Girlfriend

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Hola!
Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma questa è la mia prima sessione di esami e non ho ancora capito benissimo come organizzarmi con lo studio.
Vi prometto comunque che non vi lascerò più soli per tutto questo tempo!
Come state? Com'è andato il Natale? 🎄
In questo capitolo non succede moltissimo, però era necessario perché, dopo tutto quello che ha passato, anche Mikey si meritava qualche gioia ahahah
Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ps: quali sono i vostri propositi per il nuovo anno?

Il giorno dopo mi svegliai prima del solito, un pensiero fisso che non riuscivo a mettere a fuoco, ma che m'aveva tolto il sonno.
Mi stiracchiai e camminai svogliatamente verso la cucina per preparare il caffè, prima necessità quotidiana.
Avevo qualcosa nella testa, qualcosa che mi s'era incastrato tra gli emisferi cerebrali, qualcosa che mi faceva sorridere come un coglione, cancellava l'atteggiamento scazzato che ero solito sfoggiare di prima mattina.
Afferrai il cellulare distrattamente, scorrendo i messaggi ricevuti e scoprendo che tra mezz'ora Steph sarebbe passato a prendermi per andare insieme all'università.
E poi, tra una cazzata e l'altra, ecco che scorsi la sua chat.
Eccola.
Eccolo, il pensiero che non mi aveva fatto dormire.

Emma: Sei arrivato a casa?
Mike: Yep.

Emma: Tutto okay il tragitto?
Mike: Si, si.

Emma: Sei sempre così monosillabico?
Mike: Si...?

Emma: 😱
Mike: Che c'è?

Emma: Mi sa che devo proprio insegnarti tutto...
Mike: Tutto cosa?

Emma: Come essere un fidanzato perfetto.

Sorrisi involontariamente nel leggere quelle parole, ricreando la stessa identica espressione che avevo sfoggiato la sera precedente.

Mike: Hai detto fidanzato?
Emma: Beh....

E non l'avevo più risposta, addormentandomi come un coglione, con il cellulare tra le mani e il sorriso sulle labbra.
Forse fu per questo che quella mattina presi coraggio, facendo una cosa che in vita mia non avrei mai immaginato neppure di volere.
Una cosa che sanciva un cambiamento definitivo nella mia vita, un impegno che non sapevo se sarei stato capace di portare a termine, ma che volevo disperatamente provare.

Mike: Buongiorno, fidanzata

Cole entrò in cucina proprio in quel momento, costringendomi a chiudere la chat e abbandonare il telefono con lo schermo verso il tavolo.
Pensai subito che avrei dovuto cambiare il nome di Emma nella mia rubrica, provando intanto a salutarlo come se non avessi niente da nascondergli.
<< Come va, bro? >> esclamò, servendosi con il caffè che avevo preparato io.
<< Non male >> sorrisi, affondando il mio senso di colpa sul fondo della tazzina.
Amavo Cole e non avrei mai voluto fargli del male, nemmeno per sbaglio, nemmeno se fosse stato l'unico modo di essere felice.
Ma Emma aveva chiuso con lui prima ancora di sapere che provavo qualcosa per lei.
Certo, eravamo andati a letto quando ancora stavano insieme, ma in quel periodo tendevo a nascondermi questa parte della storia per essere certo che non fosse colpa mia se avevano rotto.
In quel periodo, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era lei.
E lei aveva scelto me.
Più di chiunque altro, di qualsiasi ragazza, più di Cheryl.
Emma avrebbe potuto tenersi Cole, ma aveva preferito me.
Non era colpa mia.

