La scena che si presentava davanti agli occhi di Jar era apparentemente confusionaria: ufficiali dell'Aeronautica, confratelli, alcuni addetti alla sicurezza e una serie di Alasheriani con indosso un particolare camice azzurro. Chiunque avrebbe osservato solo una marmaglia di gente che popolava l'enorme vano, ma Jar non era chiunque; al suo sguardo non sfuggì il trasporto di un'ingente quantità di piccole sfere di buranio provenienti da Beta-Uno, inserite in diversi cilindri di trasporto. Nulla di eccezionale all'apparenza, continuamente venivano trasportate questo tipo di sfere, atte ad alimentare di solito i grandi sistemi di trasporto optoelettronico e a supporto dell'hardware dietro i più avanzati aggiornamenti degli OS. Eppure esse erano tenute sotto stretta sorveglianza dagli Alasheriani che eseguivano il lavoro e da un campo di forza innalzato attorno ai cilindri di trasporto. Non era prassi comune innalzare un campo di forza intorno al settore trasporti.
Probabilmente le sfere sarebbero dovute servire ad alimentare e contenere informazioni prettamente riservate alla Confraternita, informazioni sulle posizioni delle navi e delle basi, dei possibili spostamenti delle colonie nemiche o forse si trattava di sfere già formattate, contenenti già quel tipo di informazioni. Infatti la tecnologia del ventinovesimo secolo prevedeva che l'unico materiale per poter uploadare decine e decine di migliaia di teraqbit (bit quantistici) era proprio il buranio, intagliato in sfere. Viene da sè che la sfera è la forma più comoda, pratica e maneggevole da trasportare.
Alcuni di questi pensieri passavano per la mente di Jar, mentre accedeva al vano attraverso il corridoio. Il sottile basamento che scorreva automaticamente, mostrando l'intero scenario, si arrestò proprio all'interno di un ascensore, anch'esso totalmente trasparente e, una volta chiuse le porte alle spalle di Jar e iniziata la discesa, l'OS iniziò a fornire automaticamente informazioni sul posto e sul personale presente, sempre attraverso ologrammi che si sovrapponevano, mano a mano che l'ascensore percorreva alcuni metri, a coloro che si trovavano nel vano merci.
Evidentemente non doveva esserci alcuno spazio tra gli appartenenti alla Confraternita per quella cosa che oggi noi chiamiamo privacy. Eppure, nonostante la mole di informazioni che scorrevano davanti agli occhi di Jar, veniva messo in evidenza ben poco sugli Alasheriani e sul carico, solo informazioni ridondanti come il nome, parte del curriculum e il lavoro svolto nella Confraternita, assolutamente nulla riguardante il carico.
Jar allora sfiorò con il palmo della mano sull'ologramma corrispondente al carico delle sferette di buranio, per tutta risposta l'OS disse: – Le informazioni richieste non sono state ancora elaborate o sono criptate da codici che l'aggiornamento corrente non mi permette di decifrare, mi dispiace generale.
Jar rimase in silenzio alla risposta dell'OS. Attese che la discesa terminasse e che le porte automatiche venissero aperte, in due tempi, poi si diresse direttamente verso il carico a lui ignoto e agli Alasheriani che continuavano ad andare e venire dai cilindri di trasporto all'hangar. Cercò di fermarne uno, alzando la mano, voltando lo sguardo, cercando di intercettare il loro percorso, ma nulla da fare. Non provò nemmeno a chiamarne qualcuno in quanto la sua voce non era abbastanza alta da farsi sentire, fino a quando si vide venire incontro uno dei suoi ufficiali, l'aviatore Tarev, una delle menti più brillanti dell'accademia dell'Aeronautica su Beta-Uno.
Veniva notata spesso, causa la sua totale eterocromia degli occhi, uno risultava essere di un grigio intenso, molto scuro, l'altro di un verde acceso. Ordinatamente portava i capelli raccolti in una piccola ciocca e tenuti fermi da due elastici, mentre la propria uniforme, anch'essa verde, risaltava le sue forme e la sua bellezza naturale.
– Non l'ascolteranno, generale, anche se dovesse riuscire a fermarne uno, sono stati riprogrammati per compiere questo lavoro e al termine verranno loro distrutte le loro ultime tracce mnemoniche.
– Come ne è a conoscenza?
– Ho tentato anch'io di chiedere informazioni, ma non mi hanno neppure rivolto la parola, devono aver disabilitato anche le loro subroutine di ascolto. Se qualcuno vuole fare un lavoro per conto di qualcun altro e poi nascondere tutto credo che questo sia un buon modo per farlo, sempre se la cosa sia stata autorizzata.
