Non nel modo in cui un'anima
si accosta all'altra,
ma nel modo in cui se ne allontana,
riconosco la sua parentela e affinità con l'altra.Friedrich Nietzsche
Erano quasi le dieci ed io ero, come sempre, in ritardo.
Avevo passato la mattinata all'università, proprio come il giorno precedente, e poi il pomeriggio a cazzeggiare con Stephen tra PlayStation e profili instangram di ragazze a cui mi annoiavo di rispondere.
E così, senza che me ne accorgessi, era arrivato il momento di uscire di casa e di recarmi alla famosa festa di inizio semestre, quella che i laureandi organizzavano ogni anno e che stavolta avrebbe avuto luogo in spiaggia, considerando che ci trovavamo in California e che il nostro rapporto con l'oceano era quindi qualcosa di quasi viscerale.
Indeciso su cosa indossare, optai alla fine per una semplice t-shirt bianca a cui abbinai una giacca di jeans oversize, senza preoccuparmi troppo di aggiustare i miei capelli i quali, comunque, non sarei mai a riuscito a domare.
Neri e folti, si ergevano in un ciuffo scomposto che mi ricadeva sugli occhi e che, per quanto non mi impegnassi nel sistemarlo, risultava stranamente attraente agli occhi delle ragazze, perfettamente in accordo con gli occhi verdi con cui ero solito farle cadere ai miei piedi.
Piedi che, in quel momento, correvano verso la stanza di mio fratello cercando di fare il più in fretta possibile.
<< Cole muoviti, Steph ci aspetta in macchina >>
Alzai lo sguardo su di lui solo dopo aver allacciato la cintura, trovandolo stranamente seduto alla sua scrivania e per niente dell'umore di andare a far festa.
<< Che cazzo stai facendo, Bro? È tardi! >>
Lui sbuffò, rispondendomi senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo P.C.
<< Quello stronzo del professore mi ha assegnato una relazione per domani >> sbottò, molto più irritato di quanto era solito mostrare.
<< Che palle >> fu il mio piccato commento a caldo, mentre davo una sbirciata allo schermo e lo trovavo ancora completamente bianco.
<< Vedo che sei a buon punto però! >> lo presi quindi in giro, ricevendo in risposta uno pugno sul braccio.
<< Coglione, ho anche litigato con la mia ragazza per averle dato buca >>
Alzai gli occhi al cielo a sentir pronunciare ancora una volta quella cazzata.
Cole che aveva una ragazza era qualcosa di così assurdo che, perfino dopo tre mesi, continuavo a non volerci credere.
Del resto, nonostante fossimo eterozigoti e non ci somigliassimo praticamente in nulla, era pur sempre mio fratello gemello e, se c'era qualcuno nel mondo che lo conoscesse meglio di se stesso, quello ero proprio io.
E quindi sapevo che dietro quel viso d'angelo si celava in realtà un astuto seduttore, quasi più bravo di me per certi versi, la mia spalla con quelle che non ci stavano e il mio specchio quando si trattava di scambiarci consigli.
Cole era l'altra faccia della mia medaglia e nessuna ragazza, nessuna, avrebbe mai potuto rinchiuderlo in gabbia, proprio come nessuna avrebbe mai potuto farlo con me.
<< Ancora con questa storia della fidanzata? >> sbuffai quindi << Guarda che non ci crede nessuno >>
Lui, in tutta risposta, mi mostrò il dito medio.
<< Vedrai che, quando finalmente ti degnerai di volerla conoscere, cambierai idea. Lei è...>>
Ma non avrei scoperto come fosse.
Non quella sera almeno.
Mio fratello non riuscì infatti neppure a terminare la frase che il mio telefono squillò, regalandomi offese gratuite da parte di quel deficiente del mio migliore amico, irritato dal mio ritardo e pronto all'ennesima serata di conquiste.*
Arrivammo a festa già inoltrata, quando la spiaggia era ormai popolata da migliaia di studenti, tuti intenti a bere e a ballare a ritmo delle hit di quell'estate.
Afferrai subito una birra dalla cassetta e mi avviai verso un falò che era stato acceso poco più in là, sicuro di trovarvi la mia migliore amica.
Ed infatti Cheryl era lí, avvolta in un abito bianco troppo leggero per lasciare spazio all'immaginazione, i capelli rossi che sembravano tutt'uno con le fiamme.
<< Finalmente siete arrivati! >> esclamò euforica, abbracciando sia me che Steph con slancio.
Eravamo sempre stati noi tre, del resto: migliori amici dai tempi delle elementari, compagni di banco, di conquiste, di nottate e di bevute.
Ci eravamo conosciuti quando eravamo ancora troppo piccoli per sceglierci ma poi, con gli anni, avevamo riconfermato quella casualità ogni giorno, arrivando a diventare indispensabili l'uno per l'altro.
<< Mi piace questa giacca >> mormorò Cher al mio orecchio, portando intanto una mano a scompigliarmi i capelli mentre la mia andava, inevitabilmente, a strizzarle il sedere.
<< Io me ne vado, voi divertitevi! >> storse il naso Steph, da sempre contrario a qualsiasi cosa tra me e lei che andasse oltre l'amicizia.
Aveva infatti cercato fin da subito di tarparci le ali, deciso a tal punto che avevo creduto potesse provate qualcosa per Cher.
Ma in realtà con il tempo avevo capito che lo diceva soltanto per noi: non voleva che il nostro rapporto potesse finire a causa del sesso, non aveva fiducia nel poter andare a letto senza complicazioni, non con una persona che contasse così tanto nella propria vita.
E dovevo ammettere che, prima di provare con la rossa, neppure io ci avevo mai creduto.
Ma con lei era diverso, lo era sempre stato.
Con lei potevo essere me stesso al cento per cento e sapevo che, qualunque cosa fosse accaduta, sarebbe comunque rimasta la mia migliore amica.
<< Allora, com'è la festa? >> le domandai, continuando a tenerla stretta a me.
<< Mh, niente di che >> rispose lei, lasciandomi un leggero bacio sul collo prima di allontanarsi << Un cesso ha provato a rimorchiarmi ed io gli ho detto che sono lesbica >>
Ridacchiai scuotendo la testa: era sempre la solita.
<< Ti conviene trovare una tipa da limonare, allora! >> le consigliai, aggiungendo poi con tono malizioso << Se poi volete compagnia...>>
Lei scoppiò a ridere, dandomi poi uno schiaffo tra i capelli che somigliava più ad una carezza simulata.
<< Non ti basto già io? >>
Lanciai uno sguardo alla scollatura del suo vestito e al panorama visibile da lì, la curva tra i due seni sulla quale, troppe volte, mi ero perso.
Si, direi proprio che mi bastava.
<< Le faremo sapere >> le risposi però, tanto per prenderla in giro, meritandomi infatti un'offesa divertita mentre si allontanava, diretta chissà dove.
Ridacchiai per la sua reazione, riprendendo a bere la mia birra e immaginando che, se la serata non fosse stata abbastanza proficua, avrei comunque potuto trovarle una degna conclusione.
Mi guardai intorno alla ricerca di una possibile preda: la mora in costume me l'ero già fatta, idem quella che adesso parlava con Cheryl dall'altro lato del falò.
La rossa che ballava con Stephen invece non l'avevo mai vista.
O almeno, così pensai all'inizio.
A guardarla meglio infatti, aveva qualcosa di familiare, un'aria antipatica ed indifferente, la stessa che avevo visto di recente.
Ma certo!
Era la barista del Bijoux, la stronza che non aveva voluto darla al mio amico la sera in cui avevo conosciuto Emma.
E se la rossa era lì, questo significava che c'era anche lei, nascosta chissà dove.
Ma non ebbi neppure il tempo di pensarci troppo, che la sua voce mi sorprese alle spalle.
<< Mike >> esclamò il mio nome come se fosse una parola nuova, facendomi subito voltare.
Anche quella sera, come ogni volta, era troppo bella perchè potessi sopportare di guardarla e basta.
Indossava uno short di jeans e un top nero con lo scollo non troppo profondo, i capelli biondi che le ricadevano sulla schiena, i grandi occhi azzurri che mi fissavano con curiosità.
<< Come sai il mio nome? >>
Parve leggermente in difficoltà, iniziando a mordicchiarsi il labbro come suo solito.
<< L'ho sentito dire al ragazzo laggiù >> rispose, inventando palesemente.
Quando ci voltammo verso il ragazzo in questione infatti, lo trovammo fin troppo impegnato a baciarsi una tipa, steso con lei sulla sabbia.
