Diario di un seduttore

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Hola!
Come avrete notato dal titolo, in questo capitolo si fa allusione ad uno dei miei filosofi preferiti: Kierkegaard.
Dopotutto sia Emma che Mike studiano filosofia...prima o poi dovevate aspettarvi qualche filosofo! Ahahah

Spero che la storia vi stia piacendo, ma ho notato che i commenti scarseggiano un po', quindi vorrei davvero che mi diceste cosa ne pensate.

Inoltre voglio farvi una domanda: preferite un aggiornamento settimanale in un giorno fisso, oppure random come sto facendo adesso?

In ogni caso, buona lettura.

''Ad ogni donna
corrisponde un seduttore.
La sua felicità
sta nell'incontrarlo. ''

Kierkegaard

<< ...E alla fine me la sono scopata >> esclamò Cole divertito, bevendo l'ultimo sorso del suo smoothie mentre raccontava uno dei suoi aneddoti preferiti, risalente all'anno prima.
Kevin, il suo migliore amico, scoppiò a ridere insieme a Steph, entrambi fatti della stessa pasta.
Al mio fianco invece, una scettica Cheryl si soffiò accuratamente sulle unghie per far asciugare lo smalto bordeaux.
<< La tua ragazza sa di queste discutibili tecniche di approccio? >> gli domandò poi, piccata come sempre.
Cole si morse il labbro a disagio, facendo ridere anche me stavolta.
<< Beh, non credo sia proprio necessario...>> provò a dire, ma la rossa lo schernì subito.
<< Io dico di sì >> affermò infatti decisa, ridendo poi un attimo dopo.
Scossi la testa divertito, pensando a quanto quella ragazza fosse unica.
Era da quando la conoscevo che passava il suo tempo con noi maschi, ma continuava comunque a mantenere la sua innata femminilità, quel modo di fare da gran signora che si era con il tempo sposato alla capacità di comprendere le nostre menti perverse.
Pensava come un maschio, non si faceva troppi problemi e paranoie, non amava le storie serie e non aveva paura di dire quello che pensava in ogni situazione.
Eppure, allo stesso tempo, ci riportava con i piedi per terra quando diventavamo troppo superficiali, sapeva sempre quale fosse la cosa giusta da fare, riusciva a farci fare ciò che voleva senza che neppure ce ne rendessimo conto.
Pensava come un maschio, si, ma poi agiva come una donna.
Un connubio letale.
<< A proposito della mia ragazza >> esclamò poi Cole, dopo essersi ripreso dalla figura di merda << Domani sera andiamo tutti al Monster e ve la presento >>
Si voltò poi verso di me con aria minacciosa.
<< E tu non provare a dire di no! >>
Sbuffai, annoiato da quel discorso.
<< Bro, non capisco perché tu insista tanto >> allungai la mano verso Cher, rubandole la sigaretta che stringeva tra le dita e meritandomi per questo uno schiaffo sul braccio.
<< Insomma, sarà l'ennesimo nome nella tua lista, poi la lascerai perdere e lei mi tormenterà per sapere il perché >>
Steph ridacchiò di nuovo insieme a quel cretino di Kev, ma sapevano entrambi che avevo ragione.
Io e Cole avevamo due metodi di approccio diversi: io ero quello da una botta e via, non mi piaceva prendere in giro le tipe che mi facevo e, ancora di più, odiavo quelle che dopo la prima volta ti si appiccicavano addosso e credevano che vi sareste sposati a breve.
Lui invece glielo faceva credere, fingeva di essere interessato per qualche tempo e poi, non appena ne trovava una migliore, ecco che spariva.
E a quel punto quelle povere illuse venivano da me, il gemello che Cole aveva presentato loro perchè quella era la volta buona, supplicandomi di farlo ritornare sui propri passi.
Ma cosa avrei potuto fare per loro?
La verità era una sola: mio fratello era uno stronzo.
Ed io, che non ero troppo diverso da lui, mi ero stancato di essere parte di quei teatrini.
<< Stavolta è diverso >> provò a convincermi lui.
Si voltò verso il suo migliore amico, cercando supporto.
Ma lui sembrava super concentrato a mostrare a Stephen qualcosa sul proprio cellulare, decisamente troppo impegnato per accorrere in aiuto di mio fratello.
<< Kev! >>
<< Oh si >> esclamò quello, come sceso dalle nuvole << Questa gli piace davvero, sono già tre mesi! >>
Aspirai ancora una volta, lasciando che il fumo fuoriuscisse dalle narici.
<< Oh andiamo, magari ha ragione lui >> mi disse Cher, rubandomi - anzi, riprendendosi - la sigaretta << Dagli fiducia, che ti costa? >>
Puntai i miei occhi nei suoi, gli unici che erano mai riusciti a comprendermi in una vita intera.
Forse aveva ragione.
Magari, stavolta era diverso davvero.
<< E va bene >> annuii, solo vagamente irritato.
Cheryl sorrise, riprendendo poi a fumare, mentre Stephen e Kevin sembravano improvvisamente ricordarsi di noi.
<< Allora Mike, come va con la tipa del Bijoux? >> mi domandò il mio migliore amico, accendendo anche lui una Marlboro.
Ammiccai.
<< Le piaccio, ne sono sicuro >>
Cheryl alzò gli occhi al cielo.
<< Si, ma non gliela darà mai >> 
<< Per fortuna che ci sei tu allora >>
L'ennesimo schiaffo, ma ormai c'ero abituato.
Mi colpiva ancora più frequentemente di quanto mi baciasse. 
<< Prima o poi voi due vi sposerete >> commentò Cole, divertito di fronte a quella scenetta.
La rossa scoppiò a ridere.
<< Si >> schioccò << Poi il giorno dopo chiedo il divorzio e vado a chiudermi in convento >>
Risi anch'io, pensando a quanto fosse assurda quell'idea.
Lei era la mia migliore amica, la mia migliore scopata e la migliore in tantissime altre cose che mi riguardavano.
E non avrei mai rovinato tutto ciò, neanche se un giorno avessi capito di provare qualcosa per lei.
Io e Cher eravamo destinati, ma non in quel senso.
Non come gli altri si sarebbero aspettati.
<< Sarebbe uno spreco >> commentai quindi, sempre sulla sua stessa lunghezza d'onda << Sei troppo sexy per diventare monaca >>
Lei sorrise.
<< Finalmente dici qualcosa di sensato! >> 

*

Emma Saint Claire - anche conosciuta come la ragazza che prima o poi sarei riuscito a farmi - fece scattare la mano verso l'alto, sfiorandomi nel mentre.
Il professore doveva aver fatto una domanda ma io, che ero troppo concentrato sulla bionda accanto a me per prestare attenzione, non me n'ero minimamente accorto.
Dopotutto, quella non era la classe di Peters e potevo permettermi di riposare un po', soprattutto considerando che quella lezione - filosofia moderna - si svolgeva subito dopo la pausa pranzo, anche conosciuto come il perfetto momento per dormire.
<< Signorina Saint Claire >> le sorrise il professore, ricordando a memoria il suo cognome nonostante fossi certo che non ne conosceva nessun altro << Cosa vuole dirci su Kierkegaard? >>
Lei arrossì leggermente, come ogni volta che si trovava al centro dell'attenzione.
Era come se le piacesse e lo odiasse al contempo, un po' quello che credevo provasse nei miei riguardi.
<< Gli stadi dell'esistenza >> prese poi coraggio, iniziando a snocciolare quelle informazioni che avevo già ascoltato milioni di volte.
Eppure, pronunciate da lei, facevano tutt'altro effetto.
<< Kierkegaard crede che tali stadi siano tre, ciascuno caratterizzato da un diverso tipo di consapevolezza e di capacità relazionale.
Il primo stadio è quello del Don Giovanni >>
E, forse fu solo la mia immaginazione, ma mi sembrò che, allo spiegare quel concetto, il suo sguardo cadesse su di me.
<< Il Don Giovanni ha moltissime donne ma non ne ama nessuna, il suo unico scopo è quello di perseguire il proprio piacere >> il modo in cui scandí l'ultima parola fa immediatamente risvegliare qualcosa nei miei pantaloni.
Sentirla parlare di qualcosa di anche solo vagamente erotico mi metteva subito sull'attenti.
<< Lui vuole sempre qualcosa di nuovo, sempre qualcosa che lo stupisca e lo attiri, adora la caccia ma poi rifiuta la conquista, vive nella superficialità dei rapporti umani e...>>
La campanella suonò proprio in quel momento, interrompendo la lezione come se fossimo al liceo.
Il professore sorrise ad Emma, ringraziandola per quell'intervento così stimolante ed approfondito.
Probabilmente voleva portarsela a letto anche lui...e come biasimarlo.
Tutti iniziarono quindi a raccogliere le proprie cose e ad uscire dall'aula, ma lei restò invece seduta dov'era, gli occhi puntati non so dove e la testa persa tra le nuvole.
<< Parlavi di me? >> le dissi quindi, ora che eravamo rimasti solo noi due.
Lei sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance, scattando in piedi di fronte a me.
<< Che? >>
<< Il Don Giovanni >> mormorai, vagamente divertito << sono io? >>
Lei arricciò le labbra, quasi imbarazzata.
<< Tu pensi di esserlo? >>
Feci un passo nella sua direzione, ricevendo in risposta un suo indietreggiare.
<< Non ti hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda? >>
Alzò gli occhi al cielo.
<< Che cosa vuoi da me, Mike? >>
La domanda fatidica, quella che prima o poi tutte pronunciavano.
<< Te >> risposi quindi, come al solito.
Ma lei, invece di lanciarsi direttamente tra le mie braccia come facevano tutte, scoppiò a ridere.
Puntò un dito contro il mio petto, un'aria maliziosa che forse non aveva neppure intenzione di assumere.
<< Tu vuoi solo portarmi a letto >> sussurrò, troppo intelligente per lo standard a cui ero abituato.
Scossi la testa.
<< Ti sbagli >> le dissi allora, mentendo spudoratamente ma per una buona causa << Se volessi solo portarti a letto, non me ne starei fermo qui >>
Ed ecco che passavo al piano B.
<< Ma invece mi avvicinerei...>> camminai ancora nella sua direzione, poggiandole però una mano sul fianco per impedirle di scappare via << ...e tu non ti allontaneresti >>
Non diceva più niente, si limitava a fissarmi come un animale in trappola.
Ma un animale che, in quella trappola, ci voleva disperatamente stare.
<< E allora io... >> mi avvicinai ancora, sentendo che ad ogni passo qualcosa dentro di lei sembrava cedere.
Era la sua sicurezza.
La sua maschera da ragazza capace di controllare la propria passione.
<< Mike, io non posso... >>
La sua fedeltà.
<< Ssh >> le poggiai un dito sulle labbra, saggiandone la consistenza per la prima volta.
<< Tu non faresti niente >> le sussurrai all'orecchio, accarezzandone il lobo con la lingua.
La sentii sussultare.
Era il mio momento.
<< E allora io ti bacerei >>

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