Episodio 5.3

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Fa'nee tornò di nuovo a bruciare, ma non fisicamente. Qualcosa dentro la sua anima si stava  irreparabilmente sgretolando. Quelle che il Confratello stava ponendo erano le domande giuste, domande banali alle quali, durante tutto il periodo di permanenza su Mercurio, non aveva mai dato il giusto peso. Non si era mai posta il problema delle sue origini, a lei bastava eseguire i suoi compiti e trarre soddisfazione e appagamento dal proprio lavoro. Ma adesso doveva sapere di più.

Iniziò a tossire in maniera compulsiva, il respiro si fece più irregolare e inizoò a non sopportare più quella luce. Le ritornarono alla mente alcune immagini, quando era sola e fu salvata da Yanak, sola in quel deserto.
No, non se l'era mai chiesto da dove venisse e probabilmente la storia della madre e di una famiglia gliel'aveva inculcata qualcuno.

Forse le risposte che attendeva da Yanak adesso erano tutte in mano all'uomo in bianco che le stava parlando.

Non poté far altro che continuare a dargli ascolto.

– Allora, nessuno qui vuol perdere tempo, quindi verrò direttamente al dunque. Dato che spiegarti l'intera faccenda risulterebbe alquanto noioso e infruttuoso, lascerò che tu veda la tua scheda che la Confraternita ha costruito nel corso degli anni. Ti verranno proiettate delle sequenze di immagini direttamente sulle tue cornee. Il tutto durerà poco più di un minuto, mentre il tuo cervello provvederà ad assimilare il tutto. Dopo parleremo di affari, – e così dicendo il Confratello porse ad un dottore una piccola semisfera di buranio che fu subito impiantata in un sistema di trasmissione dati fotonico. I teraqbit venivano trasmessi tramite una fibra ottica direttamente ad un elaboratore collegato all'OS medico che, tramite due piccoli proiettori, inviava i dati formando le immagini direttamente sulle cornee della ragazza.

Quello che vide fu qualcosa di atroce.

Daika, Verkila, Einon, Foaik, Manak, furono solo alcuni dei nomi con cui in passato era conosciuta Fa'nee. E in quelle immagini si riconobbe in diverse forme, in diverse situazioni, in diverse vite. Ora apparteneva all'Armata, ora alla Confraternita, ora era diventata un'eremita, ora invece era stata esiliata.

Sicuramente doveva essere stata una scienziata, vedeva se stessa armeggiare in un laboratorio, in più laboratori, modificando la struttura cellulare di qualche essere vivente, poi in un astrolabio a studiare il moto delle stelle, dei pianeti e poi ancora in una sala operatoria.

Apparteneva alla scienza, questo lo aveva capito.

Ma in ogni vita passata lo studio della scienza l'aveva portata sempre ad una forma nuova, ad una nuova rigenerazione, senza apparentemente mostrare il motivo di quel cambio di aspetto. Poi ad un certo punto le immagini si fermarono su una giovane ragazza, dalla pelle turchese, con una sorta di tentacoli al posto delle dita.

E lì si riconobbe.

Era lei, la prima lei, la prima di tante vite, secoli e secoli fa.

Erano gli albori della Confraternita, quando era davvero un'organizzazione pacifica e gli albori dei primi viaggi interstellari.

Incuriosita da quella visione decise di soffermarsi più tempo per capire quali fossero le sue vere origini. Era in un laboratorio "antico" e indossava un camice dorato con il logo della Confraternita piuttosto visibile sul petto.

Da quello che vedeva la scienziata lavorava a delle enormi turbine in acciaio che sembravano estrarre energia dal centro del pianeta. Un principio abbastanza semplice e controllato, senza rischi di sovraccarico. Un'idea brillante.

"Questi estrattori renderanno il cento per cento dell'energia estratta, restituendo anche ai mondi più sottosviluppati la capacità di perseverare nel progresso e nella crescita."

"Quali sono i rischi?"

"Nessuno, se gli estrattori dovessero superare un certo limite verranno automaticamente disattivati e, in ogni caso, continuerebbero a fornire energia per diverse centinaia di anni, il tempo per qualsiasi popolo per poter trovare altre fonte energetiche."

Era la sua voce, diversa ma simile a quella che riecheggiava nelle sue orecchie quando parlava.

Poi le immagini iniziarono a farsi più confuse, vedeva decine e decine di pianeti installare quegli estrattori in diversi punti dei loro mondi.

Un completo successo.

Se non che quei mondi non esistevano più.

Un difetto di fabbrica, forse, ma tutti gli estrattori installati su decine e centinaia di mondi contribuirono al loro più completo e totale autoannientamento. I pianeti implosero su loro stessi contemporaneamente, provocando una reazione a catena che ebbe come conseguenza la morte di miliardi di persone e di civiltà.

E tutto per colpa della scienziata, di quella che Fa'nee era una volta.

"La distruttrice di mondi..." dicevano delle voci nella sua mente, mentre il suo corpo era in preda ad orrende convulsioni.

Stava iniziando ad avere delle risposte, la verità nuda e cruda. E spesso servire la verità su un piatto d'argento non è sempre la scelta più saggia.

Altre immagini si susseguirono, stavolta di un'altra ragazza dalle sembianze grigie, una pelle ossuta, fatta di contorte striature verdi. Una ragazza nuda, impossibilitata al movimento e legata con diversi giri di una particolare corda elettrica. Una ragazza sola, con profondissime occhiaie in una stanza totalmente nera.

"Qual è il tuo nome?"

"Uno..." ancora questo numero, ma stavolta era lei che parlava.

"Quali sono le tue accuse?"

"Sono responsabile della morte di miliardi di persone innocenti, è su mio consiglio che sono stati installati quegli estrattori."

"E quale la tua condanna?"

"La morte."

Non c'era alcun dubbio. Era sua la colpa della morte di quelle persone. Era stata condannata.

Eppure vide una scia di altri mondi distrutti, sempre da lei, con metodi diversi, con modalità più meticolose, più ricercate. L'omicidio al dettaglio non ha mai reso niente, ma il genocidio alimentava la foga di distruzione. Altri mondi distrutti in altri modi. E sempre più morti sulla coscienza.

Era diventata un mostro. Il mostro di se stessa.

"Si dovrebbe riabilitare la pena di morte per questa criminale..."

"Non riusciamo mai a rintracciarla, cambia sempre aspetto, all'epoca non esistevano ancora i chip tracciatori..." ancora voci ovattate in quelle visioni che ora stavano diventando sempre di più una tortura.

"Le ultime notizie indicano la distruzione di interi sistemi stellari, anche non alleati della Confraternita. Ha fatto implodere le stelle per provocare la distruzione dei pianeti."

"Oramai non le interessa più vendicarsi su di noi, distrugge qualsiasi cosa trovi davanti."

"Dobbiamo fermarla!"

Le visioni si interruppero bruscamente. Era tornata sulla nave della Confraternita, era di nuovo Fa'nee.

Per alcuni brevi attimi un silenzio surreale calò nel reparto medico; si udiva solo il respiro corto di Fa'nee. Il silenzio fu presto interrotto dal Confratello che riprese la parola:

– Il seguito posso raccontartelo io, una volta condannata sei riuscita ad evadere di prigione, cambiare aspetto e vendicarti di quella condanna che a te parve ingiusta su altre persone innocenti. Hai fatto implodere delle stelle, provocando la distruzione di interi sistemi stellari, annientato interi mondi creando e sperimentando nuovi virus, ti sei data da fare negli ultimi secoli. E non distruggevi solo mondi appartenenti alla Confraternita, ma anche innocenti. Questo in ogni singola rigenerazione. Non eri solo un "alleato" dell'Armata, ma un pericolo per chiunque.

– No, non è possibile...

– E ora ti faccio nuovamente la domanda, ti sei mai domandata perché sei stata l'unica sopravvissuta del Massacro?

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