Capitolo cinque - Fotografia
La superficie della sua scrivania era stata trasformata in un mosaico di fotografie, incastrate secondo un filo logico, ma comunque apparentemente disordinate: illuminate dalla fioca luce proveniente dall'esterno, si offrivano ad Emma come sprazzi di vita catturati contro la propria volontà.
Era sabato sei Settembre, il giorno della mostra d'arte che l'avrebbe vista come co-protagonista. La sua sarebbe stata un'esposizione introspettiva, dedita ad illustrarla indirettamente: nessuna delle sue fotografie la ritraeva, perché erano state studiate appositamente per lasciarla sottintesa, per raccontarla tramite altre immagini. Non sapeva se sarebbe stata apprezzata, compresa o guardata con una smorfia di insoddisfazione, ma era impaziente ed elettrizzata al pensiero di scoprirlo.
Sospirando sonoramente, Emma si abbandonò contro lo schienale della sedia girevole. Si sentiva vagamente in colpa per non aver concesso alla sua famiglia di visitare la mostra: non che se ne vergognasse, ma essendo la prima esperienza simile, temeva che una reazione negativa da parte del pubblico potesse incrinare la sua sicurezza ancora di più, se di fronte alle persone alle quali più teneva. Preferiva affrontare da sola quella sfida contro la quale si stava dirigendo.
Cercando una piccola fuga dai propri pensieri e tentando di smorzare la tensione, afferrò il telefono e curiosò in varie cartelle, controllò Facebook e si divertì con qualche gioco imbranato per Android: infine decise di scrivere a Pete, che quella sera non avrebbe potuto raggiungerla per problemi con il lavoro. Aprì la cartella dei messaggi e, cercando la conversazione che le serviva, i suoi occhi si posarono su quella con qualcun altro, risalente ormai ad una settimana prima: "Forse non sei cambiata così tanto" c'era scritto, come a ricordarle quella verità.
Non aveva risposto ad Harry, perché non voleva dargli ragione: era inevitabile che una parte di sé fosse rimasta la stessa, immutabile perché quanto di più vicino poteva esserci alla sua essenza. Se mille piccoli frammenti si erano smussati e trasformati, durante quegli anni, qualcosa era rimasto illeso e si era rinforzato: le doleva ammetterlo, eppure Harry aveva conosciuto proprio quella parte, arrivando a comprenderla più di chiunque altro e a poterla riconoscere anche se travestita da ventidue cicli di stagioni ed un corpo maturato.
Pensandoci bene ed osservando le fotografie sulla propria scrivania, si accorse di non esser riuscita a catturare nessun istante che potesse essere un degno rappresentante della Emma immutabile che era ancora così forte: nessun particolare era soddisfacente, nessun colore abbastanza intenso. E fu allora che capì che forse, per una volta, avrebbe dovuto lasciare che qualcun altro contribuisse alla sua descrizione, con una visione esterna ma intima, sincera e semplice.
Aprì il secondo cassetto della scrivania e accarezzò un vecchio quaderno di ricordi, come indecisa sul da farsi, poi lo scostò e chiuse gli occhi quando percepì sotto le proprie dita il vetro della cornice che stava cercando. Ne percorse i bordi e gli spigoli, la figura che racchiudeva e che lei poteva ricostruire senza alcun problema nella propria mente.
Subito dopo, con una nuova determinazione a farle da incoraggiamento, cercò il numero di Seth ed avviò la chiamata, sperando che non fosse troppo tardi.
«Seth, so che la mostra è tra meno di quattro ore e che sei più impegnato di me, ma ho un favore da chiederti.»
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Miles continuava a camminare avanti ed indietro, giocherellando con il primo bottone della camicia bianca che indossava, incastrandolo nell'asola solo per poi cambiare idea e liberarlo. Aveva tagliato di poco i capelli biondo cenere ed era di un'eleganza fine, nei pantaloni neri che fasciavano accuratamente le sue gambe magre e nelle scarpe lucide comprate appositamente per l'occasione: le iridi di pece vagavano nervose su ogni oggetto della piccola stanza nella quale si trovava con Emma. L'arredamento era spoglio, essenziale.
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High hopes
RomanceSequel della storia "Little girl". Estratto: "«Respiri, quando sei con lui?» Lo ami? «Non azzardarti ad usare contro di me le mie stesse parole», lo ammonì Emma, facendo aderire un po' di più la sua schiena alla parete fredda. Stringeva i pugni per...