C'era una volta una povera pastorella orfana che viveva sola in un piccolo villaggio. Nella sua povertà era rimasta sempre molto umile, eppure riusciva a vivere abbastanza dignitosamente con quel poco che aveva. La cosa che sapeva fare meglio era riuscire a tenere a bada il suo gregge che portava a pascolare ogni giorno sulle alte colline.
Ma tutti gli abitanti del villaggio la prendevano in giro a causa del suo aspetto: la sua pelle giallognola, i capelli sempre unti e arruffati, un naso esageratamente sbilenco e degli occhi grandi come carri. Non era certo una primula e le malelingue erano difficili da zittire.
– Non capisco come suo padre possa permetterle di uscire di casa, ma non si vergogna? – diceva una donna vicino alla fontana.
– Io ho dovuto cambiare strada per non incrociarla più, lei, il suo gregge e il suo terribile puzzo. Dovrebbe rinchiudersi in casa e rimanerci,– inorridiva un contadino.
– Sì esatto! Chiusa in casa e non uscire mai più! Hai capito bene? – urlava ridacchiando un ragazzino contro la pastorella.
Era oramai avvezza a quel tipo di indignazioni e proseguiva lungo i verdi prati senza dar loro molto peso. Almeno apparentemente. Dentro di lei era però tutto un bruciare, come un fuoco divampante ed ogni volta che la insultavano sentiva staccarsi un pezzo della sua anima.
Un bel giorno però la pastorella decise di andare in riva al torrente che scorreva tra le colline e di specchiarsi nell'acqua limpida che scorreva tra le rocce. Pensò tra sé: -Possibile che io sia così ripugnante? Ho due occhi, un naso, una bocca, sono come tutti quanti...- disse mentre osservava la propria immagine riflessa.
Ebbe sete e iniziò a sorseggiare un po' d'acqua; ma ad un certo punto si accorse che, mentre teneva le proprie mani a coppa, aveva raccolto, oltre all'acqua, un piccolo anello di rame.
– Toh, e questo da dove salta fuori? – si chiese mentre osservava l'anellino alla luce del sole. Decise di indossarlo subito, non aveva mai portato nessun tipo di gioiello e iniziò a pensare:
– Ora tutti mi porteranno rispetto, finalmente ho qualcosa di cui vantarmi! – esclamò piena di orgoglio.
Ed ecco che accadde l'impossibile: non appena la pastorella vide la propria immagine riflessa non si riconobbe più. Quella che stava guardando era la donna più bella che avesse mai visto, capelli dorati, lucenti che le scendevano ben oltre le spalle, occhi cristallini e con delle iridescenze verde e grigie. Un lungo vestito rosso con pizzi e merletti, tutti ricamati con cura. Due guance rosee che contrastavano con il candido splendore della sua pelle immacolata. Una dea.
A quella visione la pastorella si ritrasse. Che stregoneria era mai quella? Poi immediatamente capì: l'anello l'aveva trasformata nella creatura più bella che avesse mai visto. Decise che sarebbe rientrata così in paese e che finalmente tutti le avrebbero portato rispetto.
Ma un'altra piacevole sorpresa attendeva la nostra pastorella: mentre scendeva giù dalle colline per le stradine del paesotto gli abitanti che la osservavano a bocca aperta iniziarono a mormorare:
– Ma...è la principessa! La principessa del nostro reame! Evviva! – esclamò qualcuno che riconobbe in quelle fattezze la principessa.
Ed era proprio così: quell'anello era capace di trasformare chiunque lo portasse nella donna più bella del reame. E chi poteva essere più bella della principessa?
Ancora più sorpresa da tali parole la pastorella si ritrovò in una situazione ancora più assurda di quanto non avesse potuto immaginare: ora non le dicevano più che era inguardabile, non la denigravano più. Ora erano costretti a venerarla. E quella sera ci fu una grande festa in piazza tra cibo, vino, giochi e canti. Tutti accorsero in onore della pastorella, anche dai villaggi vicini, oramai diventata principessa.
Ma la notizia della visita della principessa si sparse velocemente, fino al castello del re, dove viveva la vera principessa, erede al trono. Inorridita da chiunque avesse potuto usurparle quel titolo decise di partire in una carrozza con poche guardie e sistemare la faccenda una volta per tutte, mostrando a tutti chi fosse quella impostora.
Intanto nel paese si continuava a fare festa, inneggiando alla principessa; chi portava fiori, chi del pane, chi del miele. Ma in cuor suo la pastorella sentiva che non poteva rivelare loro la verità, altrimenti l'avrebbero sicuramente uccisa. E le iniziò a mancare il fiato quando vide la carrozza della vera principessa fermarsi proprio davanti ai suoi occhi.
In preda al panico e alla paura di essere scoperta la pastorella ordinò:
– Miei prodi! Miei amici! Guardate! C'è una fattucchiera tra di noi! Ha usato i suoi poteri per rendersi uguale a me, l'unica vostra vera sovrana. Prendetela e uccidetela!
E il popolo, si sa, non da ascolto alla ragione e sceglie sempre Barabba.
Tutti gli abitanti del villaggio obbedirono agli ordini della pastorella, attaccando con forconi e asce la vera principessa, uccidendola a sangue freddo insieme alle sue guardie, senza ripensamento alcuno, senza un minimo di esitazione. Oramai non poteva più tornare indietro, la pastorella si era spinta troppo oltre. Non poteva destare alcun sospetto, sopratutto alla famiglia reale che non avrebbe visto ritornare la sua vera figlia e si preparò a vivere la vita che secondo lei le spettava: una vita da sovrana nel palazzo reale.
Montò sulla carrozza e si diresse verso il castello, portando con sé i doni che aveva ricevuto. Ma il suo gesto più terribile doveva ancora compiersi.
Non appena varcò la soglia del castello chiamò suo padre, il re, e gli disse:
– Padre, ho ucciso quella donna che si spacciava per me. Ma ho ancora un desiderio da chiederti...
– Oh, dimmi pure, figliola, – replicò l'anziano re.
– La gente in quel paese, continuava ad affermare che io non fossi la vera principessa. Hanno inneggiato la donna sbagliata e l'hanno ricoperta di doni, vivande e oro. Meritano una punizione esemplare.
– Che cosa hai intenzione di fare, figlia mia?
– Porta lì le tue migliori guardie e fa bruciare tutto, case, persone, campi, animali, bambini, donne. Tutto. Non deve rimanere alcuna traccia di quel villaggio in questo regno. E voglio che sia cancellato dalle mappe e dalle nostre cartine.
Il re, alquanto stupito dall'insolita richiesta della figlia rimase sbigottito, ma non poteva negare nulla a quella figlia di cotanta beltà.
E così accadde.
La vendetta della pastorella si era compiuta. Della ragazza che pascolava il gregge non era rimasto più nulla, nemmeno un brandello d'anima.
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Hellbird
Science FictionUn enigmatico messaggio dal futuro, intrighi e cospirazioni all'interno di diverse fazioni, una nuova teoria fisica in grado di poter far vivere entità virtuali nel mondo reale, rimpianti che continuano ad emergere da un passato oscuro, continui e v...