*

Seguire le lezioni accanto ad Emma, quel giorno, fu insieme un incubo e un sogno.
I professori spiegarono Fichte e Shelling, approfondirono Kant, introdussero Hegel, eppure io non riuscii mai a staccare gli occhi da lei, nemmeno per un secondo.
Prima si arricciava i capelli intorno ad un dito, poi mordicchiava la penna nervosamente, sbuffava annoiata, prendeva appunti, alzava la mano per dare sempre la risposta giusta, si voltava verso di me sorridendo, mi sussurrava che non vedeva l'ora di uscire da lì.
Ed io, che non prestavo attenzione neppure ad una delle parole che Mr Peters stava mettendo in fila, le tenevo una mano poggiata sulla coscia, accarezzandole con finta nonchalance il jeans, decisamente troppo ruvido e, soprattutto, d'ostacolo per il contatto che davvero cercavo con la sua pelle.
Domani metti una gonna, le scrissi infatti sul quaderno con tanto di faccina pervertita disegnata accanto, ricevendo in risposta una linguaccia e un cenno di dissenso.
Sapevo che l'avrebbe messa, eppure mi piacque quel suo decidere di non darmela subito vinta, proprio come aveva fatto la sera prima.
A dirla tutta, quel giorno presero a colpirmi cose di lei che prima non avevo neppure mai notato.
Come la spruzzata di lentiggini che aveva sul naso, la lieve asimmetria del sorriso, la piccola cicatrice sul mento.
Dettagli insignificanti forse, ma che contribuivano a delinearla, a rappresentare tutto ciò che in quel momento desideravo.
E avrei trascorso così quasi tutto il primo mese della nostra relazione, completamente assuefatto dalla sua bellezza e stupito dal fatto che potesse davvero volere me.
<< A che pensi? >> mi domandò curiosa, attenta a non farsi notare dal professore.
<< Non posso dirlo ad alta voce >> le risposi allora, facendola ridacchiare sommessamente.
La verità era che non riuscivo neppure a comprenderlo io, figuriamoci spiegarlo.
Mi sentivo strano, mi sentivo stupido.
Avevo voglia di starle vicino, ma più vicino di com'ero, di stringerla e baciarla, di entrare di nuovo dentro di lei, ma stavolta senza scappare via un minuto dopo.
Era tutto diverso quel giorno, ma non soltanto tra me e lei.
Ad essere diverso ero prima di tutto io.
<< Gli spogliatoi della squadra di football sono vuoti a quest'ora >> sussurrò poggiando una mano sulla mia, ancora sulla sua coscia.
<< Mi stai facendo una proposta indecente, Saint Claire? >>
E adorai il suo timido modo di annuire.

*
Dopo quel gesto, fortunatamente per me, di timido non ci fu più nulla.
E questa fu solo l'ennesima cosa che iniziai ad amare di Emma, quello che avevo già notato la prima volta che l'avevo sfiorata.
L'apparenza ingenua ed imbarazzata non esitava a lasciar spazio ad audacia e sensualità, un modo di muoversi e di toccarmi che mi faceva letteralmente perdere la testa.
Eravamo praticamente corsi nello spogliatoio appena terminata la lezione e, approfittando del fatto che gli allenamenti non sarebbero iniziati prima di due ore, ci stavamo finalmente lasciando andare.
<< È stata una tortura non poterti baciare per tutto il giorno >> sussurrò lasciando che le sue labbra mi accarezzassero prima il collo, poi il mento, fino ad arrivare alle labbra.
La baciai con un'irruenza che con lei non mi ero mai permesso di usare, spingendola verso il muro con l'urgenza di andare più a fondo.
Emma spinse il suo bacino contro il mio, strofinandosi contro un'erezione di cui sapeva di essere l'unica causa.
<< Non mi provocare, scricciolo >> le dissi, utilizzando quel nuovo soprannome che la fece sorridere.
<< Io non sto facendo nulla >> mormorò allora con un'aria fintamente innocente, mentre le sue piccole mani scendevano fino ad abbassare la zip dei miei Levi's.
Serrai le labbra, deglutendo profondamente.
Non sapevo fin dove avesse intenzione di spingersi, ma io ero già fin troppo eccitato.
E poi vidi la sua testolina bionda scivolare sempre più giù, baciandomi il ventre e liberando poi il mio membro dalla costrizione di quei dannati boxer.
<< Emma... >> soffiai allora, portando poi un braccio contro il muro per potermi sostenere mentre restavo completamente in balìa dei suoi movimenti.
E, mentre ansimavo in modo veramente poco equivocabile, con fatica riuscii finalmente a realizzare che tutto quello non sarebbe andato via, che avrei potuto averlo sempre, ogni volta che desideravo.
Perché quella che mi stava facendo godere in quel modo non era una qualsiasi tipa conosciuta in discoteca, una di quelle che non avrei più richiamato.
Era la mia ragazza.
Ed era una meraviglia.

EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora