Episodio 2.1

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Il palazzo delle Città era in continuo fermento quel giorno, da intendersi più del solito. Un via vai frenetico dagli uffici verso le sedi e le ambasciate dei diversi pianeti alleati della Confraternita. Non che tutto ciò fosse estraneo alla routine che coinvolgeva i governatori di Beta-Uno, eppure vi era una certa apprensione mentre da Arkantiis ritornavano gli Alasheriani, completata oramai la loro missione.

Anche Roman, come tutti gli abitanti del pianeta, era abituato a quel trambusto, e apparentemente la cosa più importante da concludere al momento sembrava dover essere l'implementazione, insieme al proprio team di ingegneri, della ricostruzione di una falla del sistema B.T.A. di sicurezza (l'acronimo sarebbe intraducibile, ma nella lingua standard suonerebbe come "cellula di sicurezza planetaria", una sorta di unità di software planetario che coordinava l'attacco e la difesa dell'intero pianeta). Gli iniziali sviluppi del software erano andati a buon fine; l'ultimo tentativo di attacco da parte di una nave riconosciuta come anteposto di vedetta dell'Armata era andato a vuoto, in quanto non solo gli scudi primari, secondari e terziari avevano retto ai raggi caloriferi e ai siluri della nave, ma il sistema B.T.A. era riuscito a convogliare, a supporto delle navi già in orbita, un ulteriore attacco di altre tre navi della Confraternita, completamente automatizzate, e dei sistemi di armamenti del pianeta. L'unica conseguenza dell'attacco era stata una falla negli scudi sulla fascia equatoriale, della quale la nave nemica aveva approfittato, provocando danni decisamente non rilevanti ad alcune strutture note come la Biblioteca di Rak-al-es e l'Accademia Letteraria.

In realtà l'attacco era già in sé poco chiaro, perché l'Armata avrebbe dovuto mandare una delle sue navi più avanzate in uno dei pianeti principi della Confraternita, sapendo di andare incontro a morte certa? E perché colpire proprio degli edifici che erano di importanza piuttosto relativa?

Domande senza risposta. Domande a cui Roman tentava di rispondere nelle brevi pause dal proprio lavoro per ripristinare la falla creatasi negli scudi.

L'ufficio dove Roman lavorava era quello al momento più all'interno del Palazzo delle Città, ovvero, quello più vicino all'edificio centrale fisso dal quale era possibile controllare tutti gli altri agglomerati grazie ai bracci che potevano allungarsi, far innalzare o abbassare un intero edificio. Roman continuava ad osservare le stringhe di codice mutare continuamente e descrivere una simulazione piuttosto dettagliata e favorevole rispetto alle migliorie apportate.

Per Roman il lavoro era tutta la sua vita. Era un ingegnere informatico e conosceva bene alcuni difetti di programmazione degli OS, infatti ne usava una versione totalmente diversa da quelle installate su altre piattaforme, molto più performante e programmata interamente da lui, avendo a disposizione diversi slot di qRAM (RAM quantistiche).

Quel giorno stava lavorando alla simulazione dell'attacco appena avvenuto. Inserì le condizioni iniziali, ossia che una nave nemica potesse attaccare direttamente la zona equatoriale, concentrando quindi il fuoco contemporaneamente su più fronti, ipotesi del tutto plausibile per la simulazione. Eppure essa avrebbe dovuto stopparsi perché in caso di fuoco diretto sul pianeta su diversi fronti le armoniche degli scudi della fascia equatoriale si sarebbero dovute rimodulare in maniera continua, per non dare nessun margine di attacco all'avversario. Ma questo non era successo. Ecco perché il nemico era riuscito a penetrare.

Il primo pensiero di Roman fu che alcuni calcoli relativi alla modulazione degli scudi dovessero essere errati.

OS, mostrami i grafici della rimodulazione degli scudi della fascia equatoriale. ordinò con tono lievemente preoccupato.

