On your skin

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Capitolo scritto di getto mentre ero in macchina, spero possa piacervi!

Da qui iniziare ad allacciare le cinture, perché cominceremo finalmente a schiacciare l'acceleratore 😉

Siccome vi voglio bene, facciamo che chiunque metta la stellina riceverà un piccolo spoiler in privato...

Ero incazzato.
Anzi, l'aggettivo incazzato non rendeva neppure vagamente l'idea.
Non spiegava come sentissi lo stomaco rivoltarsi mentre vedevo le labbra di Cole su quella di Cheryl, le sue mani tra i suoi capelli lunghi.
Non era abbastanza per far capire la voglia che avessi di spaccare la faccia a lui e poi prendere lei per un braccio, portandola via da lì.
Come pareva desiderarlo Emma, accanto a me, la quale sfoggiava un'espressione contrariata.
Ma in quel momento, dovevo essere sincero, non me ne fregava niente di lei.
Tutto ciò che volevo era che quel maledetto bacio finisse.
E finì, tra gli applausi generali, tra la corsa che Cole fece verso la sua ragazza, sicuramente per giustificarsi attribuendo tutta la colpa a quello stupido gioco.
Ma io lo sapevo che non era così.
L'avevo sempre saputo.
A lui Cheryl era piaciuta da subito e, anche se lei l'aveva rifiutato, questo non significava che non ricambiasse almeno un po'.
Anzi, a quanto pareva ricambiava abbastanza da baciarlo lì, davanti a tutti.

Io e lei non c'eravamo mai baciati in pubblico.
Un po' per scelta, un po' perché il nostro rapporto non prevedeva alcuna dimostrazione di quel genere.
Eppure in quel momento desiderai averlo fatto.
Desiderai che tutti l'avessero vista con me, così nessuno avrebbe più pensato di poterla avere.
<< Mike >>
Eccola.
Mi posò una mano sulla spalla che scacciai in malo modo.
<< Dimmi >>
Non riuscivo a guardarla negli occhi.
E mi sentivo un coglione per questo.
<< Era un gioco, Hanna ci ha praticamente costretto >>
Mi venne quasi da ridere.

Costretta?
Tu aspettavi solo l'occasione giusta per limonarti mio fratello.
Hai sempre preferito lui, con me ti sei accontentata.
Sei uguale a tutte le altre, Cheryl.

Ma io sono peggio di te.
E se mi fai del male, io alzo un muro.
E poi mi ci nascondo dietro.
E pur di guardarti faccio una crepa tra i mattoni, ma dall'altra parte, dalla tua parte, non ci torno.

<< E perché ti stai giustificando con me? >>
Si morse il labbro, a disagio.
E pensò, era palese, di aver fatto male i suoi calcoli.
<< Perché te lo leggo in faccia che ti dà fastidio >>
Usava un tono sicuro, ma si vedeva che camminava sul filo di un rasoio.
Non sapeva quanto oltre potesse spingersi senza rischiare di farsi male.
Eravamo così, io e lei, sempre un passo indietro per paura di cadere.
<< A me? >> accennai una risata.
E poi esagerai, come sempre.
E la ferii, come mai.
<< Chi se ne frega Cher, fatti pure sbattere da chi vuoi. Non sono cazzi miei >>
Alzò una mano e la puntò contro il mio viso, ma riuscii a bloccare lo schiaffo appena prima che mi colpisse in viso.
<< Ammazzati, Mike. >>

*

<< Lo sai che non hai il diritto di essere arrabbiata con Cole? >>
Ero in macchina con Emma da poco più di dieci minuti, tutti trascorsi in silenzio, ognuno con la sua rabbia.
Dopo aver discusso col suo ragazzo per una buona mezz'ora, mi aveva praticamente pregata di accompagnarla a casa, troppo nervosa con lui per poter compiere il viaggio di ritorno assieme.
Ed io avevo accettato, un po' per dare fastidio a lui, un po' per accontentare lei e un po' perchè, a dirla tutta, anch'io non vedevo l'ora di scappare da quella festa.
Cheryl mi aveva fatto incazzare come mai prima d'ora, ma quella non era neppure la parte peggiore.
La cosa che davvero non potevo concepire era che, oltre alla rabbia, io provassi qualcos'altro.
Qualcosa che non avrei neppure saputo spiegare, ma che aveva contribuito a tirar fuori la parte peggiore di me.
<< Neppure tu, ma sei comunque incazzato con Cheryl >>
Alzai le spalle.
<< Touchè, mon amour >>
Scoppiò a ridere, il primo suono spontaneo che emetteva da quando avevano interrotto la nostra conversazione alla festa. 
<< Fai schifo in francese >>
Ridacchiai anch'io.
Paradossalmente, quel suo modo di fare riusciva a tamponare un po' la mia rabbia.
Perché Emma era un po' bambina e un po' donna, un po' spontanea e un po' sulle sue, un po' tenera e un po' stronza.
Ed un po' mi piaceva.
Anche se non avrei mai ammesso neppure quello.
<< So io come farti stare meglio >> le dissi quindi ad un tratto, mentre stavo quasi per svoltare verso casa sua.
Sbuffò.
<< No Mike, non verrò a letto con te >>
Risi, pensando quanto effettivamente il doppio senso era tipico di ogni mio discorso.
<< Stupida, non si tratta di sesso >>
<< E di cosa allora? >>
La guardai, una piccola parte di me che si aggrappava alla speranza che quella biondina potesse davvero migliorarmi la serata.
<< Tu dimmi solo sì >>
Sembrò pensarci su, ma il suo sorrisetto svelava già una risposta.
Ci posso lo sguardo su, beandomi di quella sua ennesima ipnotica curva.
<< Non mi fido di te >>
Ma, intanto, io avevo già fatto inversione.
<< Allora fidati del sorriso che hai quando ti guardo >>  
Non disse più nulla.
Com'era prevedibile, ogni allusione troppo audace la faceva ritrarre.
Eppure, seguendo la logica del chi tace acconsente, io continuai a guidare.
E continuai fino a quando, con voce squillante, quasi urlò: << Ma tu sei pazzo! >>
Risi, ma di gusto, come se tutta la rabbia potesse davvero esser messa da parte.
Ed era proprio quello che intendevo ore prime, quando avevo provato a riflettere su cosa effettivamente provassi.
Emma era totalizzante.
Ed io, mentre scendevo dalla macchina trascinandola a forza, non riuscivo a pensare ad altri che a lei.
<< Micheal Anderson, io non mi tatuerò mai! >>
Mi si parò davanti, l'espressione perentoria.
<< Avevi detto si! >>
<< L'avevi detto tu! >>
Risi ancora, ma stavolta lei rideva con me.
E l'atmosfera tesa di quando eravamo entrati in auto, adesso si era trasformata in un calore informale e quasi quotidiano.
Come se ci fossimo già vissuti abbastanza da poter avere quella complicità che sfoggiavamo così, senza alcuna sovrastruttura.
<< Perché, con tanti posti, proprio un negozio di tatuaggi? >> sbottò << Bastava una pizzeria, una pasticceria... >>
Fissai lo sguardo nel suo.
<< Ho pensato che alla vecchia Emma potesse piacere >>
Sollevò un sopracciglio: era stupita.
<< Si insomma, la Emma di cui mi hai parlato prima, quella spensierata e piena di vita... >>
Fu un gesto involontario, prenderle una mano tra le mie.
<< Ho pensato che a lei sarebbe piaciuta una scarica di adrenalina, una scelta da prendere senza pensarci troppo >>
Aveva uno sguardo che non avrei saputo decifrare.
Sembrava quasi commossa da quel ragionamento, come se avessi toccato una parte di lei a cui teneva davvero più di ogni altra.
<< Hai ragione... >> sussurrò.
Ma qualcosa nell'aria era cambiato.
La rabbia si era mutata in spensieratezza, ma ora anche quella stava svanendo.
Stava salendo la tensione.
E non certo in senso negativo.
I suoi occhi azzurri nei miei, le sue mani ancora strette alle mie.
E si, ero incazzato, deluso, ferito.
Avevo voglia di farla pagare a Cole e a Cher, lo volevo almeno quanto lo voleva lei.
Ma non per quello la baciai.
Mi baciò lei invece, si sporse verso di me in maniera timida e quasi impacciata, ma la passione che trovò da parte mia la fece sciogliere quasi subito.
Mi strinse le dita tra i capelli, il suo corpo che aderiva al mio in maniera sempre meno casta, le mie mani che le stringevano il sedere come avevo sognato di fare dalla prima volta che l'avevo vista.
Eravamo arrabbiati.
Cercavamo vendetta.
Ma ci volevamo anche...eccome se ci volevamo.
Quel bacio ne fu solo l'ennesima conferma.
E forse saremmo andati perfino oltre, perfino lí, in quel parcheggio, se solo il proprietario del negozio non fosse uscito a chiamarci.
<< Ehi ragazzi, dovete fare un tatoo o siete qui solo per limonare? >>
Scoppiammo a ridere, l'uno sulle labbra dell'altro.
<< Sei sicura allora? >> le dissi, allontanandomi in maniera impercettibile << Guarda che non si torna indietro >>
Annuí.
<< Lo so >>
Ed anche quello sembrò l'ennesimo doppio senso.

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