Guardai quindi Emma e le sue guance che diventavano sempre più rosse, rivelando l'imbarazzo che provava.
Mi aveva cercato, non c'erano dubbi.
E questo non fece altro che aumentare il desiderio di provarci con lei, sempre più convinto che non le fossi davvero così indifferente.
<< Facciamo che, se vieni a fare una passeggiata con me, io fingo che tu non abbia appena fatto una figura di merda >> decisi quindi di cogliere l'occasione, regalandole uno dei miei sorrisi più seduttori.
Lei alzò gli occhi al cielo, ma si vedeva che tentava di nascondere il divertimento.
E poi, proprio quando ero pronto a ricevere l'ennesimo no...
<< Credo di non poter rifiutare >>*
<< Quindi vieni da San Francisco >>
Lei annuí, rubandomi l'ennesimo sorso di birra.
<< Ci siamo trasferiti qualche anno fa ed è stato un trauma >> spiegò << Insomma, qui è tutto molto carino, ma mi manca la mia grande città con le sue strade e la sua magia >>
Allungò in maniera nostalgica il braccio, indicando delle luci che si trovavano dall'altra parte della costa.
Casa sua era lí, visibile dalla spiaggia e dai suoi occhi lucidi.
<< Io non ci sono mai stato >>
<< Sei serio? >> si stupì << Abiti ad un'ora da quella meraviglia e non ci sei mai andato? >>
Sollevai le spalle.
<< I miei sono sempre occupati con lo chalet e non hanno molto tempo libero per viaggiare >> spiegai in breve, evitando di menzionare i problemi economici che avevamo dovuto affrontare negli anni precedenti.
Lei annuì e poi, come se fosse la cosa più normale del mondo, aggiunse: << Qualche volta ti ci porto io >>
Ridacchiai, tentando di non pensare a quanto l'avrei davvero voluto.
<< E portiamo anche il tuo ragazzo? >>
Emma scosse la testa rivelando un sorriso amaro.
<< Stasera mi ha dato buca, quel giorno farò lo stesso con lui >>
Non faceva una piega, eppure mi fece pensare a che tipo di rapporto i due avessero.
Insomma, chi avrebbe mai lasciato una ragazza come lei da sola ad una festa?
Io no di certo, soprattutto considerando che conoscevo bene il tipo di ragazzi che popolavano quelle feste.
Avevano, avevamo, una sola cosa in mente.
E certamente al suo ragazzo non avrebbe fatto piacere.
<< Ora faccio io una domanda a te >> esclamò, riprendendo quel gioco da dove avevamo cominciato.
Ci eravamo domandati le cose più comuni, da dove venissimo, cosa volessimo diventare un giorno, dove avremmo voluto viaggiare e con chi.
E avevo scoperto che, oltre ad essere troppo bella, era anche decisamente ironica, chiacchierona e divertente, con le sue facce buffe e le sue risate di gusto.
Prese un bel respiro, snocciolando poi la prossima domanda.
<< Perché sei qui con me a bere birra invece di rimorchiare? >>
Sorrisi involontariamente.
<< Perché voglio rimorchiare te >>
Sincero come non mai, puntai il mio sguardo nel suo avvicinandomi in maniera quasi impercettibile.
Avrà pure avuto un ragazzo, ma io lo vedevo il modo in cui guardava.
Lei mi voleva.
Mi voleva almeno quanto la volessi io.
<< Mike... >> mormorò in imbarazzo, mentre l'atmosfera attorno a noi, da allegra e rilassata, diventava sempre più maliziosa.
<< Dai Emma, basta fingere >> sussurrai, troppo vicino al suo viso per riuscire a trattenermi << Avrai anche un ragazzo, ma lo vedo che non ti sono indifferente >>
Scattò in piedi proprio quando fui ad un passo dal baciarla, lasciandomi ancora una volta a bocca asciutta.
<< Non lo sei per niente infatti >> ammise, visibilmente a disagio << Ecco perché ora è meglio che vada >>
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Emma
ChickLit'I wanna hold you when I'm not supposed to, when I'm lying close to someone else.' E allora non lo sapevo né potevo saperlo, ma io da quella ragazza non ne sarei più uscito. O meglio, sarebbe stata lei ad incastrarsi tra le mie costole, a togliermi...