Non rilevo alcuna anomalia, ingegnere. rispose il sistema operativo, mentre faceva scorrere sullo schermo i vari grafici in tre dimensioni della frequenza delle armoniche degli scudi.

Appunto... qualcosa non va, e tu non te ne sei accorta. Perché la simulazione ha esito positivo se le rimodulazioni degli scudi non vengono effettuate?

Specifichi la richiesta. Per la rimodulazione è necess... ufficio in movimento, attenzione, prego rimanere seduti. si interruppe mentre a una velocità non indifferente lo studio inizò a muoversi perpendicolarmente verso il basso, facendo di conseguenza spostare gli altri studi dello stesso agglomerato.

Nemmeno il continuo muoversi degli uffici era estraneo alla routine di Roman, ma se c'era una cosa che lo infastidiva particolarmente era essere interrotto nel bel mezzo di un compito, anche se non lo dava molto a vedere. Era un tipo abbastanza schivo e riservato, difficilmente avrebbe protestato, ma l'idea di farlo gli passò totalmente dalla mente quando, alla fine dello spostamento, il suo ufficio si trovò in diretta comunicazione con quello del governatore del pianeta Beta-Uno, il signor Daney Nee. All'accesso ovoidale dell'ufficio del governatore apparì un ologramma raffigurante il volto e le qualifiche del signor Nee, mentre la voce femminile dell'OS chiamò:

L'ingegner Roman è desiderato nell'ufficio del governatore, suonare all'apposito cicalino e attendere il permesso per entrare.

Con le braccia conserte e con un sentimento misto tra sospetto e apprensione Roman suonò per due volte consecutivamente il cicalino e immediatamente la porta di accesso si aprì con uno scatto in due tempi.

Lo studio del governatore era in realtà piuttosto semplice, alcune immagini olografiche della sua famiglia venivano proiettate in sequenza sul soffitto a forma di cupola, mentre vi erano diverse piante coltivate in piccole serre, del tutto analoghe a quelle che vi si trovavano nello spiazzo di Beta-Uno dal quale partivano le varie piattaforme. Sul pavimento e intorno alla porta vi era sempre il simbolo della Confraternita, ricucito anche sull'elegante vestito del governatore, seduto su di un piccolo sgabello; di bassa statura come tutti i Betiani, circa poco più di un metro, sollevò lo sguardo dal proprio terminale e si diresse verso l'ingresso per accogliere Roman, ma l'ingegnere salutò per primo:

Governatore, – chinando lievemente il capo, poi riattaccò, ero al lavoro sulla riparazione del sistema B.T.A. ma immagino che sia qualcosa di urgente.

Sì, mi perdonerà, non volevo distoglierla dal suo lavoro, ingegnere, ma data l'urgenza della questione non sapevo a chi altri rivolgermi. indicò un secondo sgabello, un po' più basso di quello dove il governatore sedeva, per dare almeno da seduto l'apparenza di essere un po' più alto di quanto non lo fosse realmente. Prima di procedere nel parlare si assicurò di disattivare totalmente l'OS nella sua stanza e di lasciare attivo solo il sistema di riciclo dell'aria.

Devo assicurarmi che nessuno ci ascolti. Anche se ho la massima fiducia in lei non la ripongo in maniera altrettanto completa nei sistemi che ci circondano. disse sussurrando e continuò a sussurrare per tutto il resto della conversazione.

La cosa non piaceva minimamente a Roman, abituato ad operare sempre alla luce del sole, e lo dava a vedere mostrando una serie di tic nervosi, prima battendo ripetutamente il piede destro, quasi come se stesse portando il tempo di un pezzo musicale, poi sistemandosi ripetutamente l'orologio che portava al polso. Non era assolutamente a suo agio e sospettava che la situazione sarebbe potuta diventare ancora più pericolosa di quanto non sembrasse in apparenza.

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