Capitolo sedici - La mia ragazzina
Un nuovo messaggio: ore 14.25
Da: Harry
"Alle 4 pm al mio appartamento?"
Per diversi minuti era rimasta bloccata ad un bivio: rispondere con una sviolinata sulla sua prolungata assenza dal mondo dei vivi avrebbe significato esporsi, dimostrare quanto si fosse indispettita per qualcosa che lei stessa aveva chiesto. Rispondere positivamente, con la promessa di incontrarlo, sarebbe stato troppo accomodante: non voleva lasciargli credere di poter comparire e scomparire senza alcun problema – e di nuovo, nonostante fosse stata lei a chiedere una lontananza momentanea – soprattutto perché non era sicura che lui, testardo ed egoista come pochi, avesse semplicemente abbandonato i propri intenti per una richiesta. E per ben cinque giorni.
Fu tentata di non rispondere, in modo da evitare il problema e dimostrarsi in qualche modo troppo impegnata per potergli dedicare delle attenzioni.
Fallì clamorosamente.
Messaggio inviato: ore 15.07
A: Harry
"Perché?"
Una domanda neutra: non troppo interessata, non troppo disinteressata.
Patetica.
Un nuovo messaggio: ore 15.10
Da: Harry
"Perché no?"
Emma sbuffò come una bambina capricciosa, affondando il viso nel cuscino fresco e reprimendo un verso stizzito.
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Harry l'aspettava sulla porta, con indosso un maglioncino grigio smesso e macchiato di bianco, abbinato casualmente ad un paio di shorts da pallacanestro. Aveva una sigaretta mezza consumata tra le labbra, che gli faceva assottigliare gli occhi mentre inspirava a lungo, ed i capelli legati in una crocchia alta e disordinata.
Quando Emma gli fu davanti, non si trattenne dal sospirare, alzando un sopracciglio.
«Sei in ritardo» la salutò lui facendosi da parte per farla passare, mentre sul suo viso compariva un ghigno appena accennato.
Lei si morse il labbro inferiore ed evitò di guardarlo, arricciando il naso nel percepire un pungente odore di vernice fresca. «Stai pitturando?» Domandò, sbirciando tutto intorno.
«No, è un nuovo profumo per ambienti» la prese in giro con un sorriso, chiudendo la porta e camminandole affianco.
Emma si voltò indispettita giusto in tempo, colpendogli il braccio con un pugno poco convinto. «Smettila di essere così simpatico, potrei non riuscire a smettere di ridere» lo canzonò, rivolgendogli una impercettibile smorfia che non poteva vedere, dato che lo stava seguendo in quello che ricordava sarebbe diventato un piccolo salotto.
«O potresti innamorarti di me» la corresse con noncuranza, dedicandole uno sguardo provocatorio ed inumidendosi le labbra nello spegnere la sigaretta in un bicchiere di plastica, con poche dita d'acqua, appoggiato sul davanzale della finestra socchiusa.
Emma scacciò lo strano effetto di quelle parole, soprattutto per non dargli una soddisfazione. «Le tue battute scadenti non hanno il fascino che credi» precisò.

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High hopes
RomanceSequel della storia "Little girl". Estratto: "«Respiri, quando sei con lui?» Lo ami? «Non azzardarti ad usare contro di me le mie stesse parole», lo ammonì Emma, facendo aderire un po' di più la sua schiena alla parete fredda. Stringeva i pugni per...