Capitolo tre – Cautela
Dopo la partenza di Harry, Rawson Street era diventata una via dalla quale Emma tentava a tutti i costi di tenersi lontana: non voleva posare gli occhi su quell'edificio grigio nel quale aveva passato innumerevoli ore, tra le lenzuola azzurre che l'avevano accolta la prima volta e le braccia che invece non l'avrebbero più stretta. Non voleva e non poteva sottoporsi a quel genere di tortura.
Aveva impiegato diverso tempo ad accettare l'idea di passare davanti a casa Styles, magari senza alzare lo sguardo e stringendo i pugni, magari con il respiro strozzato in gola. Voleva riscattare l'immagine che aveva di sé e che doveva conservare, quindi era disposta a soffrire un po' di più per poterne ricavare beneficio. In fondo, i ricordi la tormentavano ovunque lei fosse.
Era un pomeriggio anonimo ed immerso nella quiete, quando per la prima volta non si accorse nemmeno di trovarsi in Rawson Street, di passaggio per raggiungere Tianna in un negozio. Provò un profondo senso di liberazione e di fierezza per se stessa nel capire di aver finalmente conseguito il suo obiettivo.
Così, anche quel sabato mattina di fine Agosto, i suoi passi erano decisi sull'asfalto del marciapiede ed il suo viso mostrava alterità e sicurezza. Dopo tutti quegli anni non sapeva se Harry abitasse ancora in quell'appartamento con il padre, ma era decisa a fare un tentativo: due giorni prima l'aveva ignorato senza nemmeno scusarsi, quindi temeva che lui potesse covare nei suoi confronti una buona dose di risentimento, se il suo orgoglio non era mutato. Aveva pensato di chiamarlo e di ricambiare l'invito, ma non si fidava: se doveva basarsi sulle conoscenze passate della sua indole, era facile che Harry decidesse di non rispondere al telefono o di ingannarla per ripagarla con la stessa moneta solo per riscattarsi.
Sospirò a lungo e si sistemò il leggero golfino color ocra, prima di avvicinarsi al citofono: tra i vari nomi cercò quello che le interessava e lo trovò con un vago senso di sollievo. Il suo era un terno al lotto, dato che vi erano una decina di possibilità alle quali poter andare incontro: Harry avrebbe potuto essersi trasferito altrove, avrebbe potuto essere ripartito o uscito, lasciando solo il padre ad occupare gli scarsi metri quadri. Avrebbe potuto non volerle parlare. O avrebbe potuto essere lì, cambiato ed imprevedibile.
Premuto il pulsante, aspettò qualsiasi cosa le fosse destinata.
«Chi è?» Gracchiò la voce metallica, dopo un minuto buono.
Lei increspò le labbra in un sorriso spontaneo e si dondolò sulle punte dei piedi. «Sono Emma» rispose.
Era lui.
Il silenzio che seguì il breve scambio di battute enfatizzava l'attesa, ma non durò a lungo. Dopo qualche istante, infatti, Emma udì il rumore dato dal riposizionamento della cornetta del citofono e lo scattare della serratura del cancello d'entrata: non era stata rifiutata - almeno non ancora - ed in un certo senso ne era stupita.
Camminò lentamente lungo il breve vialetto, guardandosi intorno per riconoscere qualcosa di già visto e per scoprire ciò che invece le era nuovo, e proseguì lungo le scale scandendo nella mente i propri respiri: doveva ancora interpretare la strana e blanda agitazione che aveva iniziato ad affacciarsi nella sua integrità, ma credeva fosse dovuta esclusivamente all'ignoto verso il quale stava avanzando. Lei ed Harry non potevano essere definiti altrimenti, in circostanze simili: quasi fossero un esperimento, nessuno aveva il coraggio di scommettere su ciò che avrebbero potuto creare nel frangente del nuovo rapporto che li univa, sempre se così era possibile chiamarlo.
Lo trovò appoggiato allo stipite della porta. Le braccia nude incrociate al petto e lo sguardo basso, concentrato: indossava un paio di blue jeans consumati ed una t-shirt completamente bianca, di una leggera trasparenza. I capelli erano legati bonariamente in una piccola coda, lasciando libero il suo viso ancora assonnato: nonostante fossero le undici passate, gli occhi gonfi rivelavano che probabilmente si era appena svegliato.
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High hopes
RomanceSequel della storia "Little girl". Estratto: "«Respiri, quando sei con lui?» Lo ami? «Non azzardarti ad usare contro di me le mie stesse parole», lo ammonì Emma, facendo aderire un po' di più la sua schiena alla parete fredda. Stringeva i pugni per...