Le porte del reparto medico si aprirono in due tempi e, non appena Jar mise piede all'interno, notò che vi era un'intera equipe medica tutta attorno al biolettino di Fa'nee, oltre a due Confratelli che cercavano di nascondere il loro volto dietro i cappucci dei loro sai bianchi.
– Prego, generale. La paziente è sveglia anche se non proprio lucida, il Confratello Trecentoquattro sta per iniziare l'interrogatorio, – disse uno dei dottori presenti in infermeria, accogliendo Jar. Poi sigillò e insonorizzò l'intero ambiente, per evitare che la conversazione venisse registrata o che fosse in qualche modo visibile ad altri che non fossero coloro che già erano all'interno del reparto medico.
Jar non replicò, si mise semplicemente in disparte a poco più di un metro dal biolettino. Sapeva bene quali erano i suoi ordini: in caso di problemi durante l'interrogatorio avrebbe dovuto neutralizzare la paziente con qualsiasi mezzo, senza ucciderla ovviamente.
– Credo che abbiate tutti preso un grosso abbaglio. Se volevate un ostaggio dovevate prendere il commodoro e lasciare morire me. Avete commesso un grosso errore. Io sono...ero una sua allieva... – si udì dalla bocca di Fa'nee che dipingeva sul suo volto un'intensa smorfia di dolore. I suoi occhi vitrei erano quasi del tutto serrati per evitare l'intesa luce verde puntata sul suo volto.
– Oh, ma quello del commodoro è stato un grosso regalo e un perfetto alibi per noi tutti, mia cara. Forse dovremmo tutti ringraziarti per questo, non è vero, Uno? – disse con un pizzico di malizia il confratello Trecentoquattro.
– Perché continuate a chiamarmi con un numero? Il mio nome è Fa'nee... – con una voce ancora più flebile.
– Fa'nee! Ora è così che ti fai chiamare, un nome piuttosto curioso per una Cangiante... benvenuta, anzi, bentornata a casa... – rispose ridacchiando.
– Mi faccio chiamare? – tuonò Fa'nee, quasi urlando, – Quello è il nome che mi diede mia madre, non ti permetto di infangare il suo ricordo! –
– Il suo ricordo? – incalzò il Confratello.
– Esatto...
– E dimmi...Fa'nee... visto che ci tieni così tanto al suo ricordo, sai come si chiamava tua madre?
Vuoto.
Di nuovo occhi chiusi, sbarrati. Non lo ricordava.
Era mai possibile? Una delle poche certezze della sua vita, era sicura di conoscerlo, in questa vita almeno...o forse non era questa vita. Forse era una delle tante, troppe vite.
Quella domanda iniziò ad insinuare un altro tremendo dubbio nella ragazza: aveva mai avuto una madre?
– Come volevasi dimostrare, non lo ricordi. E scommetto che non ricordi nemmeno che cosa è successo prima del Massacro, prima che il commodoro ti trovasse.
Ancora vuoto.
C'era qualcosa di minaccioso in quel silenzio.
– Ti sei mai domandata perché sei stata l'unica sopravvissuta del Massacro?
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Hellbird
Science FictionUn enigmatico messaggio dal futuro, intrighi e cospirazioni all'interno di diverse fazioni, una nuova teoria fisica in grado di poter far vivere entità virtuali nel mondo reale, rimpianti che continuano ad emergere da un passato oscuro, continui e v...