Me emborracharé

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Tutto ciò che si fa per amore,
è sempre al di là
del bene e del male.

Friedrich Nietzsche

La freddezza del suo ultimo sguardo era stata così forte da convincermi che non c'era davvero più niente da fare.
E così avevo semplicemente seguito il suo volere.
Le avevo lanciato un ultimo sguardo, dipingendola ancora una volta nei miei occhi e poi, nascondendo la delusione, ero andato via.
Avevo scritto a Steph un messaggio di poche parole sul perchè avessi lasciato la festa, sicuro che avrebbe capito.
Dopotutto, per quanto avessi cercato di valutare ogni caso possibile, quello di non riuscire a convincerla non l'avevo mai messo in conto.
Avevo sempre saputo che sarebbe stato difficile.
Mi ero preparato alle sue parolacce, alle sue offese, forse perfino ai suoi pugni e i suoi schiaffi.
Ma poi, in qualsiasi scenario avessi immaginato, alla fine lei riusciva a guardarmi dentro come aveva sempre fatto e, con la dolcezza che le avevo visto indossare solo una volta, si lasciava finalmente andare.
Non avevo capito quanto radicata potesse essere la sua rabbia, quanto umiliante fosse stato per lei il nostro ultimo incontro.
Non avevo mai pensato che potessi essere scaduto ai suoi occhi, che le parole che le avevo detto a casa sua avessero potuto cancellare tutte quelle che invece lei aveva rivolto a me.
Eppure i suoi occhi non potevano mentirmi ed io, in quelle iridi, avevo intravisto uno spaventoso vuoto.
Me lo rigiravo tra i pensieri da più di un'ora, convinto che riviverlo fino alla nausea fosse l'unico vero modo per dimenticarlo.
Camminavo per strade che avevamo percorso insieme, prendendo a calci lattine da cui non mi avrebbe più rubato alcun sorso.
Era finito tutto, era finito davvero.
Ed era come in qualsiasi stupido romanzo rosa che si rispetti, quando i protagonisti non vogliono mettersi insieme per paura di rovinare la loro amicizia.
Noi non c'eravamo messi insieme, non c'eravamo neppure andati vicino, eppure eravamo comunque riusciti a mandare tutto a puttane.
Afferrai il cellulare dalla tasca, aprendo la galleria giusto per farmi più male.
L'orario in alto alla schermata catturò la mia attenzione.
00:35.
Era già passata la mezzanotte, era già arrivato quel cazzo di San Valentino.
Ed io lo festeggiavo così, appoggiato al muro di una via un po' buia, il dito che scorreva le immagini sullo schermo.
Non amavo molto le fotografie, ma Cheryl ne era così patita da costringermi ad immortalare praticamente tutto.
Nessuno di quegli scatti era particolarmente romantico, nessuno ci mostrava in situazioni compromettenti, ma questo non significava che facessero meno male.
C'eravamo noi che mangiavamo una pizza sulla spiaggia, lei che cucinava con indosso solo la mia maglietta, io che le schioccavo un bacio sulla guancia il giorno di Natale.
E poi un video, filmato da chissà chi, mentre ballavamo in discoteca, avvinghiati l'uno all'altra in maniera molto poco amichevole.
Ed un altro ancora, stavolta fatto da me, mentre lei studiava per un esame e io tentavo in tutti i modi di distrarla.
Sorrisi nel vedere quelle scene ma poi, con una tristezza che sapeva di rimpianto, pigiai il tasto cancella.
Lei, di me, non voleva saperne più niente.
Stavo per aprire un'altra cartella, quando la chiamata di Stephen arrivò.
<< Bro >> risposi subito << Senti mi dispiace per essermene andato via, ma io e Cher abbiamo scazzato e... >>
<< Bro tranquillo, ho letto il messaggio >> mi rassicurò.
La linea era perfettamente libera, niente musica che la disturbasse.
E pensai allora che fosse tornato a casa e mi stesse chiamando per consolarmi, per capire cosa fosse successo davvero.
Non m'aspettavo che la vera ragione fosse tutt'altra, che fosse lei.
<< Senti, sei a casa? >>
<< No, perchè? >>
Respirò rumorosamente, un po' esasperato da quella situazione.
<< Cheryl è ubriaca fradicia, l'abbiamo riportata a casa ma non vuole entrare >> spiegò.
<< Dice che, se non vieni a prenderla tu, si mette ad urlare.
Ed io non voglio fare l'ennesima figura di merda i signori Peters >>
Ridacchiai, ma involontariamente.
Da ubriaca sapeva essere ancora più testarda che da sobria e, purtroppo, io ne sapevo qualcosa.
Allo stesso tempo però, per quanto l'idea di lei che dettava legge mi facesse sorridere, odiavo l'idea che si fosse ridotta in quel modo per colpa mia.
Ecco perchè, nonostante meno di due ore prima mi avesse esplicitamente detto di starle lontano, il minimo che potevo fare era disobbedirle.
Ecco perchè, senza pensarci più di qualche secondo, subito acconsentii.
<< Sto arrivando >>

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