Just a girl in a bar

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"Poiché non esistono due individui
perfettamente uguali,
ci sarà una sola determinata donna
che corrisponderà nel modo più perfetto
ad un determinato uomo.
La vera passione d'amore è tanto rara
quanto il caso che quei due s'incontrino."

Arthur Schopenhauer

Due mesi prima

Il club era così affollato da non poter vedere altro al di fuori di se stessi, il proprio drink e, nel migliore dei casi, la cubista che si strusciava fuori tempo proprio nel mezzo della sala.
Sbuffai, sorseggiando per l'ennesima volta quel Moscow Mule annacquato.
Stephen, al mio fianco, tentava disperatamente di rimorchiare la barista, ma con risultati così scarsi da farmi quasi vergognare di averlo trascinato lí.
Che poi, a dirla tutta, non era neppure così carina.
Certo, la camicetta semiaperta lasciava poco spazio all'immaginazione e quelle labbra sembravano perfette per posarsi in luoghi compromettenti, ma a parte quello non c'era molto in lei che meritasse la mia attenzione.
Una così, se avessi voluto, avrei potuto farmela senza problemi.
E anche Steph dopotutto, ecco perché non capivo come mai ci stesse perdendo così tanto tempo. 
<< Ehi bro, perché non andiamo via? Mi sto rompendo i coglioni >> ammisi, senza troppi giri di parole.
Quella sera, per chissà quale motivo, l'universo aveva deciso di mettersi contro di me e di farmi finire nell'unico club in cui il cinquanta percento delle ragazze era occupata e l'altro cinquanta percento era troppo al di sotto del mio standard.
Avrei dovuto ascoltare mio fratello quando mi diceva che ormai il Bijoux aveva fatto il suo tempo e che adesso c'era molta più figa al Plaza, il locale dall'altra parte di quello schifo di città.
Chissà se quello stronzo sta rimorchiando, mi chiesi. 
Dopotutto, anche se da qualche mese insisteva dicendo di aver trovato la ragazza dei suoi sogni, c'erano meno possibilità per Cole di restare monogamo che per Steph di farsi la barista.
<< Non possiamo andarcene ora, bro >> mi disse, per l'appunto, il mio disperato migliore amico << Tra un po' mi dà il suo numero, fidati >>
Per poco non gli risi in faccia, maledicendo intanto quell'odiosa rossa che, ne ero certo, aveva molto più interesse nei suoi cocktail che nel ragazzo di fronte a lei.
Estrassi quindi il cellulare dalla tasca, deciso a scrivere un messaggio a Cole e maledire - anche lui- per la sua lungimiranza in fatto di locali, ma nell'aprire whatsapp mi ritrovai immediatamente sommerso di messaggi che mi resero difficile individuare la sua chat.

Ieri notte è stato fantastico, mi aveva scritto una certa Michelle di cui, ad essere sincero, neppure ricordavo più il viso.

Non vedo l'ora di rivederti, erano invece le parole di un numero non memorizzato, il che lasciava già intuire molto su quanto effettivamente la tipa mi interessasse.

Tra tutte quelle stronzate c'era però qualcosa di intrigante.
Anzi, ad essere sincero, era l'unica cosa che avrebbe potuto migliorare quella serata di merda.

I miei sono partiti, vieni da me stanotte?

Non avevo neppure bisogno di leggere il nome per sapere chi fosse la mittente.
Cheryl Peters.
La mia migliore amica, nonché l'unica con cui potessi scopare quando volevo - e quando voleva - senza paura di alcuna implicazione sentimentale.
E, come se questo non fosse già bastato a renderla perfetta, era anche bona.
Eccome se lo era.
Ero quindi già pronto a risponderle quando le mie narici furono improvvisamente invase da un profumo troppo dolce per essere quello di Steph.
Mi voltai, incuriosito, fino a scoprire una nuova ragazza accanto al bancone, intenta a parlare con la barista con un'aria troppo confidenziale per essere una semplice cliente.
Stephen si voltò subito verso di me, lo sguardo di chi sta già immaginando cose che mai si realizzeranno.
<< Bro, questa è tua >> mi disse infatti subito, prevedibilmente convinto che sarebbe stato più semplice per lui farsi la barista se io gli avessi fatto da spalla con l'amica.
Sbuffai, annuendo annoiato.
Dopotutto non mi costava niente dargli una mano, per quanto la sua battaglia fosse comunque persa in partenza.
Avrei rimorchiato la biondina per lasciare campo libero a Steph e poi, quando finalmente fossi stato libero, sarei andato da Cheryl.
Niente di più semplice.
Ma quando mi avvicinai anch'io al bancone e misi a fuoco la sua figura, mi resi improvvisamente conto di aver fatto male i miei calcoli.
La bionda non somigliava per niente alla barista, non era anonima e poco interessante, non era il tipo di ragazza a cui mi sarei avvicinato solo per fare da spalla ad un amico...anzi.
Era bassina, ma aveva un fisico snello e un sedere veramente degno di nota.
Per non parlare poi dei capelli biondi, il mio vizio, lunghi abbastanza da incorniciarle il viso angelico ed incastrarsi tra i suoi seni, due gioie per la vista.
<< Cazzo se è bona >> mi urlò infatti nell'orecchio Steph mentre, con studiata disinvoltura, mi appoggiavo al bancone proprio accanto a lei.
<< E tu chi sei? >>
Non si voltò subito, forse per non darmela vinta o forse perché la musica di quel dannato locale era veramente troppo alta, ma quando lo fece mi regalò uno sguardo a metà tra il divertimento e il fastidio, incastonato in due enormi occhi azzurri.
Cazzo, sembrava una stereotipata Barbie, eppure c'era qualcosa in lei che mi eccitò dal primo momento.
Forse la scollatura del vestito che indossava, o forse il suo tono di voce quando finalmente mi rispose.
Un tono ingenuo ma deciso, che per qualche motivo riuscì a farmi smettere di percepire quella musica assordante.
<< Sono soltanto una ragazza in un bar>> sorrise, voltandosi verso la sua amica dietro il bancone.
La rossa ridacchiò per qualche motivo a me sconosciuto.
<< E tu chi sei? >> ripetè poi le mie parole di poco prima, ma era chiaro dal suo sguardo che non le interessava davvero saperlo: stava soltanto aspettando la risposta giusta, qualsiasi essa fosse.
<< Soltanto un ragazzo in un bar..? >> la buttai lí a caso, al che sia lei che l'amica risero.
Ed io, che non ci stavo capendo nulla, la guardai interrogativo.
<< Saresti un perfetto Derek Shepherd >> ammiccò ironicamente.
L'amica scosse la testa divertita, rivolgendosi poi nuovamente a Stephen che, chissà con quale nuova tecnica, stava tentando di ammaliarla.
Perfetto. Finalmente soli.
<< Non ho idea di chi sia, ma lo prendo per un complimento >> le risposi, accennando anch'io un sorriso.
Lei alzò le spalle come a dire che non era importante, riprendendo poi a sorseggiare quello che sembrava un drink alla frutta.
Il suo trattarmi con disinteresse mi faceva impazzire.
Ed era sempre così, del resto: più una ragazza non ti calcola, più tu inizi ad essere improvvisamente attratto da lei.
Mi avvicinai allora un po' di più, abbastanza da poterle parlare all'orecchio e, in questo modo, dare una sbirciatina all'interno dell'abito.
<< Se ti offro qualcosa me lo dici come ti chiami? >>
Niente stupidi push-up: il seno c'era davvero.
Eccome se c'era.
Fece segno di no con la testa, mordendosi appena il labbro senza sapere che effetto quel gesto aveva su qualsiasi persona di sesso maschile.
<< Facciamo che stasera mi chiamo Meredith >>
<< È un altro riferimento che dovrei cogliere? >>
Annuí ridendo, rivelando una dentatura praticamente perfetta.
C'era una singola cosa in lei che non andasse?
<< E allora, Meredith >> decisi di stare al suo gioco, poggiandole una mano sul fianco mentre mi avvicinavo nuovamente al suo orecchio << Balli con me? >>
L'ennesimo no.
<< Sono fidanzata >>
Incassai il colpo ma solo superficialmente: così come le ragazze difficili, quelle fidanzate erano un altro dei maggiori obiettivi di uno come me.
Era divertente vedere quanto tempo ci mettessero prima di finire nel mio letto, divorate dal senso di colpa ma anche godendo come non mai.
In tutta risposta dunque, mi avvicinai un po' di più, entrambe le mani a sfiorarle la pelle da sopra il vestito che indossava.
<< Cosa non hai capito del mio sono fidanzata? >> sbottò allontanandomi con le mani, ma qualcosa mi diceva che non le avesse dato così fastidio come voleva farmi credere.
<< Il fatto che tu non lo sia con me >> le risposi quindi, convinto dal suo sguardo che non era ancora il momento di dire basta.
Ed infatti, come mi aspettavo, lei scoppiò a ridere.
Le sorrisi, pregustando già tutto quello che sarebbe potuto succedere ma poi, proprio quando lei aprí la bocca per dire qualcosa, ecco che comparve l'ennesimo elemento disturbante.
<< Emma, ma dov'eri? >> una ragazza le aveva appena afferrato un braccio, lanciandomi appena uno sguardo irritato << Ti abbiamo cercato ovunque, dobbiamo andare! >>
Mi guardò appena prima di andarsene e forse fui solo io a cogliere un leggero sorriso illuminare quelle perfette labbra rosse.
Emma.
Suonava decisamente meglio del suo nome inventato, molto più adatto a quel suo corpo perfetto e a quel suo sguardo vispo.
Emma.

Guardai l'orologio al mio polso scoprendo che fossero ancora le due: non era troppo tardi per salvare la serata.
E così, dopo aver constatato ancora una volta che Steph non avesse alcuna speranza con la barista, mi avviai verso di lui sbrigativo.
Il mio amico dei piani bassi si era fatto troppe illusioni con quella biondina e, adesso, toccava a me trovare un'alternativa per soddisfarle.
<< Muoviti bro, andiamocene.
Cheryl mi sta aspettando. >>

Ciao a tutti!
Volevo ringraziarvi per aver letto e votato il prologo, spero che questo primo capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative.

Ci tengo a dirvi che è la prima volta che scrivo da un punto di vista maschile, quindi spero di esser stata abbastanza realista e non troppo spinta o volgare in alcuni punti...insomma, accetto pareri e suggerimenti!

Se la storia vi piace non esitate a votarla/ metterla in biblioteca/ consigliarla...sarebbe davvero molto importante per me.

Ps: quanti di voi avevano colto il riferimento a Grey's Anatomy già dal titolo?

EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora