– Benvenuta a bordo, commodoro. Non sapevo come e quando fosse riuscita a salire. E mi perdoni per la brusca virata, sono stata costretta, altrimenti non saremmo rientrati nella rotta prestabilita dalle piattaforme della Confraternita – disse Fa'nee, con un lieve pallore in viso.
– Guarda qui, – le indicò Yanak con la punta del naso, – sono talmente ossessivi che tappezzano anche l'interno di questi veicoli con il loro simbolo. Ma se scopro che è stato fatto qualcosa alla mia nave giuro che la pagheranno cara...chiunque sia stato, – disse ancora avvicinandosi alla sua sottoposta.
– Ci segue qualcuno? Vedi qualcosa di sospetto?
– No, signora. Per ora i sensori segnalano la presenza solamente di un'altra piattaforma sulla nostra stessa rotta, ma è in opposizione rispetto al Sole e sta tornando indietro verso la Terra e non dovrebbe rappresentare un problema.
– Non appena saremo abbastanza lontane esci dalla rotta e disattiva totalmente l'OS, vediamo di essere più furbi e di non farci intercettare. Poi dirigiti direttamente verso il sistema Beta.
– Agli ordini, – annuì Fa'nee, mandando giù un madido rivo di saliva.
Quelle piattaforme non erano state progettate per coprire distanze così grandi. Non che non fossero in grado di farlo, almeno prima di un cedimento strutturale. Il problema era che, con il propellente inserito e con tutte le riserve presenti dietro i boccaporti ci sarebbero voluti dai due ai tre giorni per poter raggiungere il sistema Beta. Ed era notevolmente rischioso girovagare con una piattaforma della Confraternita nello spazio interstellare per tutto quel tempo.
Eppure la situazione sembrava che si stesse dispiegando al meglio per le due donne, nessuna intercettazione, nessuna comunicazione in arrivo, nulla di nulla. Il che poteva rappresentare sia un male che un bene.
– Per adesso non vedo altre navi su questa rotta, anche se con questa tecnologia non sarei comunque in grado di individuare la presenza di navi dissimulate sulla nostra rotta, commodoro, – avanzò Fa'nee.
– Vorrei ben sperare. Se ci intercetta anche solo una nave di classe F della Confraternita siamo spacciate. Le poche armi presenti su questo tipo di navi non ci aiuterebbero granché... – ammise Yanak.
La giovane allieva non smise di togliere gli occhi di dosso dal timone mentre osservava sul display lo status delle navi amiche presenti nelle vicinanze. Nessuna traccia dai sensori di navigazione. Un viaggio apparentemente tranquillo.
– Una curiosità, commodoro...
– Abbiamo tutto il tempo per le curiosità, Fa'nee.
– Come ha ingannato gli altri sulla colonia? Intendo, tutti la credono nel suo ufficio a lavorare, da quanto ho capito dal suo piano, – chiese la ragazza con un pizzico di curiosità.
– Ma io sono ancora nel mio ufficio a lavorare.
– Non comprendo... – scuotendo la testa e lasciando per un attimo lo sguardo dal timone.
– Comprenderai quando inizierai a far carriera, Fa'nee. Ad un certo punto sai che non puoi più fidarti di nessuno, tranne che di te stessa. E quale scelta migliore se non costruire con le tue stesse mani un'automa che possa sostituirti in tutti i tuoi compiti?
– Non vorrà farmi credere di aver lasciato un'automa a coordinare tutto quello che sta accadendo sulla colonia? – disse inarcando un sopracciglio.
– Non voglio fartelo credere, l'ho fatto e basta. Come ti dicevo, quando inizi a far carriera cominci a capire che non puoi fidarti di nessuno, solo di te stessa. Tu che hai vissuto molteplici vite dovresti saperlo molto meglio di me.
– Io mi porto dietro solo le competenze acquisite delle mie vite passate, signora. Non ricordo quale fosse il mio aspetto prima di questo. Sono abbastanza certa di essere stata una lodevole scienziata in quasi tutte le vite, lo spazio non ha segreti per me, ma non posso dire con certezza di quanto sia invecchiata, chi abbia conosciuto, di chi sia stata innamorata, quali fossero i miei...amici. I flashback che permeano temporaneamente la mia testa non mi aiutano a ricordare cosa io abbia fatto durante quelle vite.
A quelle parole Yanak abbassò la testa, come se conoscesse la risposta ai diversi interrogativi della sua allieva. Non poteva immaginare cosa si potesse provare a vivere diverse vite e poter ricordare solo delle tracce di quanto vissuto, forse più una condanna che un modo della natura di sopravvivere alla morte. Avrebbe voluto darle delle risposte, delle certezze. Ma la verità non è sempre qualcosa facile da mostrare e il più delle volte vengono scelti i momenti meno appropriati per affrontarla.
– Forse è bene che tu non lo scopra mai, – si lasciò sfuggire Yanak a gola sciutta.
Fa'nee fissò Yanak, ora distogliendo totalmente lo sguardo dal timone e dalla guida del veicolo.
Quell'ultima frase non avrebbe dovuto ascoltarla.
Yanak, la donna della quale si era fidata ciecamente le nascondeva qualcosa, era evidente.
– Cosa vorrebbe dire, commodoro?
– Possiamo parlarne una volta terminata la missione, Fa'nee? Avrei bisogno di un po' di energia rigenerativa, mi inizio a sentire un po' debole... – tentò di eludere il discorso, facendo leva sul suo stato di salute.
– Le darò dell'energia rigenerativa solamente se proseguiremo questo discorso adesso. Non voglio essere presa in giro, – mormorò con un tono irrimediabilmente categorico.
– D'accordo... – replicò Yanak con voce untuosa e senza controbattere.
Fa'nee, lasciato il timone nelle mani dell'OS, si diresse verso il retro della piattaforma, accanto ad una delle poltroncine cuneiformi vi era uno scomparto a scorrimento dove venivano riposti i kit medici per le evenienze: modulatori trombici, neuro-regolatori e tanti altri dispositivi atti a stimolare livelli neurali e circolatori di eventuali emergenze mediche. Cercava il microtransfert medico, un piccolo strumento non invasivo che permetteva l'iniezione e il prelievo di liquidi senza bisogno di inserire alcun tipo di ago, una sorta di teletrasporto miniaturizzato.
Mentre armeggiava tra i vari strumenti e kit medici Fa'nee iniziò a ricordare che in una delle sue vite passate doveva essere un medico. Toccando e armeggiando con le varie strumentazioni qualcosa le riaffiorò alla mente, immagini di volti sofferenti, urla di dolore, qualcosa le appariva tra il buio dei suoi occhi. E con la stessa velocità scompariva, proprio come ci si sforza di ricordare un sogno: più grande è lo sforzo e più velocemente le immagini scompaiono dalla nostra mente.
Da sempre cercava delle risposte chiare sul suo passato e l'unica persona che avrebbe potuto concederle un barlume di speranza era lì con lei.
Ma mentre puntava il microtransfert sulla propria tempia il sistema di navigazione si disattivò improvvisamente, così come tutte le luci all'interno dell'abitacolo. A quanto pare erano rimaste senza energia per un motivo ancora sconosciuto, quasi come se la Morte avesse avuto necessità del buio per potersi palesare.
Un orribile presentimento assalì Fa'nee.
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Hellbird
Fiksi IlmiahUn enigmatico messaggio dal futuro, intrighi e cospirazioni all'interno di diverse fazioni, una nuova teoria fisica in grado di poter far vivere entità virtuali nel mondo reale, rimpianti che continuano ad emergere da un passato oscuro, continui e v...