– Mantenga la calma, ho avuto modo di saggiare le sue capacità e non sono qui per catturarla ma per proporle qualcosa che andrà a vantaggio di entrambi... – replicò invece Dijkstra, sempre più apatica.
– Io non ho mai lavorato e mai lavorerò per la Confraternita. Non presto le mie abilità a chi distrugge la libertà, anche se fosse in nome di un dio o di una pace mutilata! – l'idealista che si era nascosto per troppo tempo iniziò a riaffiorare in Hawick.
– Le devo ricordare che Hipatia è qui con me? Ora l'abbiamo trovata. Ora abbiamo trovato entrambi. Potrei farla ritornare in prigione per aver tentato di aggredirmi. Qualche altro ciclo le farà bene, oppure potrei decidere di uccidervi entrambi. Nessuno sospetterà nulla. Due criminali in meno in circolazione per l'universo e la gente si sentirà più al sicuro, non trova?
Silenzio.
– Allora? – si sistemò una ciocca di capelli sul volto.
– Che cosa vuole? – replicò lo Xetariano oramai alle corde.
– Le sue capacità, Hawick. Di guerriero e di interprete. Le sto offrendo un'ultima possibilità di riscattarsi e le prometto che ad Hipatia non verrà fatto alcun male. Potrete avere tutto quello che chiederete, anche il rovesciamento del governo su Xen. Lei sa che abbiamo il potere di farlo.
Potevano davvero rovesciare il governo. L'avrebbero sempre potuto fare, dopotutto Xen era in mano alla Confraternita. Si palesava l'occasione che Hawick attendeva da tutta una vita, far respirare la libertà al proprio pianeta, alla sua Hipatia. Forse poteva tornare indietro e vivere una vita normale. Forse.
Che cosa voleva dire essere normale? Di sicuro Hawick non lo sapeva più.
Ma d'altra parte perché la Confraternita necessitava di un criminale e cosa avrebbe spinto l'Alto Consiglio a compiere una manovra politica di quel calibro?
Al silenzio di Hawick la terrestre proseguì:
– Quel messaggio è stato ritrovato anni fa da una delle poche navi mercantili che ancora viaggiano vicino al centro della Via Lattea. Era in un microchip. Roba decisamente antica, quando era tutto elettronico e la fotonica ancora non esisteva. Mi domando ancora come sia arrivato intatto fino a noi. Ma vuole sapere qual è la vera sorpresa?
Ancora silenzio.
– Quel microchip ha ben tremila anni. Tremila! – ripeté ancora Dijkstra, – Le datazioni con le analisi soniche e al carbonio quattordici non lasciano nessun dubbio.
– Ma tremila anni fa nessuna civiltà a noi conosciuta era arrivata a quel grado di tecnologia! – ribatté Hawick.
– Esatto. Sono state fatte innumerevoli ipotesi sull'origine di quel microchip e sicuramente non può aver avuto origine nel passato. L'unica alternativa possibile è che venga dal futuro.
La faccenda iniziava a diventare ancora più misteriosa. La donna non gli stava mentendo. Perlomeno sarebbe stato alquanto illogico creare tutto questo trambusto se avesse voluto solamente catturarlo.
– E quindi? Io cosa c'entro in tutto questo?
– Lei seguirà me ed altri suoi...colleghi a quelle coordinate e lì prenderà parte al progetto Hellbird.
Hawick si sedette, accasciandosi. Il respiro era ancora affannoso mentre osservava il bar. Tutto era distrutto, come la sua vita. Che alternative c'erano? Accettare? Combattere? Perdere la donna che amava? Ma se c'era una sola possibilità di vivere una vita "normale" Hawick non si sarebbe tirato indietro. Forse sarebbe potuto scendere ad un compromesso con la Confraternita, nonostante le battaglie durate troppo tempo e con troppe ferite da rimarginare.
– Non possiamo attendere a lungo, Hawick. L'Armata potrebbe star monitorando questo sistema e mandare le proprie navi vedetta in questa zona. Deve decidere in fretta. Ma se già ci sta pensando lo prendo come un sì, – digitò qualcosa agitando le dita nell'aria, quindi proseguì:
– Abbiamo riparato la sua nave, è alle spalle delle montagne, dietro al centro abitato. Le invio la posizione sul suo terminale. Se è deciso ad accettare la mia proposta raggiungerà l'avamposto della Confraternita più vicino. Anche quello è stato inserito nel piano di volo della sua nave, – concluse freddamente.
Un'organizzazione perfetta.
Poi concedendogli un'ultima occhiata disse con tono distaccato:
– Non abbiamo nient'altro da dirci, per il momento... – e scomparve in un forte bagliore di luce, proprio così com'era apparsa. Ben presto scomparve anche il drone.
Hawick era terribilmente scosso, a malapena si reggeva in piedi. Le certezze di tutta una vita, l'integrità morale, la forza di combattere per ciò che è giusto, tutto era crollato, proprio come il soffitto. Axut, il guerriero di un tempo non avrebbe mai accettato, ma Hipatia era un ostaggio troppo prezioso per poter essere ignorata. Di tutto quel discorso però Dijkstra aveva sottovalutato una cosa: l'eccezionale memoria visiva di Hawick. Se era riuscito a ricordare il suo volto poteva benissimo ricordare una banale scritta, per quanto fosse enigmatica.
Si diresse verso il terminale a scorrimento sulla porta, ricostruì simbolo dopo simbolo quella scritta che era apparsa sotto i tre numeri. Una scritta atipica, non in linguaggio standard e non ricordava affatto le lingue che aveva studiato. Sembrava provenire da una civiltà molto antica che utilizzava ancora carta invece di supporti ottici.
Il suo terminale, per quanto non fosse aggiornato come quelli della Confraternita, riconobbe alcuni tratti caratteristici e arrivò ad una conclusione: era una lingua terrestre che veniva parlata e scritta secoli e secoli fa, il gaelico. Una lingua morta.
Ancora un tassello sparso in un puzzle troppo ampio.
Con un po' d'intuito e un po' di fortuna il terminale riuscì a mettere in evidenza alcuni tratti caratteristici e a ricavarne quel minimo di grammatica che avrebbe potuto permettere una traduzione comprensibile nella lingua standard:
"Chan eil am brath seo fìor"
"Questo messaggio non è reale"
Sicuramente lei era a conoscenza del significato di quella frase, ma che senso aveva in quel contesto? Che fosse tutto uno scherzo? Che le coordinate non rappresentassero davvero un punto esistente? Eppure aveva sentito bene: Dijkstra aveva detto che degli scienziati ed esperti avevano trovato qualcosa che corrispondeva realmente a quelle coordinate e che alla fine di tutto il suo destino l'avrebbe condotto lì.
Quel "non è reale" continuava a ronzare nella testa di Hawick, come un giradischi rotto.
Uscì dal bar, o meglio, da quello che ne rimaneva, per dirigersi verso il proprio hoverboard, un piccolo monopattino a combustione per raggiungere la sua navicella. Uscendo incrociò lo sguardo di una anziana signora, una delle sue fedeli clienti. Guardando lo stato del bar gli disse:
– Ma...cosa diamine è successo qui? E' caduto un meteorite?
– No, un meteorite avrebbe fatto meno danni... in tutti i sensi, – rispose Hawick.
– Mi perdoni, devo andare. Non c'è più posto qui per me, – replicò senza attendere un'ulteriore risposta, lasciandosi alle spalle il bar, le fiamme e tutti i suoi ideali.
Aveva accettato l'offerta.
Aveva accettato l'inevitabile.
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Hellbird
Science FictionUn enigmatico messaggio dal futuro, intrighi e cospirazioni all'interno di diverse fazioni, una nuova teoria fisica in grado di poter far vivere entità virtuali nel mondo reale, rimpianti che continuano ad emergere da un passato oscuro, continui e v...