– Non mi sembra la procedura standard in situazioni del genere, chiederò conferma delle autorizzazioni. – replicò Jar, mentre fece un gesto con la mano per indicare di mettersi in disparte per proseguire la loro conversazione lontano dalla zona di trasporto.
– È il terzo carico che lasciano da questa mattina.
– E nessuno ha domandato cosa stessero trasportando sulla base?
– Non le stanno trasportando sulla base, è solo una dogana qui per un controllo rapido, verranno mandate sicuramente altrove, altrimenti non mi spiego il perché vengano messe nei contenitori di stasi e non portate direttamente nei laboratori informatici... – si bloccò nel parlare, resasi conto che la sua bocca stava correndo troppo rispetto al suo cervello. Rassicurando il suo superiore disse:
– Sono solo deduzioni, generale. – guardando ancora gli Alasheriani, schivi e dediti al proprio lavoro.
– A quanto pare la Confraternita desidera che solo pochi intimi possano essere a conoscenza dei fini di questo trasporto... – aggiunse.
– Altre ipotesi, aviatore? – chiese a voce ancor più bassa Jar.
– Non sono sicura, ma credo che debbano essere solo alcune parti di un hardware più avanzato, avevo letto su diversi rapporti che mi sono giunti dall'Alto Comando della Terra su delle nuove implementazioni di tipo informatico che avrebbero la possibilità di apportare notevoli migliorie ai nostri sistemi di simulazione olografica. – si fermò per un attimo, cercando le parole giuste e guardando Jar nei suoi occhi lucidi.
– Riguarderebbe una serie di articoli di ricerca pubblicati alcuni mesi fa su quella che è stata denominata teoria del ponte. Lei è ben a conoscenza che le attuali macchine simulative sono perfettamente in grado di stimolare la corporalità e le nostre capacità intellettive, eppure ciò che rimane nella macchina simulativa, una volta spenta, rimane lì. Ebbene, la teoria del ponte stabilisce che, per vie teoriche, è possibile effettuare un collegamento con le due realtà, una sorta di trasfusione di coscienza, che permetterebbe a chi si trova sottoposto ad una serie di impulsi di lunghezza d'onda limitata e continui nel tempo, di poter convertire l'energia nel mondo virtuale in energia reale, di convertire quindi entità virtuali in entità reali.Alla spiegazione di Tarev, Jar emise un suono simile al boccheggiare di un pesce quando si dimena fuori dall'acqua, silenzioso e allo stesso tempo frenetico.
– Credo che quanto stia accadendo abbia a che fare con l'ultimo progetto in corso affidatomi dalla Confraternita, la ringrazio e arrivederla. – salutò Jar mentre si diresse verso l'ascensore dal quale era sceso, lasciando Tarev a guardare gli ultimi Alasheriani trasportare le sfere verso un'altra stiva. Parve che avessero terminato il loro carico e si diressero a gruppi di quattro nel delineare uno schieramento preciso all'interno del campo di forza.
Donna dotata di una innata capacità di visione globale della realtà circostante, a dispetto di tutte le nozioni reperibili dai pannelli olografici, e di uno spiccato senso critico e morale dei suoi doveri verso le altre razze e verso l'intero universo, Serena Tarev ricordava in quei minuti di silenzio il voto di pace preso circa vent'anni prima, obbligatorio per tutti gli affiliati alla Confraternita e quindi anche all'Aeronautica che è una delle suddivisioni militari della stessa. Sentiva dentro di sé inspiegabilmente l'amaro peso di quelle parole, mentre il giuramento le risuonava nella testa più e più volte, apparentemente senza un perché.
Decise che non avrebbe approfondito le proprie indagini personali sulle sfere di buranio, più che altro perché poco prima di entrare nell'ascensore che conduceva all'uscita dal vano merci si accorse con la coda dell'occhio tra le decine di persone nell'ambiente confusionario, di un saio bianco, nascosto, celato a prima vista e mosso dalla velocità del passo del suo portatore, il quale, indossato il cappuccio, cambiò diametralmente direzione rispetto a quella di Tarev, allontanandosi sempre di più e mescolandosi con la folla presente.
"Non lasciamo nulla al caso."
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Hellbird
FantascienzaUn enigmatico messaggio dal futuro, intrighi e cospirazioni all'interno di diverse fazioni, una nuova teoria fisica in grado di poter far vivere entità virtuali nel mondo reale, rimpianti che continuano ad emergere da un passato oscuro, continui e v...