My second first year

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"Non è un'arte il sedurre una donna,
ma lo è ben il trovare
una degna di essere sedotta."

Sören Kierkegaard

Un rumore assordante iniziò a perforarmi i timpani, abbastanza forte da svegliarmi e abbastanza fastidioso per farmi imprecare.
Afferrai quindi il telefono dal comodino in malo modo mentre, accanto a me, Cheryl mugugnava qualcosa di molto simile ad un lamento.
<< Chi cazzo è? >>
Dall'altra parte mi rispose una risata divertita che poteva appartenere soltanto ad una persona, la stessa che aveva condiviso con me nove mesi prendendo a calci quella povera donna che entrambi chiamavamo mamma.
<< Noto con piacere che sei di buon umore stamattina! >> esclamò infatti mio fratello, in vena di scherzare quando io invece avrei voluto soltanto prenderlo a calci.
<< Cole, ma che cazzo vuoi a quest'ora? >> sbottai infatti, ricevendo in risposta l'ennesimo lamento di Cher per aver alzato la voce.
Mi passai le mani sugli occhi, sfregandoli abbastanza da riuscire finalmente ad aprirli come si deve.
<< Bro, forse non sai che ore sono >> rispose ancora Cole, perfettamente tranquillo << Insomma, ti ho coperto con i nostri stanotte, ma non credo di poter fare molto all'università >>
E fu come se tutte le mie cellule si fossero d'improvviso risvegliate.
Che ore erano?
Allungai la mano ad afferrare la sveglia di Cher dalla scrivania, quella che la mia amica si era palesemente dimenticata di attivare.
8:45.
<< Oh cazzo! >>
Cole, lo stronzo, rise ancora, meritandosi in questo modo che gli attaccassi subito il telefono mentre scattavo a rivestirmi il più in fretta possibile.
Io e Cheryl avevamo passato la notte a divertirci e poi c'eravamo addormentati come due cretini, dimenticando che quel giorno sarebbe stato il primo della sessione e che non potevamo assolutamente mancare alle rispettive lezioni.
<< Cher, svegliati! >> le poggiai le mani sulla schiena, scuotendola abbastanza da richiamare la sua attenzione ed evitando di pensare a come l'avevo invece toccata fino a poche ore prima.
<< No dai, altri cinque minuti >> mormorò lei, rigirandosi nel letto fino a sdraiarsi a pancia all'aria.
<< No Cher, cinque minuti un cazzo! >> sbottai allora, infilando i pantaloni assieme ai boxer << Se non arrivo in orario ogni giorno, quello stronzo mi boccia di nuovo! >>  
Lei, in tutta risposta, mi lanciò un cuscino, tirandosi poi a sedere.
<< Tanto lo sappiamo tutti che sei il peggiore del corso, Anderson >> schioccò la lingua, lasciando appena intravedere un sorriso ironico.
La mia riposta fu, come sempre, dolce e rispettosa.
<< Vaffanculo, Cher >>
E poi, dopo che si fu alzata e mi ebbe dato le spalle per prendere dei vestiti puliti dall'armadio, aggiunsi.
<< La tua fortuna è che hai un bel culo, altrimenti non ti avrebbero neppure accettato all'università! >>
E quindi sorrisi, meritandomi un altro dannato cuscino in piena faccia.

*

Scazzato.
Ecco la prima parola con cui mi sarei descritto quella mattina.
Ma non l'unica: concorrevano infatti al primo posto anche assonnato, annoiato, irritato e tutta una serie di aggettivi che non credevo neppure di conoscere.
Fosse stata un'altra lezione avrei infatti preferito di gran lunga restarmene sdraiato con Cheryl, saltando l'università come fossi stato ancora un ragazzino al liceo.
Ma quella era la classe di filosofia greca del professor Peters ed io, che ero già stato bocciato due volte per troppe assenze e ritardi, non potevo più permettermi di sbagliare.
Dovevo passare quel dannato esame se volevo sperare di passare finalmente al secondo anno e, considerato che era uno degli esami più importanti dell'intero corso di studi, non avevo via di fuga se non quella di trascorrere ogni dannata mattina in quella classe a sentirlo blaterare sempre sulle stesse cose, quelle che avevo ormai già imparato a memoria per due volte di fila.
<< Ehi Anderson, ci siamo alzati con il piede sbagliato stamattina? >> mi domandò divertito lo stronzo non appena varcai la soglia dell'aula, il mio sguardo che doveva essere un'accurata panoramica dei miei pensieri.
Feci appello a tutto il mio autocontrollo per non urlargli contro, riuscendo invece a limitarmi ad un semplice << Buongiorno anche a lei, professor Peters >>
Lui accennò un sorriso ironico, facendo poi segno di andare a sedermi.
Avevo scelto la facoltà di Filosofia perché era l'unico corso di studi che non consistesse semplicemente nell'imparare e ripetere nozioni già prefabbricate.
Qui si trattava infatti di pensare, di porsi delle domande, scoprire ciò che gli altri avevano risposto e poi, alla luce di ciò, elaborare la propria idea.
Ed io, per quanto potessi dare l'impressione di essere un ragazzo senza troppe aspirazioni e voglia di fare - immagine che i miei comportamenti contribuivano a sottolineare - avevo trovato in quelle lezioni l'unico modo di poter mostrare una parte di me nascosta a tutti gli altri.
Il Mike serio, riflessivo, intelligente.
Il Mike che erano in pochissimi a conoscere e che lasciavo che le ragazze neppure intravedessero, troppo preso a desiderare altro da loro e non di certo un'affinità mentale.
Stavo quindi per scegliere a caso uno dei posti in ultima fila quando, come fosse stata un'illuminazione, ecco che la vidi.
Era proprio la biondina del bar, quella che mi aveva lasciato lì come uno stupido, eccitato e a mani vuote.
Era lei.
Emma.
Mi chiesi come fosse possibile che non l'avessi mai vista, ma la risposta non era chissà quanto difficile da azzardare.
Io avrei dovuto essere al secondo anno, se non fosse stato per quello stupido ultimo esame, mentre lei era sicuramente una nuova matricola alla sua prima sessione.
E quale modo migliore di darle il benvenuto se non quello di sedermi accanto a lei?
Era posizionata in modo da darmi le spalle e stava per stringere la mano alla ragazza alla sua destra così, senza farmi troppi problemi, entrai in scena proprio mentre stava per pronunciare il suo nome.
<< Emma >> esclamai << Lei si chiama Emma >>
La biondina si girò quindi a guardarmi, mentre la sua nuova conoscenza ridacchiava divertita, e mi riservò un'espressione fintamente esasperata.
<< Mi stai forse pedinando? >>
<< In realtà sei tu che hai invaso il mio territorio >> le risposi quindi a tono << Sono al secondo anno >>
<< E perché segui una lezione del primo allora? >>
Roteai gli occhi fino a condurre il suo sguardo verso quello stronzo di Peters, in piedi davanti alla cattedra e pronto ad iniziare la sua terza spiegazione - almeno per me - su Socrate.
Emma rise, sistemandosi intanto gli occhiali da vista sul naso.
Sembrava quasi impossibile ma dovevo ammettere che, per qualche strana ragione, quel look da studentessa modello la faceva apparire ancora più sexy di quanto fosse stata l'altra sera in discoteca.
Indossava infatti una camicetta azzurra leggermente sbottonata, gli occhiali dalla montatura circolare e il trucco così leggero da darle un'aria naturale e spontanea: era strano che mi attraesse, abituato com'ero alle ragazze super truccate e artificiose, eppure non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.
E non riuscii a farlo neppure durante la lezione, nonostante mi fossi prefissato più volte di prendere appunti e dimostrare a Peters di essere finalmente in grado di passare al prossimo corso.
Anzi ad un certo punto mi ritrovai perfino, come un emerito coglione, a scriverle sul quaderno.

