Love's a game, wanna play?

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Non c'è anima tanto debole
che non possa, ben guidata,
acquistare un assoluto
dominio delle sue passioni.

Cartesio

Quel lunedì mattina il suono della sveglia mi sembrò meno insopportabile del solito.
Aprii gli occhi lentamente, stiracchiandomi intanto ancora sotto le coperte.
Il solito alzabandiera mattutino era lí ad attendermi, ma quel giorno avevo altro a cui pensare, un diverso compito da portare a termine.
Eppure, il soggetto non era differente da quello a cui il mio amico lì sotto stava pensando.
Emma.
Già, sempre lei.
Ma stavolta in maniera diversa.
Dal sabato sera in discoteca avevo infatti acquisito una nuova consapevolezza, qualcosa che prima avevo solo potuto ipotizzare.
Il piano di Cheryl funzionava, funzionava davvero.
Era bastato evitarla per qualche giorno, fingere che non m'importasse, azzerare ogni tentativo di approccio.
Era bastato così poco per far cedere Emma, per vedere le sue difese abbassarsi nello sguardo che mi aveva lanciato mentre baciava mio fratello.
Lei mi voleva.
Mi voleva e aveva un pessimo modo di nasconderlo.
Ed ecco quindi che quel lunedì mattina mi ero alzato in piedi con un nuovo proposito, una sfida che ero più che deciso a vincere.
Dovevo farla cedere.
Smascherarla.
Mi sistemai il ciuffo di capelli all'indietro, costatando davanti allo specchio quanto figo fossi diventato.
Da ragazzino ero stato magrolino e un po' insicuro, ma la scuola superiore aveva contribuito a forgiare sia il mio carattere che la mia forma fisica.
Vantavo bei muscoli adesso, un corpo non troppo pompato ma neppure troppo asciutto, gli occhi color nocciola (lo stronzo di Cole aveva ereditato quello verdi di nostra madre), i capelli corvini e i denti resi perfetti da anni di apparecchio.
Nessuna avrebbe potuto resistermi.
E, del resto, nessuno lo aveva mai fatto.
Nessuna tranne lei.
Lei che mi aveva rifiutato in maniera mai troppo convincente e che poi si era quasi lasciata baciare, lei che usciva con mio fratello eppure aveva ammesso che non le fossi affatto indifferente.
Avrebbe ceduto.
Lo stava già facendo.
Come tutte le altre: non aveva nulla di speciale.
Quell'aria angelica che mi aveva tanto attratto inizialmente, adesso sembrava svanita in una nube di malizia contenuta, così come quel suo non considerarmi era adesso stato smascherato.
E continuavo si a desiderarla - anche perché, con la bellezza che si ritrovava, non avrei potuto evitarlo - ma in maniera diversa.
Adesso scoparmela era quasi passato in secondo piano rispetto allo smascherarla, al "salvare" mio fratello da chi lo avrebbe fatto soffrire.
Era la prima volta che provava ad impegnarsi: non si meritava una pronta a tradirlo con il suo stesso sangue.
Lo faccio per Cole.
Per Cole. E per la soddisfazione del vedere il suo viso deluso quando, dopo averla fatta cedere, l'avrei lasciata a bocca asciutta.
Potevo farcela, bastava solo continuare a seguire il piano di Cheryl e aspettare che la biondina facesse un passo falso.
Non c'era nulla che avrebbe potuto distogliermi dall'obiettivo, neppure l'ipnosi che il suo corpo sembrava esercitare su di me.
Del resto, potevo scoparmi chiunque.
Non avevo bisogno di lei.
E neanche Cole.
<< Ehi Bro, muoviti! >>
Come attirato dal rumore dei miei pensieri, mio fratello spalancò la porta della camera proprio in quel momento, trovandomi intento a fissare il mio riflesso in un'attenta analisi.
<< È tutto okay, Mike? >>
<< Oh si! >> esclamai frettoloso, fingendo di non stare pensando a come fottere la sua ragazza (in tutti i sensi).
Gli sorrisi, afferrando lo zaino dal pavimento dove lo avevo lanciato il giorno prima.
<< Stavo solo valutando quanto cazzo sono bello >>
<< Ma vaffanculo! >> rise allora lui, dandomi uno schiaffo neppure troppo leggero sulla nuca.
Finsi un dolore che non provavo, piegandomi sulle ginocchia agonizzante.
<< Sbrigati! >> mi intimò allora lui, a metà tra il divertimento e l'irritazione << Dobbiamo passare a prendere Emma >>
Al sentire il suo nome, mi rizzai subito in piedi e, mostrando una linguaccia a mio fratello, mi avviai verso la porta di casa.
Cole stava, molto inconsapevolmente, contribuendo alla riuscita del mio piano: più tempo passavo con lei, più avevo modo di stuzzicarla e dimostrare chi fosse davvero.
Chissà che mio fratello non se ne sarebbe accorto, prima o poi.
Speravo vivamente di no.

*

<< Oh cazzo! >> esclamò delicatamente Cole, inchiodando l'auto d'improvviso.
Emma, seduta nel sediolino posteriore, lo guardò stranita, mentre io mi lasciai andare ad un fine << Che minchia fai, bro? >>
Ed allora il mio tabacco-dipendente fratello, rivelò finalmente lo stupido motivo che lo aveva spinto a far quasi attivare gli air bag della macchina: aveva dimenticato di comprare le sigarette.
<< Tu sei un coglione >> decretai e fui quasi certo che la bionda ridacchiasse.
Portò poi una mano a toccargli la spalla e, con una voce così melensa che non avrei mai immaginato potesse appartenerle, propose: << Se vuoi vado a prendertele io, amore >>
Calcò così tanto quella parola che per poco non se ne sentí l'eco.
Lo stava facendo apposta?
Era ancora convinta che sbattermi in faccia la sua relazione potesse farmi qualche effetto?
Cole le lanciò un veloce sguardo, cosa che io avevo segretamente fatto per tutto il tragitto.
Quella mattina la ragazza aveva infatti deciso di indossare una gonna a pieghe decisamente troppo corta, perfettamente abbinata ad una camicetta di seta dai troppi bottoni lasciati fuori dalle asole.
Cazzo.
Era così sexy che me la sarei fatta anche lí, con mio fratello davanti e sugli scomodi sedili di quella vecchia auto.
E certamente Cole dovette pensare lo stesso, perché la sua immediata risposta fu: << Non preoccuparti tesoro, meglio che vada io. >>
Se Emma capí il reale motivo che stava dietro quella decisione, non lo mostrò per niente.
<< Ci metto un attimo >>
E così Cole chiuse la portiera, lasciandoci soli in quell'auto che era troppo piccola per contenere sia noi due che i miei ormoni.
Il mio sguardo cadde infatti ancora una volta sullo specchietto retrovisore che, dalla mia posizione, dava una vista perfetta sulle sue magre e lisce gambe.
Non dipendeva da me.
Potevo fingere che non mi attraesse, ma non potevo certo impedirmi di fantasticare sullo spalancare quelle gambe e...
<< Dovresti smetterla di fissarmi >>
Lo disse con un'aria vagamente soddisfatta, come se volesse sottolineare la sua piccola vittoria.
Ma non aveva idea di chi si fosse messa contro.
<< E tu dovresti smetterla di vestirti in quel modo >>
Non c'era malizia nella mia voce, solo una grande voglia di metterla in imbarazzo.
<< Stiamo andando all'università, non in uno strip club >>
Emma schiuse le labbra per dire qualcosa, ma poi si limitò a deglutire ed abbassare lo sguardo.
Colpita e affondata.
Non disse più niente per i due minuti successivi, riempendo l'aria del mio orgoglio.
Quelle parole non le pensavo davvero: vestita in quel modo era perfetta e non le avrei cambiato neppure un capello.
Ma questo, con la mia voce, lei non lo avrebbe mai sentito.
Considerando il silenzio che si era venuto a creare, ne approfittai per controllare i messaggi sul cellulare, pur senza perdere di vista il suo sguardo ferito che, dallo specchietto, evitava il mio.
Sorrisi involontariamente quando lessi il nome di Cheryl in cima alla lista.

Dobbiamo assolutamente riprovare quella cosa di ieri sera.
Quella con la lingua intendo...

Ridacchiai appena, ripensando a quanto il giorno precedente fosse stato interessante e piacevole.
E fu proprio per questo che non mi resi conto subito che i miei occhi non fossero stati gli unici a leggere quelle parole.
Mi voltai verso Emma, cogliendola in fragrante.
<< Cher è la ragazza rossa, giusto? >> domandò, come se avesse anche solo una ragione valida per farsi i fatti miei.
Annuii appena, fissando lo sguardo nel suo.
Che cosa vuoi da me?
<< E lei è...>> mormorò, insicura come non l'avevo mai vista.
E anche se capí dove voleva andare a parare, aspettai comunque che riuscisse a finire la frase, beandomi del suo imbarazzo.
<< ...Insomma, è la tua ragazza? >>
Avrei voluto poterle dire di sì, anche solo per ridere di fronte alla sua espressione, ma non volevo rendere le cose complicate per Cheryl, così optai per la più classica ed impertinente delle risposte.
<< E a te cosa cambia? >>
E non lo so cosa mi avrebbe risposto, se mai avrebbe trovato il coraggio di dirmi la verità già allora.
Non l'ho mai saputo, perché Cole decise di rientrare in macchina proprio in quel momento ed interrompere quella sottospecie di conversazione.
Ma, di quelle battutone, ce ne saremmo scambiate molte altre.
Il gioco era appena cominciato.

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