Epilogo

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Due settimane dopo

Ancora intrappolato in quel limbo tra il sonno e la realtà, iniziai pian piano a percepire qualcosa sfiorarmi il petto.
Mugugnai indistintamente, senza riuscire a capire bene di cosa si trattasse.
Udii quindi una risatina divertita, accompagnata da un tocco delicato sul viso: una carezza.
<< Che dici, vuoi svegliarti? >>
Scossi la testa per indicare il mio dissenso.
Cheryl rise ancora, stampandomi un bacio a stampo.
<< Sei carino quando dormi >> mormorò, passandomi una mano tra i capelli per scompigliarli.
Ed io, che ormai ero irrimediabilmente sveglio, sorrisi aprendo gli occhi.
<< Tu sei bella sempre >>
Arrossii, come ogni volta che mi lasciavo scappare qualche frase smielata come quella.
Erano passate due settimane da quando ero finalmente riuscito a dirle ciò che provavo, eppure non si era ancora abituata a quella nuova versione di noi.
Anzi, a dirla tutta anch'io facevo fatica a crederci, a non sentire più l'urgenza di stroncare ogni dolcezza sul nascere.
Stavo imparando a lasciarmi andare invece, a non cercare più scusanti per il mio desiderarla.
Quando avevo voglia di sentirla le telefonavo, quando volevo baciarla senza un motivo lo facevo.
E quella, dovevo ammetterlo, era la cosa più appagante del mondo, era la libertà che da sempre avevo cercato altrove e che invece, sotto sotto, risiedeva semplicemente nel poter essere me stesso senza paura.
<< Che vuoi fare oggi? >> domandò Cher, accarezzandomi il petto nudo con le dita.
I suoi genitori erano in viaggio e quindi avevamo passato gli ultimi tre giorni confinati tra il letto e il divano, per la mia gioia e in fondo anche per la sua.
<< Non lo so >> mormorai, fingendomi indeciso mentre le mie mani andavano già a posarsi sul suo sedere, la mia ossessione.
<< Potremmo rilassarci un po' >> insinuai poi, avvicinando il viso al suo seno scoperto.
Ma lei mi stroncò sul nascere, ridacchiando appena.
<< Mikey, negli ultimi giorni non abbiamo fatto altro! >> esclamò.
<< E sebbene non mi sia affatto dispiaciuto >> aggiunse poi, allungando la mano fino all'orlo dei miei boxer e facendomi eccitare al solo pensiero di ciò che avrebbe potuto farci.
<< Credo che dovremmo uscire di casa prima o poi >>
Ritirò subito la mano, rivolgendomi uno sguardo di vittoria.
Stronza.
Sbuffai, costretto a frenare i miei istinti sul nascere.
<< È così strano che io voglia fare sesso con la mia ragazza? >>
La sua espressione si straní, un sopracciglio arcuato per la sorpresa.
<< Hai detto ragazza? >>
Scossi la testa.
<< Oh andiamo, non pensavo ci fosse bisogno di una richiesta esplicita >> la buttai lì.
<< Sono praticamente due settimane che non facciamo altro che stare insieme >>
Lei sollevò le spalle. 
<< Certo che ce n'è bisogno! >> ridacchiò poi << Devo forse ricordarti che stavamo sempre insieme anche prima? >>
Effettivamente il suo discorso non faceva una piega.
Eppure la conoscevo bene e avevo capito che quello era solo l'ennesimo modo per farmi scoprire le carte: sapeva benissimo che la nostra era ormai una relazione a tutti gli effetti, ma le piaceva l'idea che fossi io a darle un tono ufficiale.
<< D'accordo >> mormorai allora, un po' per farla contenta e un po' perché era necessario chiarire il fatto che fosse ormai solo e soltanto mia.
<< Cheryl Alexandra Peters >> mi sentii un coglione anche solo a pronunciare il suo nome per intero, ma una volta in ballo tanto valeva iniziare a ballare.
Le presi le mani, lei che non riusciva a trattenere le risate.
<< Vuoi essere la mia ragazza? >>
Come prevedibile, scoppiò a ridere. 
E poi, con la sua finta aria noncurante, rispose: << Beh, non lo so...questo significa che non posso più scoparmi gli altri? >>
Per poco non la fulminai con lo sguardo.
<< Cher... >>
Sapevo che era tutto un gioco, eppure mi faceva incazzare anche solo l'idea che potesse pensare di stare con qualcuno che non fossi io.
La gelosia e la possessività che per mesi mi ero costretto a nascondere, iniziavano ora ad esplodermi dentro senza alcun ritengo.
Sorrise ancora, portando una mano ad accarezzarmi la guancia.
<< Ehi amore, guarda che stavo scherzando >>
Fosse stato un altro momento, probabilmente le avrei tenuto il muso.
Ma la dolcezza di quella parola mi fece sciogliere come un coglione.
<< Amore? >>
Si morse il labbro, imbarazzata.
<< Preferisci forse Mikey? >> provò poi a scherzarci su, giusto per non arrossire ancora.
<< No >> le sorrisi allora e non le diedi tempo di aggiungere altro, di pentirsi per quel soprannome così poco da noi.
<< Quindi amore, ora che abbiamo chiarito la nostra situazione, mi concedi questa scopata del buongiorno? >>
Avevo calcato apposta quella parola, consapevole che avrei provocato la sua risata e speranzoso in una risposta affermativa.
<< Non ancora >> mi frenò invece, ancora una volta.
Sbuffai nuovamente.
Adoravo parlare con lei ed affrontare quei nuovi discorsi, ma averla accanto coperta solo da un perizoma, sentire il suo seno schiacciato contro il mio petto e non averla ancora baciata non aiutava affatto a concentrarmi sul dialogo.
Soprattutto se se ne usciva con frasi tipo quella.
<< Devi parlare con Cole >>
<< Che? >>
Si allontanò da me, mettendosi a sedere e, conoscendomi fin troppo bene, si coprí il seno con il lenzuolo.
<< Sono due settimane che vi evitate Mike, non è normale >> constatò.
Aveva ragione, lo sapevo benissimo.
Dopo aver risolto con Cher mi ero concentrato così tanto su di lei da trasferire Cole in secondo piano.
Avevo fatto passare i giorni e, man mano, il coraggio di parlargli era venuto meno così come la sua voglia di starmi a sentire.
Per i corridoi di casa neppure ci guardavamo e i pasti  silenziosi, che consumavamo quando i nostri genitori non c'erano, erano diventati insopportabili.
<< Hai ragione >> annuii quindi.
<< Dopo pranzo andiamo da me e ci parlo, va bene? >>
Cheryl sorrise, perfettamente consapevole dell'ascendente che aveva sempre avuto e continuava ad avere su di me, ora anche più di prima.
Una volta che il discorso era finalmente giunto al termine, allungai una mano verso di lei, scostandole il lenzuolo con cui si stava coprendo e palpandole il seno senza troppa delicatezza.
Si lasciò sfuggire un gemito e quel segnale mi spinse a continuare, avvicinandomi fino a posizionarmi sopra di lei, mentre facevo scivolare le mani sempre più in basso.
Le baciai entrambi i seni, succhiandoli in più punti fino a vedere la pelle arrossarsi, scendendo poi verso il ventre.
Ero ormai quasi giunto alla meta quando mi prese la testa con le mani, spingendomi sempre più giù.
Era intraprendente, era sensuale, era qualsiasi cosa potessi desiderare.
Era il sesso migliore che avessi mai fatto e, adesso che tra noi le cose si erano fatte serie, la consapevolezza di non doverla più immaginare con altri era l'ennesimo elemento che contribuiva alla mia eccitazione.
Era mia.
Mie quelle mani che mi tiravano i capelli mentre la mia lingua le dava piacere, mie le gambe spalancate entro cui mi stavo perdendo, mia la voce che emetteva quei gemiti estasiati.
Era mia e questo mi faceva impazzire.
Alzai nuovamente la testa solo quando fu quasi al limite, deciso a regalarglielo in maniera differente.
Portai quindi le mani ai boxer abbassandoli con foga ma, proprio in quel momento, lei mi interruppe nuovamente.
<< Mike, un'altra cosa >>
<< Cazzo Cher >> imprecai, in preda ad un'eccitazione che difficilmente sarei riuscito a controllare ancora << Proprio adesso? >>
Lei sorrise divertita, esprimendo poi l'ennesima richiesta.
<< Devi dire a tua madre che stiamo insieme >>
Annuii, senza pensarci neppure, troppo preso da ciò che volevo disperatamente portare a termine.
<< Tutto quello che vuoi Cher, tutto >> le risposi, facendola ridere mentre, finalmente, mi prendeva il viso per baciarmi.

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