Capitolo nove - Dimostrare

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Capitolo nove - Dimostrare


Emma aveva indossato un abito in cotone leggero, di un azzurro pastello interrotto da fantasie floreali bianche: con le maniche a tre quarti e lo scollo dritto che le lasciava scoperte le spalle, aderiva al suo corpo sin sotto al seno, per poi ammorbidirsi in una gonna più ampia e non molto lunga. Era stata coraggiosa nel non portarsi alcuna giacca, convinta che il clima sarebbe stato clemente, ma se ne era presto pentita.

Dopo aver mostrato un documento all'uomo della Security che intralciava la porta a vetri d'ingresso, Emma entrò all'interno del Keller, un pub in pieno centro di Bradford: nonostante fossero solo le dieci di sera, era colmo di persone e molto caotico. Tutti i tavoli in legno erano occupati e ricchi di frastuono, parzialmente nascosto dalla musica suonata da un gruppo al fondo del locale. Le luci erano soffuse, calde.

«Hun, cazzo, dovevi arrivare prima!» Esordì qualcuno alla sua destra, afferrandole un braccio e porgendole senza esitazioni un bicchiere mezzo pieno. «A quest'ora saresti stata già ubriaca» continuò Louis, baciandole velocemente una guancia e stordendola con quell'accozzaglia di gesti e parole.

«Sai com'è, alcune persone lavorano» lo prese in giro, annusando con un sorriso quella che sembrava Vodka liscia e bevendone un sorso. Era riuscita a finire prima il turno di baby-sitting alle bambine e aveva fatto di tutto per arrivare ad un orario decente alla festa di Zayn. Ventisette anni si compiono una volta sola.

Louis finse una risata, con la voce stridula e gli occhi già brilli. «Dov'è Aaron?» Gli chiese, anticipando qualsiasi frase piccata avesse avuto intenzione di pronunciare.

Lui si voltò e si guardò intorno, alzandosi sulle punte dei piedi, poi tornò a guardarla e si strinse nelle spalle. «Da qualche parte» rispose soltanto. «Ma adesso muovi il culo, devi salutare il festeggiato.»

Emma si lasciò trascinare via, con il polso destro bloccato dalla mano del suo amico e con il bicchiere in precario equilibrio: riconobbe diverse persone, vecchi amici di sua sorella e di Zayn o semplicemente coetanei che le era capitato di intravedere per le strade di Bradford, salutò velocemente qualcuno e si nascose da qualcun altro.

Zayn era seduto intorno ad un tavolo, con Melanie sulle sue ginocchia ed un largo sorriso ad illuminargli il volto allegro: stava ascoltando attentamente le parole di uno degli invitati, ma appena la vide, si scusò e le si avvicinò con spensieratezza. Indossava una camicia bianca, con le maniche arrotolate fino al gomito, ed un paio di pantaloni neri che slanciavano ancora di più la sua figura.

«Che onore...» la prese in giro bonariamente.

«Non rompere» rispose lei, divertita. «E tanti auguri» continuò, sporgendosi per baciargli entrambe le guance e passargli una mano tra i capelli, in un piccolo dispetto. Lui alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

«Miles?» Domandò Melanie, salutandola con una leggera carezza sul braccio e frizionandosi i capelli mossi: era meravigliosa. Il tubino di un rosso acceso evidenziava ogni curva del suo corpo snello, mettendo in risalto la sua carnagione lattea e la lucentezza azzurra dei suoi occhi.

«Sarà qui a momenti» spiegò Emma. «Era stato invitato anche ad una cena di lavoro, ma a quest'ora dovrebbe essere quasi finita.»

«Ah, eccoti!» Li interruppe qualcuno, attirando l'attenzione su di sé. «Ti sto cercando da un quarto d'ora.» Aaron sospirò e lasciò un veloce bacio sulle labbra di Louis, che sorridevano finalmente soddisfatte: le sue iridi nere e vivaci assumevano sempre una certa espressione quando riuscivano a posarsi su quelle nelle quali erano abituate a specchiarsi, come se potessero trovarci un costante sollievo.

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