I knew you were trouble

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Hi guys!
Oggi sono a Londra, ma comunque non mi sono dimenticata di voi!
Spero davvero che questo capitolo vi piaccia perché è molto importante ai fini della conclusione: troverete dei ricordi raccontati sempre dal punto di vista di Mike, sono contrassegnati da questo simbolo •
Vi aspetto nei commenti ⭐️⭐️⭐️

Il cuore ha le sue ragioni
che la ragione
non conosce.

Blaise Pascal

Mi piacerebbe poter dire che le parole di mia madre furono la soluzione ad ogni mio problema.
Mi piacerebbe poter descrivere il me stesso di allora come deciso, pronto a prendermi ciò che volevo, a fare a pezzi tutti gli ostacoli che avrei incontrato lungo il cammino.
Ma la verità è che, per quanto il suo discorso mi avesse aiutato a riflettere, neppure lì trovai le risposte che cercavo.
M'aveva messo in testa altre cose, altre emozioni che avevo seppellito, altre parole che avevo faticato a tenermi dentro.
Mia madre mi aveva presentato un punto di vista nuovo, una panoramica più matura e più adulta, ma anche di parte.
Adorava Cheryl e amava il Mike che io riuscivo ad essere insieme a lei mentre, a conti fatti, di Emma aveva visto solo il peggio.
Non poteva sapere di quello che avevo provato con lei, delle emozioni che mi aveva fatto scoprire.
Non aveva idea di cosa avesse significato il momento in cui, dopo un'interminabile periodo passato a girarle intorno, finalmente era stata mia.
Tenerla tra le braccia, sentirmi dire che, per qualche ragione, la sua scelta ero io.
Nessuno avrebbe mai capito quanto avessi investito in lei, quanto mi fossi fidato, lasciato andare.
Le avevo affidato tutto, i miei sentimenti e il mio orgoglio, le mie paure perché, come mi aveva detto proprio lei mesi prima: se ti fidi, ti affidi.
Le avevo dato tutto, ma me l'ero anche preso.
Le avevo portato via la correttezza e la coerenza che ora tentava disperatamente di recuperare, l'avevo sottratta ad una relazione che probabilmente l'avrebbe resa felice.
Eravamo stati un buon compromesso dopotutto.
Per quel mese scarso, avevamo funzionato bene.
E poi avevo dato concretezza alla mia paura più solita.
E poi, come sempre, avevo rovinato tutto.
Ma non perché avessi fatto sesso con Cheryl, non era quello il punto.
Il vero tradimento era stato capire che quello che credevo di provare non era così definito, così scontato.
Era il dubbio il mio vero modo di tradirla, il mettere in discussione una storia che aveva portato ad entrambi così tanto e che adesso ce ne stava facendo pagare il prezzo.
Sentii bussare alla porta della camera e non ebbi dubbi neppure per un secondo.
Cole non mi avrebbe mai cercato e i miei, vedendo che la porta non era chiusa a chiave, sarebbero entrati senza farsi troppi problemi.
<< Avanti >> mormorai quindi, sapendo che era finalmente arrivato il momento di giocare a carte scoperte.
Proprio come mi aveva detto lei mesi prima, quando per la prima volta mi aveva rivelato di provare qualcosa per me.

<< Oh vaffanculo, mi sono scocciata >>
Era il primo giorno dell'anno e noi ce ne stavamo sull'amaca del suo giardino, entrambi scombussolati dagli eventi della sera precedente.
<< Sono stanca di fare finta, di mascherare, di contenermi >> aveva sbottato.
<< Voglio dire la verità, giocare a carte scoperte >>

Entrò nella stanza ostentando un menefreghismo che non provava.
Aveva i capelli biondi raccolti in due trecce che la facevano sembrare più piccola, gli occhi azzurri senza un filo di trucco.
Era la stessa ragazza con cui avevo parlato per ore, quella che avevo desiderato, baciato, scopato.
Era la stessa, eppure era così diversa che quasi non riuscivo a riconoscerla.
Aveva un'aria fredda che non le si addiceva, che faceva a cazzotti con quel suo viso dolce.
<< Dove sei stato? >>
Non mi salutò neppure, ignorando qualsiasi tipo di convenevoli.
Puntai lo sguardo nel suo, cercando di sostenerlo nonostante non me lo meritassi.
<< A casa di Cheryl >>
Sorrise amara: se lo aspettava, lo sapeva.
E sapeva benissimo anche cos'era successo in quella stanza.
Non sapevo come, ma ero certo che i suoi occhi stessero già visualizzando quella scena.
Eppure me lo chiese comunque, mi lasciò fino all'ultimo il beneficio del dubbio.
<< A parlare o...? >>
Abbassai lo sguardo.
Non ebbi il coraggio di dirglielo guardandola negli occhi.
<< Abbiamo scopato >>
Ero un maledetto codardo e lo sapevo, ma in quel momento mi sentii così in colpa che, se avessi potuto, sarei scappato via.
Lei scosse la testa, ridacchiando.
<< Lo sapevo >> commentò.
<< L'ho sempre saputo, ma sono una cogliona e... >>
<< No >> la interruppi subito << Il coglione sono io >>
<< Oh, ci puoi giurare! >>
Aveva un tono così tranquillo che non sembrava neppure arrabbiata ma io, che ormai avevo imparato a conoscerla, sapevo che era solo una maschera.
Emma era profondamente diversa da Cher e così anche i loro modi di nascondersi.
Laddove Cheryl ostentava grida e parolacce per celare i sentimenti, Emma preferiva amalgamare la propria rabbia con la pacatezza e il dialogo.
Era un atteggiamento più maturo forse ma a io, che ero abituato a combattere contro graffi e morsi, quel suo modo di fare non sapevo proprio come fronteggiarlo.
<< Non è come pensi >>
Rise e stavolta ero certo che lo facesse solo per non scoppiare a piangere.
<< E allora com'è? >>
Gia Mike, com'è?
<< Cheryl mi ha detto che è innamorata di me >>
Non sapevo perché continuassi a raccontarlo a tutti.
Prima mia madre, poi Emma.
Era quasi come se quella frase dovesse essere la giustificazione di ogni mia cazzata, come se quella notizia così importante dovesse per forza sconvolgere ogni cosa.
<< Okay, e quindi? >> sbottò.
Per la seconda volta constatai che per chiunque, a parte me, quella dichiarazione non aveva proprio niente di sorprendente.
<< Anche Cole me lo ha detto, poco fa >> camminò verso di me, parandosi davanti alla mia espressione disillusa.
<< E sai cosa ho fatto io? >>
Lo hai baciato?
<< Gli ho detto che voglio stare con te >>
Mi sentii un coglione per l'ennesima, dolorosa, volta.
<< Mi ha detto che mi ama e io non c'ho scopato, Mike. Ti sembrerà strano, ma ci si può comportare anche così. >>
Mi guardava come non aveva mai fatto prima di quel momento, come se fosse la prima volta che riusciva a vedermi davvero.
E fu allora che capii, capimmo, che ai suoi occhi non ero più lo stesso, che quell'immagine che si era dipinta di me era soltanto ciò che aveva voluto cogliere.

EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora