Capitolo ventiquattro - Rotta
Quel pomeriggio Emma costrinse Pete e Nikole ad incontrarla a casa di quest'ultima: li aveva caldamente invitati a rimandare qualsiasi impegno, in modo da concederle una valvola di sfogo. Non riusciva a trovare pace, ad attenuare le emozioni che continuavano a farle fremere le mani e ad incresparle le labbra in un sorriso costante: aveva bisogno di parlare con qualcuno del fuoco che le ardeva dentro, della notte appena trascorsa e delle sensazioni che ne aveva ricavato.
Come una bambina estasiata.
Fu Pete ad aprirle la porta, infagottato in una sciarpa in lana ed in un maglione sformato, che cadeva morbido sui pantaloni neri ed aderenti. «Il giorno che arriverai in orario, ti darò un bacio in bocca. Con la lingua» la salutò, alzando un sopracciglio con sufficienza: aveva le guance arrossate ed i capelli spettinati, la voce nasale a storpiare il suo solito stoicismo.
«Ci conto» ribatté Emma, sorridendo per il raffreddore che lo rendeva più irritabile del solito. «Sai? Sei carino quando stai male» aggiunse, seguendolo in casa e lasciando la porta a chiudersi alle proprie spalle.
«Gliel'ho detto anche io: è così tenero, con quel nasino rosso» esordì Nikole, comparendo dal corridoio che portava alle altre stanze: il volto finalmente più sereno, anche se solo in apparenza. «Ho anche provato a coccolarlo un po', ma è peggio di una donna mestruata» scherzò subito dopo, baciando l'amica su una guancia mentre Pete si sdraiava stancamente sul divano del piccolo salotto, grugnendo qualcosa.
«Pensa quando va a letto con qualcuno» le confidò Emma all'orecchio, sicura che le sue parole fossero udibili anche a distanza. «Come farà?» Domandò con divertimento, togliendosi la giacca ed avvicinandosi a lui.
«Giusto» esclamò Nikole, assumendo un'espressione pensierosa. «Insomma, in occasioni del genere dovrai pur farti toccare. Sai...»
«Piantala» la interruppe Pete, con il viso nascosto in uno dei cuscini del divano.
«Come funziona, esattamente, quando sei un caso sociopatico?» Riprese lei, con sincero interesse. «Voglio dire, hai dei limiti? Del...»
«Vuoi smettere di dire stronzate?» Sbottò lui nuovamente, stavolta lanciandole il cuscino.
Emma rise di gusto, mentre Nikole sbuffava allegra: i capelli corvini erano raccolti in una coda disordinata, alla quale sfuggivano ciocche indisciplinate.
«A proposito, com'è andato l'appuntamento con quella ragazza?» Gli domandò, ricordandosi all'improvviso di quel particolare: ovviamente lui non ne aveva parlato, tenendo fede alla propria riservatezza, ed ovviamente lei si sentiva in dovere di indagare.
Pete trattenne uno starnuto, ma non si mosse per guardarla negli occhi. «Bene» borbottò.
«Solo bene?»
«Solo bene.»
«Nient'altro?»
«Cos'altro vorresti sapere?»
Nikole intervenne, sedendosi ai piedi del divano. «Sei proprio un maschio.»
«Andiamo, non puoi essere così apatico» commentò Emma, accarezzandogli la schiena e dandogli un pizzicotto.
Lui sospirò sonoramente e si mise a sedere, solo per impedirle di infastidirlo ancora. «Non sono apatico, è solo che non ho voglia di confidare i miei piccoli segreti sbrilluccicanti di arcobaleni alle mie amichette del cuore» esclamò, con il tono irreprensibile a contrastare con l'evidente ironia delle sue parole.
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High hopes
RomanceSequel della storia "Little girl". Estratto: "«Respiri, quando sei con lui?» Lo ami? «Non azzardarti ad usare contro di me le mie stesse parole», lo ammonì Emma, facendo aderire un po' di più la sua schiena alla parete fredda. Stringeva i pugni per...