Questo corso l'ho già seguito due volte.
Quindi, se ti servono ripetizioni, sai già a chi chiedere ;)

Emma mi guardò con le labbra arricciate dal disappunto.
<< Semmai potrei darle io a te, ma devi aspettare che passi l'esame. Al primo colpo, ovvio. >> schioccò poi ironica, facendomi ridacchiare per il suo riuscire a tenermi testa.
Fino a quel momento avevo incontrato una sola ragazza che riuscisse a rispondermi a tono e, non a caso, avevo deciso di tenermela stretta.
Ma Emma era diversa da Cheryl.
Dietro alle sue risposte piccate non c'era la voglia di zittirmi e mettermi al mio posto, quanto piuttosto qualcosa di leggermente più malizioso, nascosto dietro ad un velo di indifferenza.
O forse, questo era solo ciò che il mio cervello corrotto dal testosterone si illudeva di vedere.

*

La lezione terminò molto più velocemente del solito, forse perché avevo passato buona parte del tempo a fantastica sulla ragazza accanto a me, e in men che non si dica fui fuori dall'aula, pronto a raggiungere i miei amici nella caffetteria.
Ma, prima, avevo un'altra faccenda da sbrigare.
<< Domani sera i laureandi organizzano una festa sulla spiaggia per l'inizio della sessione >> informai Emma che camminava accanto a me, diretta verso non sapevo dove << Devi assolutamente venirci, sarà una figata >>
Lei sembrò pensarci su.
<< Se non sbaglio anche il mio ragazzo me ne aveva parlato >> ricordò << Frequenta il secondo, un po' come dovresti fare tu >>
Ridacchiò, divertita come sempre quando riusciva a prendermi in giro.
Incassai la battuta, portando poi un braccio a circondarle la vita e sussurrandole nell'orecchio: << Lui però non può seguire le lezioni con te >>
Quella tattica funzionava sempre: abbraccia una ragazza da dietro, sussurrale qualcosa e, tempo dieci secondi, sarà tua.
Oppure, nel caso si tratti di Emma, tempo cinque secondi e ti piazza una gomitata nello stomaco in maniera neanche troppo delicata.
<< Certo che sei stronza! >> imprecai, allontandomi da lei che era invece scoppiata a ridere.
<< E tu sei senza speranze, ragazzo senza nome >>
E solo in quel momento, mentre si allontanava, ricordai di non essermi ancora presentato.
<< Non lo vuoi sapere come mi chiamo? >> le urlai quindi dietro, godendomi intanto la visione del suo sedere perfettamente fasciato da quei Levis scuri.
Si voltò appena per rispondermi: l'ennesima frase impertinente, stavolta seguita da una lingua all'infuori.
<< Non mi interessa! >>

Hola!

Eccoci qui con il secondo capitolo in cui abbiamo intravisto un altro personaggio moooolto importante, Cheryl, e rivisto la nostra Emma, stavolta in versione secchiona.

Vi aspettavate una facoltà come filosofia per Mike e Emma?

E che cosa studia secondo voi Cher?

Nel prossimo capitolo conoscerete invece Cole, il fratello di Mike...non vedo l'ora!


Vi invito intanto, se la storia vi piace, a consigliarla/ votarla/ metterla nella vostra biblioteca...sarebbe davvero importante per me.

Un bacione

EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora