvenuti fratelli sulla base 202, avamposto della Confraternita. Dottor Reynold, lei avrà a disposizione il suo alloggio sul ponte dodici, suite numero tre. La sua riunione inizierà tra quarantacinque minuti in sala briefing. Le ricordo inoltre che è vietato usufruire dei pont...
– Conosco le regole, OS, dimmi qualcosa che non so! – rispose Daniel alla voce femminile del sistema operativo della base, già collegato con la piattaforma, mentre Jar si apprestava a chiedere le autorizzazioni per l'attracco.
– Beh, forse non sa che questa base nacque per ricordare le vittime di un terribile attacco al cuore della Confraternita da parte di una fazione del nord del pianeta Gelion che con alcune navi abbordò la Velocity 505; ci furono diverse migliaia di perdite da parte dell'Aeronautica, per la precisione dodicimilacinquecentotre, eppur...
– Non capisco perché invece di avanzare con il progresso gli OS diventano di aggiornamento in aggiornamento più inutili! – interruppe Daniel, quasi aggressivo nel tono, – Qualcosa che non so su questa riunione, mi sembrava palese!
Allargando le braccia e lievemente spazientito il dottor Reynold sprofondò sulla poltroncina, accavallando le gambe.
– Non è colpa mia, la coscienza caricatami analizza le richieste in base alla pertinenza delle domande. Deve essere più preciso, dottor Reynold. In ogni caso la riunione non è altro che una preparazione di un conseguente consiglio generale, al quale prenderanno parte tutte le divisioni della Confraternita. Lei è stato selezionato per la divisione medico-scientifica. Prenderanno parte i confratelli fondatori, rispettivi presidenti, ambasciatori dei pianeti primari e ovviamente gli esponenti delle divisioni. L'argomento della riunione e del consiglio sono al momento riservati e non sono stati inseriti nei database dei computer di bordo per motivi di sicurezza.
– Procedura eseguita correttamente, dottore. Siamo arrivati. – disse Jar mentre la piattaforma veniva guidata automaticamente verso l'ingresso molto lentamente. All'interno sulle pareti a sinistra e a destra dell'hangar si poteva distinguere nettamente il logo della Confraternita in grigio metallizzato: due mani giunte attorniate da una corona d'alloro, come se fuoriuscisse dal disegno e due spade incrociate a formare una "x" molto piccola in basso. In rilievo e in rosso si evinceva la scritta con l'emendamento zero:
"La pace tra le diverse popolazioni e civiltà è l'unico e il nostro più importante obiettivo".
Ad aspettare il generale e il dottore vi erano due confratelli e un altro ufficiale. I primi indossavano i vestiti tipici degli adepti della Confraternita, saio bianco e con ricamature in oro, cintura tutta dorata fatta di stoffa sintetica e con una maschera nera che ricopriva parte degli occhi fino al naso ma che non nascondeva del tutto i lineamenti del viso. L'ufficiale invece indossava un vestito da gala grigio ma, nonostante le apparenze umane, era in realtà eptoriano, aveva quattro braccia, due nascoste dentro l'uniforme, con rispettivamente sette dita per mano e una pelle completamente bianca, albina.
– Personalmente lei non mi ha fatto niente, anzi, dovrei supporre di doverle anche dire grazie. Ma non credete che mi metta a lavorare in pace con tutte queste divise grigie che mi girano intorno. Inoltre farò protesta alla divisione informatica, l'OS è irriverente e non risponde alle richieste – disse quasi spazientito Reynold, osservando e trascurando l'innumerevole mole di dati olografici che apparivano sulla cappotta relativamente alla base, all'equipaggio, ai membri della Confraternita e alla disposizione degli alloggi e dei ponti, mentre la piattaforma continuava ad andare sul proprio percorso, fino ad arrestarsi completamente in linea dove i tre li attendevano.
– Faccia pure, dottore... – replicò piuttosto pacatamente il generale Jar, mentre con le sue mani che alla vista dovevano essere davvero molto simili alle zampe di una rana, spegneva i propulsori di poppa e sollevava la cappotta.
– Che la sua presenza porti pace e serenità, fratello Reynold, benvenuto sulla base 202, io sono il confratello Sessantaquattro del pianeta Geal II, questi è il Confratello Ottantuno, del pianeta Terra – annunciò il Confratello mentre gli altri due facevano un lieve inchino giungendo le mani.
– Voglio solo sapere qual è il mio lavoro qui e farlo subito, la mia ricerca mi aspetta per la settimana prossima sulla Terra per alcuni sviluppi su dei vaccini in via di sperimentazione. – disse ancora più seccato e presa la sua valigetta e iniziò a dirigersi verso l'entrata da solo.
– Oh, temo che questo non sarà possibile... – replicò l'altro Confratello a voce molto bassa, quasi come un sussurro.
– Come, prego?
– Il Confratello Ottantuno ha espresso un dato di fatto, lei non sarà di ritorno per la prossima settimana. D'ora in poi dipenderà da noi quando potrà tornare al suo laboratorio.
– Non esiste uomo, persona o altro essere vivente che possa impedirmi di andarmene da qui, ora e subito, siete stati voi a chiamarmi, evidentemente avete impellente bisogno delle mie capacità e per vostra informazione, l'universo è pieno di menti come la mia, anzi, probabilmente ne esistono anche di migliori, posso farvi anche qualche nome se proprio lo desiderate. E poi voi non avete più alcuna autorità su di me! – sbraitò furibondo e gettando a terra la propria cartella d'imbarco.
Con una calma quasi innaturale il Confratello Ottantuno replicò:
– Dottore, credo che lei stia tralasciando un particolare, – raccogliendo la cartella d'imbarco e restituendola al legittimo proprietario, – se può gestire quel laboratorio di ricerca è solamente perché noi tutti abbiamo voluto così. Lei probabilmente sta sottovalutando il nostro potere, dottore, ma non spetta a me giudicare le sue scelte, dopotutto è stato già giudicato da un tribunale di sicurezza interplanetaria come colpevole e se ora è qui a parlare con noi è solo perché noi abbiamo voluto così, perché abbiamo deciso di darle una possibilità di riscattarsi e di riabilitare a pieno la sua persona; rifletta attentamente sulle sue prossime parole, potremmo rimetterla nelle mani della corte che l'ha condannata.
–Non lasciamo nulla al caso, dottore. – echeggiò l'eptoriano, quasi sorridendo.
Ascoltato quel discorso che suonava come una velata minaccia al lavoro di tutta la sua vita, Daniel rimase pietrificato. Il carcere aveva completamente cambiato la sua personalità, i dodici cicli trascorsi lì lo avevano reso la persona schiva, fredda e scontrosa che era diventato. Avrebbe preferito addirittura la morte piuttosto che trascorrere un solo altro ciclo su Nuova Coral. Rimase a guardare il Confratello Ottantuno, cercando di scrutare quello che si nascondeva oltre la maschera. Non parlò, borbottò qualcosa mentre si dirigeva verso il ponte dodici, sparendo dalla vista.
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Hellbird
Science FictionUn enigmatico messaggio dal futuro, intrighi e cospirazioni all'interno di diverse fazioni, una nuova teoria fisica in grado di poter far vivere entità virtuali nel mondo reale, rimpianti che continuano ad emergere da un passato oscuro, continui e v...